2-10

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Due risultati, quello dell’Allianz Arena e quello di ieri sera, davvero impietosi.
Un due a dieci globale che segna un nuovo record negativo per il calcio britannico in Europa, mai nessun Club era stato eliminato con uno scarto così grande.

Un risultato da PlayStation, quando il tuo avversario è particolarmente scarso oppure hai scelto un livello di difficoltà DAVVERO troppo basso.
Un’eliminazione, l’ennesima, agli ottavi di finale di Champions League che è resa ancor più amara dall’inspiegabile crollo psico-fisico di una squadra apparsa davvero allo sbando – da cima a fondo.
I cori contro Arsène Wenger – pochi, a dire il vero, come i manifestanti che hanno sfilato tra Highbury e l’Emirates Stadium prima del calcio d’inizio – e quelli contro Stan Kroenke hanno fatto da cornice all’ennesima serata da dimenticare, l’ennesima eliminazione europea e all’ennesima prova che questo Club non è in misura di giocarsela con le grandi d’Europa.
A fare rabbia è il modo in cui queste due sconfitte sono maturate, perché i due parziali di 1-5 sono frutto di una serie imperdonabile di errori da parte dei giocatori dell’Arsenal, più che di un autentico dominio del Bayern Monaco.
Per i primi quarantacinque minuti, all’andata come al ritorno, l’Arsenal e il Bayern Monaco si sono affrontate ad armi pari: all’Allianz Arena abbiamo sofferto gli arrembaggi dei padroni di casa ma abbiamo serrato le fila e difeso stringendo i denti – come ampiamente previsto; nessuna squadra può andare all’Allianz Arena e dominare, quindi abbiamo fatto la partita che dovevamo e siamo riusciti ad andare negli spogliatoi con un ottimo 1-1, senza dimenticare la mezza occasione capitata a Mesut Özil e sventata da Neuer.
Ieri sera, abbiamo pressato e attaccato il Bayern Monaco dal primo minuto con una formazione audace e veloce, riuscendo ad andare in vantaggio e sprecando qualche buona occasione per chiudere la prima frazione sul 2-0.
Poi, il crollo.
All’andata Laurent Koscielny, infortunato, lascia il posto a Gabriel e improvvisamente perdiamo lucidità, gambe e coesione, regalando di fatto quattro gol e la qualificazione.
Al ritorno Laurent Koscielny viene espulso in maniera ingiusta, il Bayern pareggia su rigore e – come all’andata – la squadra molla gli ormeggi: altri gol regalati, praterie per i contropiede dei bavaresi e una seconda cinquina consecutiva.
Nessuno si aspettava un Arsenal in grado di ribaltare il risultato dell’andata e raggiungere una qualificazione inimmaginabile, la maggior parte dei tifosi avrebbe solamente voluto vedere quella determinazione, quell’orgoglio che ultimamente sono venuti visibilmente meno; per 45 minuti, l’Arsenal è stato all’altezza delle aspettative e ha regalato una delle migliori prestazioni della stagione, seconda solo ai primi 45 minuti della vittoria per 3-0 contro il Chelsea.
Poi, con un uomo in meno e la qualificazione definitivamente persa, anziché optare per una strategia più attendista, rallentare i ritmi e provare a portare a casa almeno un risultato positivo, i Gunners si sono lanciati alla disperata ricerca di una vittoria a quel punto improbabile, se non impossibile.
Come il Don Chisciotte di Cervantes, Arsène Wenger ha spinto i propri Sancho Panza a combattere quei mulini a vento inattaccabili e spietati, sicuramente consapevole del probabile esito della contesa; ha spostato Granit Xhaka in difesa, pur di non inserire un difensore supplementare, e anziché limitare i danni ha inserito Mesut Özil and Lucas Pérez, finendo per avere una squadra troppo sbilanciata in avanti e quindi esposta al contropiede bavarese.
Risultato, Douglas Costa e Vidal – due volte – hanno approfittato della situazione e hanno reso il risultato finale indigesto.
Qualche tempo fa sicuramente avrei sostenuto il romanticismo di questa scelta tattica, tanto scellerata quanto ardita, ma oggi c’è bisogno di una bella dose di realismo e ho l’impressione che questi giocatori abbiano bisogno di meno libertà di pensiero e più direttive chiare e semplici.
Il tempo dell’autodeterminazione è finito, il tempo del calcio filosofico di Arsène Wenger è rimasto vittima del successo degli Invincibles, che ci hanno fatto credere che qualsiasi giocatore potesse, grazie alla libertà concessagli in campo, arrivare al proprio massimo potenziale e sublimare allo stesso tempo le dinamiche di tutta la squadra.
Da allora, e da quel gruppo di calciatori incredibili, Arsène Wenger ha voluto credere che anche Philippe Senderos, Johan Djourou, Alex Song, Lukas Podolski, Emmanuel Éboué e tanti altri giocatori francamente mediocri potessero diventare dei fuoriclasse.
Un pensiero nobile, un tentativo che andava fatto ma che ha inevitabilmente fallito, anno dopo anno.
Anziché voltare pagina, Arsène Wenger ha insistito oltre ogni ragionevolezza.
Oltre alle colpe del manager, tuttavia, anche i giocatori devono guardarsi allo specchio perché gli errori commessi sono talmente grossolani da non poter essere più giustificati da una scelta tattica dell’allenatore: perdere palla davanti alla propria area di rigore, sprecare occasioni da gol più che limpide, dimenticarsi di fare una diagonale o sbagliare il tempo di un contrasto non hanno nulla a che vedere con le direttive di Arsène Wenger ma pesano sulle spalle dei giocatori scesi in campo – che non hanno nemmeno più la scusante di essere esordienti alle prime armi, come qualche stagione fa.
Oggi quegli errori sono commessi da Shkodran Mustafi, Nacho Monreal, Olivier Giroud, Alexis Sánchez e non più da Denilson o Nicklas Bendtner.
Mai come oggi, il pericolo di far deragliare la stagione è concreto: la corsa per la qualificazione alla prossima Champions League è apertissima, in FA Cup ci attende il Lincoln City ed eventualmente una semifinale contro Spurs, Manchester City, Chelsea o Manchester United e la squadra è a corto di fiducia e risultati.
Quale sarà la reazione?

3 pensieri su “2-10

  1. Sicuramente non ha sviluppato una grande carriera post Arsenal. Però se lo ha acquistato il Barca vuol dire che \”qualcosina\” valeva. Purtroppo per lui con Busquets, Xavi, Iniesta …..anche Fabregas non ha avuto tanta gloria.

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  2. Ottime le verticalizzazioni, un po' meno la copertura della difesa…per chi di lavoro avrebbe dovuto recuperare palloni e riciclarli, non ha fatto abbastanza e il resto della sua carriera ne ha dimostrato i limiti. Ammetto di essermi sbagliato nei suoi confronti, ero sicuro che sarebbe diventato un grande giocatore ma non è stato il caso. Preferisco uno come Xhaka, a patto che Wenger smetta di chiedergli di giocare troppo avanzato

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  3. Alex Song fin quando ha giocato nell'Arsenal non era poi così male (ricordo delle bellissime verticalizzazioni per Van Persie trasformate da quest'ultimo in gol), anzi quel Alex Song è certamente molto superiore a chi gioca adesso sulla nostra mediana.

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