
Stasera allo stadio Gander Green Lane saranno in cinquemila a credere nell’impresa – al netto dei 750 tifosi dell’Arsenal che sono riusciti ad ottenere un biglietto – e saranno ancora di più i “tifosi neutrali” che, comodamente seduti davanti alla tv, vorranno assistere all’impossibile: la vittoria del piccolo Sutton United contro il grande Arsenal.
Non bastasse la buccia di banana rappresentata dal piccolo Sutton United, il sorteggio ha voluto che la vincente fosse accoppiata con il Lincoln City, altra squadra semi-professionistica issatasi a quote troppo alte; non ci fosse di mezzo l’Arsenal, si potrebbe considerare che la strada per la semifinale a Wembley è più che spianata.
Purtroppo per noi, se c’è una squadra al mondo – non solo in Inghilterra – che può offrirsi ai libri di storia per il peggiore dei motivi, quella è l’Arsenal.
In passato abbiamo visto squadre come Wigan, Milwall, Ipswich Town, Luton, Peterborough, Walsall, Bradford, Wrexham e York City entrare nella leggenda per aver eliminato i Gunners dalla FA Cup o dalla coppa di lega, tuttavia farsi eliminare dal Sutton United – quinta divisione – rappresenterebbe un nuovo traguardo per Arsène Wenger e i suoi uomini.
Stasera avremo tutto di perdere, tutto: la reputazione, la migliore possibilità di giocarsi un trofeo a fine stagione, i pochi tifosi che ancora sostengono stoicamente la squadra, il manager (anche se questo sarebbe un bene, secondo tanti), la fiducia dei giocatori e, di conseguenza, tutta la stagione.
La coppa di Lega è andata, la Champions League pure e il campionato ci vede a dieci punti di distanza dal Chelsea capolista, invischiati nella lotta per restare tra le prime quattro e con all’orizzonte una difficile trasferta ad Anfield, quindi la FA Cup resta l’unico trofeo per il quale possiamo competere.
Quale modo troveranno i nostri amati Gunners per riuscire nell’impresa?
Da giorni non si parla d’altro che del temutissimo campo sintetico super-veloce del Sutton United, che cancellerebbe d’un sol colpo il chiaro vantaggio tecnico in favore dell’Arsenal; la vicenda mi ricorda molto quella che ha visto protagonisti la stampa italiana e Giovanni Trapattoni, alla vigilia della gara inaugurale del mondiale 2002 tra Italia e Ecuador: all’epoca, lo spauracchio si chiamava Ulíses de la Cruz, un terzinaccio improvvisamente diventato più forte di Cafú e Carlos Alberto, mentre oggi l’avversario da temere è un banale campo sintetico.
Nonostante il freddo realismo del manager del Sutton United (l’Arsenal al completo può seppellirci di gol), in tanti si preoccupano dello spogliatoio piccolo, dell’agonismo della squadra, dei giovani promettenti lasciati liberi dall’Arsenal e messi sotto contratto dal Sutton United, pronti a vendicarsi; con tutto il rispetto, non sono Jebb, Eastmond, Deacon e Monakana a levarmi il sonno e nemmeno le docce fredde o le panche degli spogliatoi che cadono a pezzi.
Quando gioca l’Arsenal, a farmi paura è sempre e solo l’Arsenal.
Chiunque scenda in campo stasera e qualsiasi siano le scelte di Arsène Wenger, al Gander Green Lane undici giocatori di Premier League – molti dei quali nazionali per i rispettivi paesi – dovranno giocare la partita della vita, oppure rischieranno di entrare nella leggenda dei più grandi fallimenti sportivi della storia dell’Arsenal, d’Inghilterra e d’Europa – se non del mondo intero.
A voi, Gunners.