Mattéo Guendouzi fatica a non farsi notare.
Dal capello ribelle alla carriera da enfant prodige, passando per i tanti gesti plateali, il giovanissimo francese riesce sempre a far parlare di sé.
Va detto che spesso si è parlato di lui in maniera positiva ma non dobbiamo dimenticare come sono andati gli ultimi mesi di permanenza a Lorient, il Club che lo ha lanciato, e soprattutto quanto successo a Dubai, durante il mini-ritiro invernale voluto dall’Arsenal: il centrocampista, infatti, era stato lasciato fuori dalla lista dei convocati in occasione della partita interna con il Newcastle, vinta per 4 a 0, dopo uno scontro verbale con un non meglio identificato membro dello staff di Mikel Arteta, ed era stato pesantemente redarguito da Edu per aver ballato a petto nudo durante una festa, sempre a Dubai.
All’epoca, Mikel Arteta aveva dichiarato alla stampa che Mattéo Guendouzi era stato escluso dalla lista dei convocati perché “altri giocatori si stanno allenando meglio, si comportano meglio e sono si impegnano di più nell’applicare sul campo quello su cui lavoriamo in allenamento”, una frase che ormai dovrebbe suonarci familiare visto che è già stata usata per giustificare le esclusioni di Dani Ceballos, Ainsley Maitland-Niles e Mesut Özil.
Se con il tedesco questo metodo non sembra funzionare, sia Dani Ceballos che Ainsley Maitland-Niles hanno dimostrato di aver capito l’antifona e sono tornati nelle grazie del tecnico, fedele alle proprie parole e disposto a concedere loro un’altra possibilità.
Grazie alla coerenza tra parole e fatti, Mikel Arteta sembra essersi guadagnato la credibilità necessaria per poter riservare un trattamento identico a tutti i membri della rosa, dal capitano al più inesperto dei giovani, il che è un grande passo verso la costruzione di una vera mentalità collettiva all’interno del Club.
È un cambiamento radicale, qualcosa che anche Unai Emery aveva provato a portare avanti prima di crollare sotto la pressione dei risultati e perdere così ogni credibilità all’interno dello spogliatoio; se Mikel Arteta riuscirà a tenere duro, forse avrà compiuto il passo più importante nella rifondazione della squadra e di tutto l’Arsenal.
Mattéo Guendouzi ha da poco compiuto 21 anni e possiede tutte le caratteristiche per diventare uno dei migliori centrocampisti in Europa, a patto però di essere guidato e aiutato nel suo percorso di crescita.
Prima di chiederne la cessione, dovremmo vedere quale sarà la reazione del giocatore alle recenti esclusioni e capire se Mattéo Guendouzi è un ragazzo dalla personalità ingombrante ma positiva o solamente un bambino viziato che, dopo aver velocemente scalato le gerarchie di un Club come l’Arsenal, si sente già arrivato e considera di non aver più nulla da imparare.
Sfortunatamente non resta molto tempo per stabilire chi sia davvero Mattéo Guendouzi, il cui contratto scadrà nel 2022: il Club deve decidere oggi stesso se lavorare su un rinnovo e fare del centrocampista un elemento importante per la squadra oppure se monetizzare.
Se l’Arsenal e Mikel Arteta decideranno che Mattéo Guendouzi non rientra più nel piano tecnico, allora la cessione dev’essere immediata perché altrimenti il valore di mercato del centrocampista rischia di precipitare da qui all’estate prossima, quando non rimarrà che un misero anno di contratto.
Oggi potremmo ricavare tra i 25 e i 35 milioni per il giovane talento francese, l’estate prossima non più di 20 – quindi è meglio agire in fretta.
Se Mikel Arteta ha già ampiamente dimostrato di credere nei propri princìpi e applicarli alla lettera, facendo seguire azioni concrete alle proprie parole, per ora Mattéo Guendouzi continua a farsi notare più per quello che dice che per quello che fa.
Se c’è qualcosa oltre alla lingua lunga, è arrivato il momento per Mattéo Guendouzi di dimostrarlo oppure rischia di diventare l’ennesimo talento sprecato.
I campioni, quelli veri, sanno come trasformare rabbia e frustrazione nella benzina necessaria a diventare ancora migliori, mentre tutti gli altri trovano sempre una ragione per piangersi addosso e dare la colpa a qualcun’altro.
Tu chi sei, Mattéo Guendouzi?