Reality Check.

Gli anglofoni lo chiamano così perché sberlainpienafacciacosífortedafartisvenire pareva brutto, eppure è proprio di questo che si tratta: un ceffone che ti mette KO.

La sconfitta di Brighton non è ancora digerita e mi spinge a rimettere in questione tutto, finendo col diventare appunto un reality checktanto salutare quanto doloroso: quanto vale davvero questa squadra, al netto dei tanti “se”?

Quasi per gioco, ho provato a buttar giù la miglior formazione della Premier League 2019/20  per confrontare ognuno dei nostri giocatori col migliore in circolazione e quando ho completato l’esercizio mi è venuto da piangere.  Anche per un ottimista patologico come me, è stato difficile non rendermi conto della pochezza di tanti dei nostri giocatori, potenzialmente molto validi ma in realtà deludenti, per tanti fattori diversi tra loro.

Introduzione necessaria, prima che ci si perda in un dibattito del tutto sterile: la mia formazione della Premier League non è basata su statistiche complesse quindi non serve dirmi che il giocatore X ha creato più xG per 90 minuti rispetto a quello che ho scelto io, probabilmente avete ragione voi ma non è comunque questo il punto. Non credo di essere lontano dalla realtà con gli undici che ho scelto, se vorrete poi parleremo di numeri ma in un altro momento e in altra sede.

Per quanto riguarda l’Arsenal, ho scelto gli XI che Mikel Arteta ha scelto più spesso e quelli che, prima del Covid-19, sembravano aver trovato un minimo di coesione, qualità e portavano risultati positivi.

Come detto, il confronto è davvero impietoso e rende fin troppo l’idea del lavoro enorme che attende Mikel Arteta – anch’esso non esente da colpe – nella ricostruzione della squadra.

Esclusi un paio di giocatori, non abbiamo in rosa elementi che possiedano almeno due delle quattro qualità indispensabili ad un giocatore del livello necessario per vestire la nostra prestigiosa maglia: qualità, personalità, esperienza e determinazione.

Abbiamo dei giovani di grande qualità e personalità, che peccano ovviamente d’esperienza; abbiamo giocatori d’esperienza, le cui qualità sono però in netto declino; abbiamo qualche giocatore di qualità eccezionale, ai quali manca determinazione o personalità.

Gli unici che sembrano avere tutti gli ingredienti sono Bernd Leno e Pierre-Emerick Aubameyang, non a caso i due che stanno trascinando la squadra da inizio anno, mentre tutti gli altri alternano momenti di buon rendimento a battute a vuoto spaventose.

Il primo l’abbiamo perso per infortunio e il secondo partirà a fine stagione. Youpi…

Le strategie possibili per ricostruire la squadra sono due: far guadagnare esperienza a quelli che ne hanno bisogno oppure trovare sul mercato quei giocatori praticamente pronti ma che nessuno ha ancora notato – il che equivale ad una missione impossibile quando il tuo responsabile del mercato lavora ancora con telefono e biglietti da visita in un mondo che ha scoperto Zoom e Transfer Room.

Personalmente, spenderei il resto della stagione con Bukayo Saka, Mattéo Guendouzi, Gabriel Martinelli e Joe Willock titolari, giovani che hanno qualità, determinazione e personalità, provando poi a disegnare un ruolo su misura per Nicolas Pépé, di gran lunga il nostro giocatore più pericoloso quando non viene esiliato sulla fascia.

Per il resto, Mikel Arteta dovrebbe fare al meglio delle possibilità attuali e lasciare definitivamente da parte i vari Sokratis, Mesut Özil, David Luiz e Alexandre Lacazette, giocatori che ormai non sembrano poter offrire molto alla causa.

È un passaggio doloroso ma necessario, il reality check di cui abbiamo bisogno.

@ClockEndItalia

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