Si può finire secondi nella classifica di giocatore dell’anno e nel dimenticatoio allo stesso tempo?
Sembra di si, per conferme chiedere a Bernd Leno.
Il tedesco, messo fuori gioco da un contrasto aereo di rara vigliaccheria da parte di Maupay del Brighton, in poche settimane si è visto mettere in secondo piano dal collega e rivale Emiliano Martínez, suo coetaneo, che ne ha preso il posto dopo la sventurata trasferta all’AMEX Stadium ed è stato uno dei protagonisti del nostro finale di stagione.
Sontuoso tra i pali e sui palloni alti, l’argentino ha confermato le ottime proprietà tecniche che conoscevamo già e sta facendo fruttare al massimo l’opportunità, probabilmente insperata, presentatagli nemmeno due mesi fa.
Emiliano Martínez sta giocando talmente bene che si sta facendo largo l’idea che il posto di titolare debba essere suo, in maniera permanente, anche quando Bernd Leno tornerà a disposizione di Mikel Arteta.
Il tedesco, appena eletto secondo miglior giocatore dell’anno alle spalle dall\’inarrivabile Pierre-Emerick Aubameyang, ha visto quanto di buono fatto in 32 presenze stagionali cancellato da 11 (!) partite vissute da spettatore, durante le quali il collega ha inanellato parate eccezionali e prestazioni contraddistinte da una grande maturità.
Siamo giunti ad un punto nel quale sembra inevitabile che uno dei due debba partire, da una parte per generare fondi da investire in altri reparti e dall’altra perché entrambi sono troppo forti per restare in panchina e, avendo la stessa età, non possono più restare a guardare.
Arrivato dal Bayer Leverkusen per una cifra vicina ai 20 milioni, il tedesco ha pazientemente atteso il suo turno per strappare il posto da titolare al veterano Petr Čech per poi dover sopportare l’onta di guardare una finale di Europa League dalla panchina; ora, diventato intoccabile, si ritrova ad essere di nuovo messo in discussione senza nessun demerito apparente.
Il senso di ingiustizia è palpabile, soprattutto se consideriamo il contesto nel quale Bernd Leno ha giocato per buona parte della stagione e le volte in cui le sue parate ci hanno tenuti a galla: senza protezione da parte dei suoi difensori e con una squadra tra le più disfunzionali che io ricordi, il tedesco ha tenuto a bada gli attacchi avversari in maniera egregia.
Siamo infatti la terza squadra per numero complessivo di tiri nello specchio concessi (189, quasi 5 a partita) e la prima per numero di parate effettuate (143) e per percentuale di tiri nello specchio parati (78%). Per chi di voi ama le statistiche, il sito FBREF è zeppo di numeri interessanti tra cui spicca il differenziale tra le chiare occasioni da gol (PSxG) e i gol effettivamente concessi (GA): se entrambi i nostri portieri presentano numeri positivi – ovvero una capacità di parare conclusioni realisticamente destinate a finire in rete superiore alla media – Bernd Leno è a +6,5 mentre Emilano Martínez è a +4,2.
In parole povere, Bernd Leno avrebbe dovuto incassare 6 gol in più di quelli che ha effettivamente incassato, mentre Emiliano Martínez 4; in parole ancora più povere, Bernd Leno ci ha salvato le chiappe più di quanto abbia fatto Emiliano Martínez.
Un po’ di riconoscenza non guasterebbe, in questo caso…