“We cannot sign permanently. We can only loan players. Only loan players.”
Apriti cielo.
Quando Unai Emery ha pronunciato queste parole, quattro giorni fa, si è scatenato l’inferno.
Il tecnico spagnolo è stato fin troppo diretto nella risposta alla domanda di uno dei cronisti in sala stampa e ha confermato che l’Arsenal non può comprare giocatori ma può solo chiederli in prestito.
“Non abbiamo più soldi!” è stato il primo pensiero che ha attraversato la mente dei tifosi, accompagnato da un sentimento di rabbia e disillusione, soprattutto verso Stan Kroenke e la KSE, società statunitense che controlla il Club.
Com’è possibile che il sesto Club più ricco al mondo si sia ridotto a dover ammettere pubblicamente di non poter comprare nemmeno un giocatore?
Perchè uno degli uomini più ricchi del pianeta non investe nemmeno una sterlina per rendere la squadra più competitiva?

La classifica piange (ancora di più dopo la sconfitta col West Ham) e nessuno sembra voler muovere un dito per migliorare la situazione: perchè?
Per quanto capisca e condivida almeno in parte la collera nei confronti di Stan Kroenke, non credo che la KSE sia responsabile della situazione attuale, che ha origini ben più vecchie.
Senza voler puntare necessariamente il dito contro le persone, mi pare evidente che il nostro ex Amministratore Delegato e il nostro ex Manager abbiano delle responsabilità ben più grandi per la situazione nella quale ci troviamo oggi.
Se entrambi avessero fatto il proprio lavoro in maniera decorosa – Ivan Gazidis ancor più di Arsène Wenger – oggi non ci troveremmo con un monte ingaggi sproporzionato e una lunga lista di trentenni che guadagnano tanto, producono poco e sono impossibili da rivendere; non ci troveremmo con Aaron Ramsey e Danny Welbeck che lasceranno il Club a parametro zero pur essendo all’apice delle proprie carriere, anagraficamente parlando; non ci troveremmo con un problema da 350’000 sterline a settimana che si chiama Mesut Özil.
Sforzandomi molto, posso anche capire che vedere Stan Kroenke che non investe nemmeno un soldo dei suoi – unico proprietario dell’intera Premier League a fare ciò – mentre i Glazers, Abramovich e i Mansour spendono senza battere ciglio possa fare arrabbiare, tuttavia i soldi l’Arsenal li ha avuti (e tanti) ma li ha spesi malissimo.
Giusto per dare un minimo di prospettiva, abbiamo speso 40 milioni per Alexis Sánchez e lo abbiamo scambiato alla pari con Henrikh Mkhitaryan, cui abbiamo dato un contratto più alto rispetto al cileno, per il quale abbiamo anche rifiutato 60 milioni di sterline, messi sul piatto dal Manchester City l’estate scorsa; abbiamo speso 14 milioni per Lucas Pérez, rivenduto due anni dopo per 3; abbiamo speso 15 milioni per Gabriel, rivenduto a 11; abbiamo speso 15 milioni per Débuchy, ceduto a parametro zero; abbiamo speso 20 milioni per Danny Welbeck, che se ne andrà a parametro zero; abbiamo speso 15 milioni per Lukas Podolski, ceduto poi al Galatasaray per 2 milioni e mezzo.
E questi sono solo alcuni esempi, potremmo anche soffermarci sulla partenza a parametro zero di Jack Wilshere e i prezzi di saldo applicati a Cesc Fábregas, Robin van Persie o Wojciech Szczesny.
In sei stagioni abbiamo incassato appena 173 milioni dalle cessioni di oltre venti giocatori, poco meno di quanto incassato dal Liverpool la stagione scorsa con le cessioni di Coutinho, Sakho, Leiva e qualche altro giocatore di secondo piano.
Nonostante gli incassi piuttosto striminziti, abbiamo comunque investito pesantemente sul mercato e pagato cifre esorbitanti per giocatori mediocri (Shkodran Mustafi su tutti, pagato 41 milioni) ed elargito stipendi principeschi a giocatori di dubbia qualità: per quanto lo stipendio di Mesut Özil sia per certi versi scandaloso, trovo molto meno giustificato dare 120’000 sterline la settimana a Sead Kolašinac o 180’000 a Henrikh Mkhitaryan, in proporzione.
Al netto della discontinuità di rendimento, almeno Mesut Özil ha le qualità per cambiare una partita con due giocate, mentre i due di cui sopra sono al massimo dei buoni comprimari con qualche lampo di classe e intuizione.
Per tornare al punto iniziale, possiamo prendercela quanto vogliamo con Silent Stan per la sua distanza geografica e mediatica ma la struttura da lui creata per garantire un futuro roseo al nostro Club è inattaccabile; Sven Mislintat, la superstar degli osservatori, e Raúl Sanllehi, figura di spicco della dirigenza del Barcellona, sono due tasselli fondamentali per il Club, tanto quanto lo sarebbero due giocatori di spicco; la loro professionalità, il loro carisma e la loro reputazione di permetteranno di ripulire il caos lasciato da Ivan Gazidis e Arsène Wenger e aggiustare il tiro per quanto riguarda le cessioni e generare quindi i fondi necessari per costruire una squadra competitiva.
In fin dei conti, non è colpo della famiglia Kroenke se l’Arsenal ha letteralmente gettato dalla finestra oltre 200 milioni di sterline tra cessioni non completate a tempo debito e stipendi faraonici elargiti a giocatori finiti o non adatti al calcio di Unai Emery.
Perché mai la KSE dovrebbe togliersi dalle tasche centinaia di milioni, se il Club fattura già a sufficienza per autosostenersi?
La famiglia Kroenke e la KSE non sono certo i proprietari ideali per un Club storico come il nostro e potrebbero fare molto di più per mostrare la propria sincera partecipazione alle sorti dell’Arsenal, tuttavia staccare un assegno multimilionario servirebbe solo a farsi belli davanti a noi tifosi, come un papà divorziato che copre di regali i propri figli per comprarsi il loro affetto.
Io dico no, grazie.

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