Damián Martínez e Emiliano Martínez non sono la stessa persona.
Lasciate perdere i documenti, l’anagrafe di Mar de Plata in Argentina e tutto il resto: Damián Martínez è stato un portiere dell’Arsenal fino al 30 ottobre 2012, data in seguito alla quale è stato abbandonato al Madejski Stadium di Reading.
Incerto nelle uscite, tragicomico nel tentativo di respingere la conclusione di Leigertwood, il giovane argentino è stato salvato dalla serata di grazia di Theo Walcott – tre gol e due assist per lui – e dalla sensazionale rimonta dei suoi compagni, capaci di vincere 7 a 5 dopo essere stati sotto di 4 gol.
Così, mentre il povero Damián girava l’Inghilterra in prestito, passando prima al Rotherham, poi allo Sheffield Wednesday ed infine ai Wolverhampton Wanderers, il coetaneo Emiliano faceva esperienza in Spagna, con il Getafe: per lui solo una manciata di presenze ma qualche segnale promettente, tanto da convincere il Reading ad affidargli la porta per la stagione 2018/19 e da spingere Lionel Scaloni, tecnico della nazionale maggiore dell’Argentina, a convocarlo per le amichevoli contro Ecuador e Germania.
Al Madejski Stadium, Emiliano ha dovuto combattere il fantasma di Damián che aleggiava tra i pali e vincere la diffidenza di chi aveva già visto all’opera un Martínez, da quelle parti.
A suon di prestazioni eccezionali e parate fantascientifiche, Emiliano ha fatto scomparire lo spettro di Damián e si è costruito un nome, se non tutta una carriera. Di questi tempi, Damián è la promessa non mantenuta, il talento perso per strada, mentre Emiliano è il portiere affidabile pronto a fare il grande salto, l’elemento sul quale puntare per il futuro prossimo e quello a lungo termine.
Per ironia della sorte, il luogo in cui abbiamo perso le tracce di Damián è lo stesso dal quale è partita l’ascesa vertiginosa di Emiliano, diventato nel frattempo titolare all’Arsenal in seguito all’infortunio di Bernd Leno.
L’argentino ha dimostrato di avere ottimi riflessi, autorità in area, presenza sui palloni alti e grande abilità con il pallone tra i piedi, tutte qualità che lo rendono un portiere perfetto per il calcio moderno e una seria minaccia per il futuro del tedesco – intoccabile prima dell’infortunio.
Mi piace immaginare che Damián abbia trovato la pace sugli spalti del Madejski Stadium, dimenticando per sempre quella maledetta notte di ottobre, e da lì abbia osservato la crescita di Emiliano.
Mi piace anche immaginare che ora Damián abbia il suo posto fisso, dietro alla porta difesa da Emiliano, che dall’Emirates Stadium non dovrà più muoversi.