Se per Arsène Wenger ormai sembrano scorrere i titoli di coda – anche se personalmente resto molto cauto, perché il rinnovo biennale è sul tavolo – il futuro di tanti giocatori dell’Arsenal resta avvolto dall’incertezza; quasi inconsapevolmente, i Gunners potrebbero dare il via ad un’autentica rivoluzione in estate e vedere il proprio contingente tecnico stravolto.
Dico inconsapevolmente perché tanti componenti della rosa attuale sono entrati negli ultimi diciotto mesi di contratto, data fatidica per decidere se prolungare l’accordo o sanzionare la cessione immediata ed evitare così il rischio di non guadagnare un soldo.
Ovviamente si parla quasi esclusivamente di Mesut Özil e Alexis Sánchez, tuttavia anche altri membri della squadra come Jack Wilshere, Alex Oxlade-Chamberlain, Aaron Ramsey, Kieran Gibbs, Carl Jenkinson, Yaya Sanogo e pure i veterani Santi Cazorla e Per Mertesacker – entrambi freschi di rinnovo – saranno liberi di trovarsi un nuovo Club nell’estate 2018.
Se per qualcuno l’addio sembra inevitabile e nessuno si strapperà i capelli – Yaya Sanogo e Carl Jenkinson, ad esempio – per altri la situazione è molto più delicata perché, pur non essendo considerati indispensabili, garantiscono un corretto turnover e completano la rosa in maniera accettabile.
Arrivare ad un anno e mezzo dalla scadenza dei contratti vuol dire lasciare il proverbiale coltello dalla parte del manico ai giocatori stessi, che si trovano nella posizione ideale per negoziare contratti più lauti, pena la richiesta di cessione: se l’Arsenal fosse una squadra vincente o per lo meno desse l’impressione di poter competere davvero per i maggiori trofei, questi giocatori vorrebbero certamente continuare a farne parte – anche guadagnando meno e giocando meno – mentre nella situazione attuale possono in qualche modo “ricattare” il Club, che rischia di ritrovarsi a vendere la metà dei giocatori a disposizione per non perderli a parametro zero.
Se presi individualmente, nessuno dei giocatori elencati sopra sarebbe una perdita irrecuperabile – ad eccezione di un manipolo di nomi – ma nell’insieme costringerebbero il Club a dover investire pesantemente sul mercato per rifondare la squadra, strapagando ogni singolo giocatore per via dell’emergenza creatasi e non potendo contare su grandi entrate da parte delle cessioni, visto che più si avvicina la scadenza del contratto e più scende la valutazione di un giocatore.
Senza dimenticare il punto di vista di un potenziale nuovo allenatore, che s’insedierebbe sapendo di dover decidere del futuro immediato della metà dei giocatori a disposizione e perderebbe così tempo e denaro preziosi per rinnovare la squadra, oltre a rischiare pesanti tensioni nello spogliatoio, qualora più giocatori dovessero andare a fine contratto.
Tra la necessità di trovare un manager che possa raccogliere il testimone da Arsène Wenger, provare ad accontentarne le richieste in fase di mercato e cercare di trattenere due fuoriclasse come Mesut Özil e Alexis Sánchez, la dirigenza dell’Arsenal si ritroverebbe in una situazione assai delicata, dovendo lavorare su tre fronti molto caldi; in questo contesto, le trattative per i rinnovi di giocatori considerati “minori” non avrebbero la priorità che i calciatori stessi – e sicuramente i loro agenti – si aspettano, con tutte le complicazioni e frustrazioni del caso.
L’ennesima dimostrazione della scarsa lungimiranza del gruppo dirigente di casa Arsenal, ragione per la quale il Club rischia seriamente di precipitare in un baratro simile – se non peggiore – a quello in cui si è ritrovato il Manchester United dopo l’addio di Sir Alex Ferguson.
In questo contesto, la figura di Arsène Wenger – oggi il capro espiatorio della maggioranza dei tifosi – assumerà contorni ben diversi; fino ad oggi Stan Kroenke e compagnia sono stati ben contenti di lasciargli l’intera gestione della parte calcistica del Club, così da liberarsi da incombenze fastidiose e azzerare il rischio di attirarsi critiche da parte dei tifosi; una volta partito lui, tutte le lacune di una dirigenza incapace, avida e incompetente verranno irrimediabilmente a galla e non ci sarà nessun parafulmine per proteggerli dalla tempesta di accuse e rimproveri che li travolgerà.
Se il calcio non torna ad essere il centro d’interesse della dirigenza, ci aspettano tempi bui.