Ci voleva proprio, una serata così, ce la siamo meritata.
Dopo mesi di apatia, rassegnazione e scontento diffuso, finalmente è scoccata di nuovo la scintilla tra il tecnico, i giocatori e i tifosi.
Pur non essendo stata la vittoria che avrebbe potuto rilanciarci, il pareggio di Stamford Bridge ha il gusto epico dell’impresa: in dieci uomini e sotto di un gol dopo meno di mezz’ora, l squadra ha saputo recuperare lo svantaggio per ben due volte, la seconda delle quali dopo una mazzata che avrebbe steso anche i più resilienti.


La serata di ieri è stata così zeppa di eventi memorabili e scelte decisive da diventare molto più di un semplice pareggio (il dodicesimo della stagione) raggiunto in maniera insperata: la prestazione mostruosa da Granit Xhaka da centrale difensivo, proprio lui che tre mesi fa si era sfilato fascia da capitano e maglietta, pronto a lasciare il Club; il gol assurdo di Gabriel Martinelli e l’annesso scivolone di Kanté, un episodio finalmente fortunato nel mezzo di una serie apparentemente infinita di sventure; la scelta, coraggiosa o semplicemente folle, di Mikel Arteta di non inserire subito un difensore per rimpiazzare David Luiz, espulso, per “non mandare quel tipo di segnale alla squadra”; il gol del pareggio di Héctor Bellerín, che proprio contro il Chelsea si era rotto il legamento crociato anteriore, poco più di un anno fa.

Lunedì sera, rimuginando sul pareggio incassato nel finale di partita dallo Sheffield United e sul rigore negato a Nicolas Pépé da Mike Dean e dal VAR, mi chiedevo quando questa benedetta ruota avrebbe finalmente girato: quando ho visto il retropassaggio di Shkodran Mustafi e soprattutto l’espulsione di David Luiz, ammetto di aver pensato che forse non l’avrebbe mai fatto ma la speranza è tornata quando N’Golo Kanté è finito a terra, lasciando campo aperto a Gabriel Martinelli per volare verso la porta di Kepa e trafiggerlo con una freddezza terrificante, per poi confermarsi a fine partita, guardando le statistiche:
Chelsea:
19 tiri (8 nello specchio della porta)
17 calci d’angolo
59% di possesso palla
2 gol
Arsenal:
2 tiri (2 nello specchio della porta)
5 calci d’angolo
41% possesso palla
2 gol
Avremmo dovuto perdere ieri sera, se non per lo svantaggio sia numerico che nel risultato sicuramente per il gol di Azpilicueta a cinque minuti dalla fine, dopo che la squadra aveva faticato così tanto per restare in partita e acciuffare il pareggio.
E invece no. Anziché abbassare la testa e accettare il proprio destino, come fatto fin troppe volte con Unai Emery in panchina, la squadra si è ribellata e ci ha provato di nuovo, venendo premiata quando il tiro a giro di Héctor Bellerín è finito nell’angolino basso alla destra di Kepa.
L’ultima volta che ho esultato così tanto per un gol dell’Arsenal è stato in occasione del quattro a due di Lucas Torreira contro il Tottenham, il 2 dicembre 2018 – oltre un anno fa.
Non c’era ragione plausibile perché tornassimo da Stamford Bridge con un risultato positivo, ieri sera, eppure la ruota sembra finalmente aver girato: finalmente gli sforzi della squadra sono stati premiati, non senza un briciolo di fortuna; finalmente le prestazioni dei singoli, a partire da quella dell’allenatore, sono state ricompensate e non punite brutalmente, come successo fin troppo spesso dall’arrivo di Mikel Arteta in panchina.
Non so dire se quello di ieri sera è stato il punto di svolta, se la prestazione e il risultato di Stamford Bridge saranno ricordati come l’inizio di qualcosa di speciale e, al momento, non mi interessa.
Ora è importante godersi questa sensazione di orgoglio purissimo e la soddisfazione di aver spazzato via l’apatia malsana che soffocava il Club, i giocatori e noi tifosi.

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