Arsenal 2-3 Brentford
Le due amichevoli di preparazione alla ripresa della Premier League, prevista tra appena cinque giorni, hanno dato indicazioni contrastanti circa lo stato della squadra in vista della trasferta dell’Etihad Stadium contro il Manchester City.
Al di là della sconfitta rimediata per mano degli uomini di Thomas Frank, costellata di errori individuali davvero grossolani, le due partite hanno fornito un paio d’indicazioni tattiche molto interessanti, delle quali vorrei approfondire alcuni aspetti:
Ainsley Maitland-Niles, il redivivo
Come già raccontato l’altro giorno, il poliedrico prodotto del vivaio è tornato prepotentemente al centro della scena, dopo alcuni mesi di messa al confino da parte di Mikel Arteta.
Proprio quando sembrava che il suo percorso fosse arrivato al capolinea, Ainsley Maitland-Niles è stato schierato due volte come interno destro del centrocampo a tre disegnato dall’allenatore, fornendo un buon assist per Alexandre Lacazette contro il Charlton e offrendo generalmente due buone prestazioni.
Il problema con Ainsley Maitland-Niles non è mai stato tecnico quanto caratteriale, con il giocatore incapace fino a qui di mostrare quella determinazione e quella grinta che separano i buoni giocatori dai campioni; a più riprese, infatti, Mikel Arteta ha sottolineato come il giovane inglese non si allenasse con il giusto atteggiamento, sintomo di un problema di mentalità.
Se vi è capitato di ascoltare il podcast del sito ufficiale con ospite Gaël Clichy, ricorderete che il terzino francese, parlando di Patrick Vieira, racconta che allenarsi con lui era un incubo per i più giovani, che finivano col dividersi in due gruppi: quelli che vedendo l’intensità e l’agonismo del capitano di dicevano “non posso essere da meno” e quelli che invece, soverchiati dal talento e dal carisma di Paddy, si dicevano “non sarò mai come lui” e quindi tiravano i remi in barca.
Qualora Ainsley Maitland-Niles dovesse decidersi a sfoderare la cattiveria indispensabile a farsi un nome all’Arsenal e in Premier League, allora potremmo ritrovarci tra le mani un ottimo elemento, che combina tecnica, velocità e potenza – tuttavia per ora non c’è segno di una svolta, da questo punto di vista.
Bukayo Saka, futuro centrocampista?
L’altra indicazione tattica di rilievo riguarda Bukayo Saka, assieme a Gabriel Martinelli il gioiello più splendente dell’Academy: dopo aver debuttato da ala e essersi ritagliato un posto da titolare come terzino – con risultati a dir poco eccezionali – il giovanissimo inglese è stato schierato da interno di centrocampo accanto a Dani Ceballos e Joe Willock.
Una svolta inattesa ma non troppo: con il suo baricentro basso e l’incredibile potenza nelle gambe, Bukayo Saka eccelle nell’arte di difendere il pallone e aggirare l’avversario, una qualità fondamentale per un centrocampista.
Senza l’accelerazione o la velocità tipiche di un esterno, Bukayo Saka potrebbe trovare a centrocampo la sua dimensione ideale e sfruttare meglio le sue grandi qualità balistiche – sia in termini di passaggio che di conclusione – e non essere limitato sull’esterno dove, con il tempo, gli avversari farebbero meno fatica a contenerlo.
Per il momento questo sembra solo un esperimento per Mikel Arteta ma la presenza in rosa di due terzini mancini di ruolo e la preferenza di Mikel Arteta per un esterno d’attacco che sia più centravanti che ala sembra suggerire che il prossimo passo nello sviluppo di Bukayo Saka avverrà proprio in quella direzione.
Immaginando una potenziale formazione dell’Arsenal nel 2022 o 2023, non è impossibile che Kieran Tierney sarà il terzino sinistro titolare, Gabriel Martinelli l’esterno mancino d’attacco e Bukayo Saka la mezz’ala in grado sia di coprire gli sganciamenti dello scozzese sia di combinare con i due compagni in una sorta di revival dell’asse Cole-Pirès-Henry dei bei tempi andati.
A pensarci bene, anche un asse Tierney-Saka-Aubameyang non suona poi così male, senza proiettarsi tanto verso il futuro…