Passa oltre, Unai!

Non voglio partire subito col parlare di Emery, o meglio, ho bisogno di poche righe per una premessa.

In vita mia, in mezzo a tante frequentazioni di pochi giorni, ho avuto una sola storia seria durata quasi due anni. Nonostante la mia parte razionale sapesse che lei non fosse la persona giusta, ho provato a farmela andare bene, fino a quando l’ennesima rottura di scatole non mi portò a chiudere, anche abbastanza bruscamente.
Lei non l’ha mai superata. Dopo quattro anni qualche volta ancora mi scrive, parla di noi con amici in comune, cerca di ragionare sul perché e sul per cui le cose tra noi non siano andate bene.

Perché, mi chiedo io?

Ti sei rifatta una vita, hai un nuovo fidanzato, che senso ha parlare ancora di qualcosa che è oramai confinato all’era dei Dinosauri?

Ecco, Unai Emery è come la mia ex.

Ogni occasione è buona per straparlare sulla sua esperienza all’Arsenal, accampando scuse per il suo operato di basso livello, puntando il dito contro board e giocatori per giustificare i suoi fallimenti, raccontando aneddoti che sarebbe bene restassero privati.Quattro giorni fa, il Guardian ha ridato parola ad un uomo incapace di analizzare se stesso e di guardare le cose con obiettività. Una lunga intervista in cui l’ex allenatore dell’Arsenal ha fatto di tutto per passare come vittima sacrificale.
Il Cappuccetto Rosso basco.

Quello che cercherò di fare ora è un processo di debunking delle sue parole:

Le colpe della mancata qualificazione in Champions League sono da ricercare negli incomprensibili risultati contro Palace, Wolves, Leicester e Brighton e dal rigore sbagliato nel derby contro il Tottenham da Pierre-Emerick Aubameyang.
Vorrei ricordare a tutti con quale formazione Unai Emery scelse di affrontare un avversario storicamente ostico come il Crystal Palace di Roy Hodgson. In un momento cruciale per la qualificazione Champions, Emery non chiese uno sforzo ai senatori, ma mandò allo sbaraglio una formazione senza capo né coda: Mustafi e Mavropanos in difesa, Jenkinson esterno alto, coppia di centrocampo formata da Elneny e Guendouzi.

Quanto ad Aubameyang, credo sia inutile dilungarsi. Probabilmente senza il gabonese a quest’ora Emery starebbe parlando di una squadra invischiata nella lotta per non retrocedere.

Anyways, l’anno scorso la squadra arrivò a fine stagione sulle gambe. La gestione delle risorse fu pessima. Ho sempre pensato che Emery volesse ardentemente vincere l’ Europa League non per l’Arsenal, non per la qualificazione Champions, ma per sé stesso.

Ha sempre cercato di mettere in risalto se stesso, esaltando i lavori in allenamento a sua detta molto più stimolanti ed innovativi di quelli del precedente manager. Puntava a passare per salvatore della patria dopo l’ atmosfera tossica venutasi a creare durante gli ultimi mesi di regno wengeriano nel nord di Londra.

La società ha lasciato andare Koscielny, Monreal e Ramsey [oltre il ritiro di Cech], creando un vuoto di potere all’ interno dello spogliatoio. Sul mercato, inoltre, non sono stato ascoltato.
Perché non si è opposto?

Perché non si è dimesso per un chiaro atteggiamento ostile del board nei suoi confronti, non avendo tenuto conto della sua volontà/necessità di trattenere i senatori? Semplicemente perché è aziendalista. E’ uno yes-man.

Perché non ha espresso pubblicamente le sue idee, così come fatto da Mikel Arteta con Granit Xhaka? Arteta davanti alle telecamere si prese la responsabilità di esprimere un forte dissenso circa l’ allora papabile cessione dello svizzero all’ Hertha di Berlino, passando la patata bollente a chi – il board – stava architettando il trasferimento.

Altro esempio? Rafa Benitez al Newcastle ha stracciato un contratto milionario perché ostracizzato dal board dei Magpies.

Chi ha una morale, chi lavora per una progettualità, chi crede nelle proprie idee, sbatte le porte pur difendere le proprie idee, a maggior ragione se ricopri una posizione in cui è risaputo tu un giorno possa pagare le colpe di tutti ed essere usato come parafulmine.

Mesut Özil deve essere autocritico con se stesso.
Non c’è mai stato feeling tra Emery ed Özil. Come dare torto ad entrambi?

Non mi meraviglio certo che Unai Emery fosse totalmente incapace di carpire quanto grande sia il talento del turco-tedesco, pur non avendo una particolare attitudine al sacrificio o al correre per il campo come un cavallo imbizzarrito.

Non mi meraviglio che un giocatore come Özil, allenato in passato da Arsène Wenger e José Mourinho, si sia trovato a disagio con un’improvvisatore nato come l’ex allenatore di Sevilla e PSG.

Gli eventi del secondo tempo della finale di Baku, precisamente quando Özil urlò ad Emery di non essere un allenatore, segnarono un punto di non ritorno e la definitiva rottura di un rapporto mai sbocciato.

E’ vero, Özil è un giocatore che ha bisogno di essere coccolato ed Unai Emery non è mai stato in grado di farlo, probabilmente perché ha un ego smisurato e mal digerisce giocatori che ne oscurino la personalità.

Il board mi ha lasciato solo. Al Lorca, all’ Almeria, al Valencia, al Sevilla con Monchi e al PSG sono stato supportato, all’ Arsenal no.
Qualcuno spieghi ad Emery che il Lorca, l’Almeria, il Valencia ed il Sevilla non sono l’Arsenal.

C’è un livello di competitività diverso, delle pressioni diverse, delle aspettative diverse.

A me sembra che l’Arsenal abbia concesso anche fin troppa fiducia in un allenatore che meritava la cacciata dopo un quarto d’ora dalla fine della finale di Europa League, colpa di una gestione egoista e scellerata del finale di stagione, causando alle casse del club un pesante passivo.

Assumere tutti i membri dello staff non è stato un segno di vicinanza? Spendere oltre 130M per nuovi giocatori non è stato un segno di vicinanza? Rinnovargli la fiducia dopo il finale di stagione scorso, dopo Watford v Arsenal, dopo Sheffield United v Arsenal, dopo i pareggi con Palace e Wolves, dopo Leicester v Arsenal prima della sosta, non è stato un segnale di vicinanza?

Il non avere una padronanza della lingua inglese è stato un grosso problema
Nel 2020 è ammissibile avere un problema con l’inglese?
Nel 2020 è ammissibile essere ignoranti?

Un allenatore di calcio che ha allenato, allena ed aspira ad allenare squadre importanti, deve imprescindibilmente avere una padronanza di una lingua universale come l’inglese di alto livello, alla pari della propria lingua madre. Ricordo ancora la comicità della conferenza stampa di presentazioni.

Un Emery imbarazzatissimo, chiaramente impreparato a sostenere un discorso da “the pen is on the table”, diede sfoggio di un inglese da terza elementare che mai è cambiato diciotto mesi dopo.

Mi chiedo ancora cosa ci abbiano visto di speciale i dirigenti quando decisero di sceglierlo come successore di Wenger.

A parte il famoso discorso sulle video-sessions e sulle USB distribuite ai calciatori, cosa spinse Ivan Gazidis, Raul Sanllehí e la famiglia Kroenke ad affidarsi nelle mani di uno sportivo incapace di spiccicare un pensiero logico di senso compiuto in una lingua che non fosse lo spagnolo?

Per un allenatore la comunicazione è tutto. Sta per importanza alla pari col talento, le idee e le competenze.
Se non sai come trasmetterle agli altri, tanto vale non averle.

Non è mai colpa sua, quindi. E’ colpa del fato se non si è centrata la qualificazione Champions, colpa del rigore fallito da Aubameyang, colpa dei tifosi che non lo hanno acclamato come volesse, colpa del board che non lo ha difenso dalle aspre critiche di fans e media, colpa dei calciatori che raramente hanno dato il 100%, colpa di Mesut Özil troppo egoista e poco incline al sacrificio, colpa di un mercato che non ha visto arrivare i suoi pupilli, colpa del gesto inconsulto di Granit Xhaka che rese l’ambiente ancora più tossico, colpa della lingua inglese.

Colpa di tutti, mai colpa sua.

E’ bene quindi ricordare che, oltre i deliri di un uomo solo e troppo arrogante per ammettere i propri errori, c’è tanto altro. Potrei stare qui per ore a parlare della sofferenza fisica nel vedere una squadra totalmente disorganizzata che al Vicarage Road di Watford buttò al vento tre punti perché messa in campo malissimo, corretta peggio ed istruita in modo scellerato.

Come dimenticare la versione “à-la-Ramsey” di un centrocampista prettamente difensivo come Lucas Torreira?

Come ignorare le dichiarazioni di Henrikh Mkhitaryan, spedito alla Roma perché stanco di vedere soffocato il proprio talento in nome della disorganizzazione?

Come non valutare la scellerata gestione di Mesut Özil, le numerose formazioni cambiate e gli allenamenti confusionari?

Fossi in Emery smetterei di mentire a me stesso, guarderei in faccia alla realtà, capirei di aver fallito su tutta la linea. Solo così può sperare di ricostruirsi una credibilità a livello europeo, seriamente messa in dubbio a Parigi con la mancata vittoria della Ligue 1 e l’eliminazione in Champions per mano del Barça, e distrutta all’ Arsenal tra un “good ebening” ed un Torreira provato a trasformare nel nuovo Riquelme.

Dubito andrà così.

Puntare il dito contro gli altri e rifiutare di mettere in discussione se stessi è da deboli, da immaturi, da arroganti.

Proprio come Emery, proprio come la mia ex.

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