Nella giornata di ieri, dopo gli annunci degli acquisti di Dani Ceballos dal Real Madrid e di William Saliba dal Saint-Etienne, l’Head of Football Raul Sanllehi e il Managing Director Vinai Venkatesham – poi raggiunti dal nuovo direttore sportivo Edu Gaspar – hanno incontrato una delegazione di tifosi dell’Arsenal, come abitualmente accade in questo periodo dell’ anno.
Dopo aver illustrato i miglioramenti commerciali derivati dall’accordo con Adidas e dal tour avvenuto negli USA, i due hanno risposto alle domande poste dai tifosi che, come al solito, hanno perso un’ottima occasione per andare a fondo delle situazioni più interessanti, preferendo mantenere la vena populista parecchio in voga da qualche anno nel nord di Londra.
Ho trovato sconcertante come certa gente possa anche solo lontanamente pensare che, durante un incontro pubblico, uno dei membri del direttorio possa scientemente rivelare il quantitativo di milioni stanziati per la campagna acquisti e quali giocatori il Club sta effettivamente trattando.
Tra l’imbarazzo generale, Sanllehi e Vinai hanno tenuto a ribadire che le persone coinvolte nel processo di acquisizione dei giocatori non stanno passando le giornate a rigirarsi i pollici, che l’85% delle news uscite a mezzo stampa sono dei rumors fabbricati solo per vendere più copie, ricevere più click o creare situazioni sfruttabili poi da altri e che non sarebbe intelligente rivelare né l’ammontare del budget per i trasferimenti e né i nomi dei calciatori coinvolti nelle trattative, perché delle dichiarazioni pubbliche renderebbero il tutto molto più complicato.
Invece no, le spiegazioni non sono bastate perché tanti tifosi del nostro Club hanno purtroppo una concezione del calcio lontana dalla realtà e vicina al virtuale.
Questi individui, che parlano di milioni e milioni di sterline come se fossero noccioline, che si erigono a brokers dell’alta finanza o a scout dall’occhio clinico, hanno purtroppo una grande influenza sulla fetta di fanbase più superficiale e rustica.
Le campagne anti-Arsenal cui ho assistito negli ultimi anni – l’ultima #WeCareDoYou – non hanno fatto che infangare l’immagine del Club e titillare l’anima reazionaria e perennemente insoddisfatta delle zucche vuote che pensano di essere custodi e padroni del Club solo perché attorno al collo portano una sciarpa biancorossa.
Siamo nell’era in cui Internet ha appianato tutto.
Siamo nell’era in cui Internet ha eliminato ogni grado di seperazione e reso purtroppo equivalenti il parere di un esagitato qualunque e quello di un signore laureato in Marketing ed Economia in una delle migliori università europee, che ha iniziato la sua carriera lavorativa in una famosa azienda chimica come la Henkel, che ha passato dieci anni nel settore marketing della Nike, che ha ricoperto per due anni un ruolo importante nel board del Barça e che in meno di due anni è diventato l’uomo di maggior potere dopo Stan e Josh Kroenke, all’Arsenal.
Sanllehi non leggerà mai questo pezzo, ma semmai lo facesse, mi piacerebbe fargli sapere che nonostante io non sia un suo grande fan e che non abbia condiviso molte delle scelte prese in questo periodo trascorso a London Colney, lui, Vinai, Edu, Emery, i giocatori e perfino l’odiata famiglia Kroenke hanno tutto il mio supporto perché mi rendo conto che dopo solo un anno è impossibile pretendere la Luna.
E’ proprio in questo periodo di transizione che il Club avrebbe bisogno della fanbase e di lavorare serenamente, senza avere il timore di essere linciati ad ogni minimo errore.
Purtroppo ciò non avverrà, perché tutti gli attention whore hanno già caricato i fucili e preso la mira.
Tra 17 giorni ricominceremo a sentire gli squittii del membri di Arsenal Fans Tv, ritorneranno gli articoli faziosi e pretenziosi di gunnerblog e saggeremo la nuova linea editoriale di Arseblog, in cerca di click dopo aver registrato un netto calo negli ultimi mesi.
In un mondo Arsenal caotico ed incattivito, preferirò sempre l’ amico Geoff, persona pacata, riflessiva e che ha dimostrato davvero di tenere a questo Club.
Perché chi tiene a questo Club gioisce per le vittorie, si dispera per le sconfitte ma non smette mai di avere a cuore le sorti dell’Arsenal, contrariamente a chi invece ha anteposto il proprio conto in banca e la popolarità.
We Care, Do You?