Il premio per la battuta dell’anno va all’UEFA, che ieri ha comunicato la volontà di concludere i vari campionati e competizioni europee entro il 30 giugno.
Con l’Italia in ginocchio e i paesi europei che ancora non hanno raggiunto il picco di contagio, da Nyon si aspettano che il calcio riprenda il suo corso naturale e che addirittura acceleri la cadenza, arrivando a giocare ogni tre giorni.
Il tutto ovviamente a porte chiuse ma “con la speranza di poter riprendere a giocare davanti agli spettatori ovunque in Europa, non appena possibile e sicuro”, pur di finire in tempo la stagione.

Le ultime indiscrezioni filtrate dal quartier generale dell’UEFA riferiscono di una finale di Champions League da giocarsi il 27 giugno, con la finale di Europa League fissata invece per il 24.
Così fosse, resterebbero 104 giorni per completare nove giornate di Premier League, tre turni di Champions League, quattro di Europa League e tre di FA Cup –  con squadre che arriverebbero a dover giocare 20/21 partite, senza contare potenziali replay nei quarti di finale della coppa d’Inghilterra.
“Va be’ è poco più di una partita a settimana!” mi direte voi, anche meno se prendiamo in considerazione solo le nostre partite (14 al massimo) ma non dimentichiamo che questo calcolo è già di per sé molto approssimativo e sarà senz’altro rivisto, man mano che l’epidemia si diffonderà.
La situazione in Europa è così mutevole che continuare a dannarsi l’anima per completare la stagione mi sembra sempre più utopico: come ci si organizza quando la serie A potrà ripartire e in Inghilterra starà iniziando la quarantena? Come si possono mantenere degli standard di equità e sportività sufficienti, in queste condizioni?
Permettiamo a tutti i Club di prendersi cura dei propri tesserati, dai calciatori fino agli inservienti, e non forziamo la mano in una situazione già abbastanza critica; anzichè fare l’impossibile per far ripartire i vari campionati, l’UEFA dovrebbe aiutare le varie leghe minori e i rispettivi Club a sopravvivere, perché per tanti di essi giocare a porte chiuse vorrebbe dire chiudere bottega, definitivamente.
Lascio a voi la scelta se congelare la classifica così com’è o se cancellare tutto e far finta che sia il 12 maggio 2019, poco importa in fin dei conti; in un modo o nell’altro, qualcuno sarà premiato oltre i propri meriti e qualcuno si sentirà penalizzato, quindi vi lascio fare questo bel giochino.
Fosse per me, cancellerei in toto la stagione e la manderei in archivio come incompleta – senza titoli, senze retrocessioni, senza posizioni europee: abbiamo visto cos’è successo in Italia nell’immediato post-calciopoli, con scudetti revocati e ri-assegnati d’ufficio: dopo anni, la polemica non si è ancora placata.
Fermiamoci, per poi andare avanti nel modo giusto.

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