Pierre-Emerick Aubameyang è ad un bivio.
Durante una breve apparizione nel programma di Téléfoot, in Francia, il gabonese ha ammesso che il prossimo contratto sarà “la scelta più importante della carriera”.
In maniera molto (troppo?) trasparente, l’ex attaccante di Saint-Étienne e Borussia Dortmund ha chiarito come stiano le cose tra lui e l’Arsenal:
“Récemment je n’ai pas reçu de proposition mais bien sûr qu’on a échangé avec le Club, ça fait pas mal de mois et ils savent très bien pourquoi jusqu’à là rien s’est passé. C’est eux qui ont la clé, à eux de faire leur travail”
Tradotto nella maniera più fedele possibile, il gabonese dichiara che di recente non ha avuto nessuna proposta, che sono mesi che le parti discutono e che i dirigenti sanno molto bene perché fino ad oggi non si è trovato un accordo.
La chiusura, sibillina, invita la dirigenza “a fare il proprio lavoro”.
Sento come un accento olandese nelle dichiarazioni di Pierre-Emerick Aubameyang, un brutto presagio che ci riporta al 2012 e al famoso comunicato stampa di Robin van Persie con il quale si è chiusa la sua permanenza a Londra.
Per come ho interpretato io la conversazione tra il giocatore e il giornalista, Pierre-Emerick Aubameyang ha smania di vincere e sicuramente si aspetta un sostanzioso adeguamento del contratto (“i dirigenti sanno cosa devono fare…”), due condizioni che l’Arsenal faticherà a soddisfare nei prossimi mesi o addirittura anni: garantire un aumento e costruire una squadra in grado di competere subito con Liverpool, Manchester City e Chelsea è inimmaginabile, oggi.
Circolano una marea di nomi altisonanti associati all’Arsenal ma non si può fare astrazione dalle ristrettezze economiche attuali, che spingono il Club a chiedere una riduzione del 12,5% degli ingaggi di giocatori e staff, o che rendono complicate anche le operazioni più banali come il riscatto di Pablo Marí per otto milioni di sterline.
Per assurdo, il modo più veloce per l’Arsenal per tornare competitivo è vendere i propri giocatori più costosi e ricostruire andando a pescare talenti non ancora balzati agli onori della cronaca, una specialità della casa purtroppo andata persa; per assurdo, un Arsenal di nuovo competitivo non avrebbe più Pierre-Emerick Aubameyang tra le proprie fila, per quanto questo suoni come un’eresia al giorno d’oggi.
C’è una differenza però tra l’addio di Robin van Persie e quello di Pierre-Emerick Aubameyang: se davvero le strade dell’attaccante e dell’Arsenal dovessero separarsi, al gabonese direi arrivederci e grazie per la continuità di rendimento e i tanti gol che ci hanno tenuti a galla, senza rancore.
Come ultimo regalo potrebbe portare nelle casse del Club una cifra sostanziosa, anche se lontana da quelle che circolavano prima della crisi; spetterà al Club fare in modo che sia investita in maniera intelligente e non vada sprecata. Da qualche stagione, infatti, l’Arsenal ha imboccato la strada del “tutto e subito”, pagando cifre molto alte per giocatori che potessero farci fare immediatamente il salto di qualità; purtroppo la strategia si è dimostrata fallimentare, quindi è ora di cambiare rotta e andare a pescare il Pierre-Emerick Aubameyang (o il Mesut Özil, o il Virgil van Dijk) di domani e aiutare Mikel Arteta a fare in modo che dimostrino tutto il loro talento.