Ieri ha compiuto 43 anni, impossibile.
Era ieri che ha ricevuto palla da Tony Adams al limite dell’area, si è levato di dosso Lundekvam, e ha lasciato partire un tiro a giro verso il secondo palo, ben oltre la portata del portiere del Southampton.
Era ieri che il ragazzo, veloce ma mingherlino, collezionava occasioni da gol sprecate e veniva additato come un flop; d’altronde, per lo stesso prezzo sarebbe potuto arrivare Emile Heskey, colosso del Leicester che sarebbe poi finito al Liverpool, qualche mese più tardi.
Era ieri che, chiamato a sostituire un altro francese veloce e mingherlino, Thierry Henry terminava la sua prima stagione con 26 gol all’attivo – 17 in campionato e 8 in coppa UEFA, di cui 6 tra ottavi, quarti e semifinali.Niente a che vedere con Emile Heskey, ovviamente, che finirà la stagione con 11 gol tra Leicester e Liverpool; va detto che il gigante inglese si rifarà la stagione successiva, mettendo a rete 22 gol con la maglia dei Redsin quella che resterà la sua miglior stagione in termini realizzativi.
Per Thierry Henry, segnare 22 gol vuol dire vivere la peggior stagione con la maglia dell’Arsenal, ad esclusione dell’ultima, quando è sceso in campo solo 17 volte in campionato, segnando comunque 10 gol.
Ma che ne sanno i tabloid inglesi…
Torniamo a noi, piuttosto.
Era ieri che vinceva quattro Scarpe d’Oro, che ci trascinava verso il titolo in Premier League e verso la vittoria in FA Cup, con tanti saluti per Chelsea e Southampton; era ieri che da solo, con un secondo tempo mostruoso, manteneva intatto il nostro record d’imbattibilità messo a repentaglio dal Liverpool di Emile Heskey: due a uno per i Reds all’intervallo, quattro a due per noi alla fine, con il povero Carragher ad accartocciarsi con Biscan e Dudek impotente; era ieri che, a White Hart Lane, Thierry Henry faceva capire al povero Taricco – che stava esultando per il pareggio del Tottenham – che quel gol non avrebbe cambiato la storia: l’Arsenal stava per festeggiare il titolo proprio lì, a White Hart Lane.
Era ieri che, nel freddo di Praga e nonostante un infortunio che avrebbe dovuto risparmiargli la trasferta europea, Thierry Henry accarezzava il pallone con l’esterno del piede destro e lo indirizzava sul palo lontano, segnando il suo 186° gol con la maglia dell’Arsenal: un record.Alla fine saranno 228, compreso quello in FA Cup contro il Leeds, quando Arsène Wenger lo ha richiamato dall’esilio americano affinché ci desse una mano, in un momento delicato.
Era ieri quando ha fatto scivolare il pallone oltre la mano protesa di Lonergan, mettendo a segno il gol più Henryesco possibile con addosso la maglia numero 12, quella che avrebbe voluto fin dall’inizio ma che, nel 1999, era occupata da…Christopher Wreh.
Quando uno dice il destino: quella sera del 2012, Thierry Henry ha segnato il suo personale gol numero 12 in 12 partite disputate contro il Leeds, con addosso la maglia numero 12, quando sul cronometro restavano 12 minuti da giocare…
Era ieri che, a Parigi, Thierry Henry passava accanto alla Champions League, dopo aver sbagliato due occasioni da gol di quelle che lui non sbagliava mai; era ieri che, d’un tratto, il supereroe è tornato umano e ha mostrato il suo lato più fragile.
Era ieri che, pur fresco di rinnovo del contratto, Thierry Henry aveva la testa a Barcellona e il cuore lontano dall’Emirates Stadium.
Era ieri che lo guardavo scattare dalla sinistra e diventare imprendibile per chiunque; era ieri che Materazzi e Zanetti quasi litigavano per scambiare la maglietta con lui; era ieri che il Bernabeu si alzava in piedi per applaudire colui che, partendo da centrocampo, aveva fatto fuori cinque avversari e poi messo in rete il pallone della prima, storica vittoria di un Club inglese nella cattedrale del calcio spagnolo ed europeo.
Era ieri che Thierry Henry s’inginocchiava sul prato di Highbury e baciava per l’ultima volta un luogo che tutti noi abbiamo chiamato casa, nel quale abbiamo lasciato l’anima.
Era ieri che, guardando Thierry Henry giocare e l’Arsenal vincere giocando un calcio spettacolare, mi dicevo che la vita non sarebbe mai stata meglio di così.