
Un oceano.
Non ho voluto esagerare ma tanto è il divario attuale tra l’Arsenal e il Liverpool.
Avrei potuto spararla molto più grossa ma un oceano mi pare la distanza giusta tra noi e la vetta: la partita di ieri sera ci ha dato conferma che il processo di crescita della squadra è ancora lungo.
Non parlo tanto del risultato, tutto sommato accettabile, quanto della qualità della rosa e del gioco espresso dagli uomini di Klopp.
Il pressing della squadra di casa, in particolare, è stato impressionante: la ferocia, il tempismo, la coesione tra i reparti sono stati impeccabili, dal primo all’ultimo minuto. Per arrivare a questo livello, Jurgen Klopp e il Liverpool hanno impiegato quattro anni abbondanti: la seconda metà della prima stagione per valutare i giocatori già in rosa e identificare le lacune più evidenti, il secondo anno per lavorare sui princípi tattici dell’allenatore, il terzo per trovare il giusto equilibrio tra il gegenpressing e le particolarità della Premier League, lavorando sul mercato per rinforzare adeguatamente la rosa, e il quarto per diventare definitivamente protagonisti in Inghilterra e in Europa.
Un processo lungo, durante il quale il Club non ha sbagliato una sola mossa: dagli acquisti low-cost di Robertson e Matip a quelli di primissimo livello come Alisson, van Dijk, Fabinho o Keita, passando dalla promozione in prima squadra di Alexander-Arnold e alle cessioni di Solanke, Ward, Coutinho, Ibe, Benteke e Sakho.
Ci sono stati anche passaggi a vuoto, come i vari Karius e Klavan, ma il Liverpool è stato eccezionale a tutti i livelli, compreso in campo: Jurgen Klopp ha ammorbidito il suo approccio, ha insegnato ai suoi a passare da un gioco quasi esclusivamente di rimessa ad uno più intricato, sempre però all’insegna dell’intensità e dell’aggressività, il suo calcio heavy metal come l’ha definito prima di un Arsenal v Borussia Dortmund di Champions League.
I primi due anni e mezzo, i risultati sono stati poco incoraggianti: due quarti posti con 76 e 75 punti, il minimo sindacale, mentre il Chelsea viaggiava a 93 punti a campionato e il Manchester City addirittura a 100. In più ci si è messa un finale di Europa League persa contro il Siviglia di Unai Emery (!) a Basilea e qualche eliminazione sorprendente in FA Cup e Carling Cup.
Il Liverpool però è andato avanti per la propria strada, ha seguito il proprio progetto e sofferto lungo il cammino, cosa che dovremo essere bravi a fare anche noi.
In questi sei mesi alla guida del Club, Mikel Arteta ha già ridotto il divario da “galassia” a “oceano”, tanto da farci tornare a credere che avremmo potuto fare risultato ad Anfield, dopo aver sconfitto il Liverpool all’Emirates Stadium e a Wembley; soffrendo, lottando, guadagnadoci magari quel colpo di fortuna indispensabile ma soprattutto credendoci, profondamente.
Ieri sera siamo usciti meritatamente sconfitti da Anfield ma siamo andati molto vicini ad uscirne immeritatamente imbattuti, con quell’occasione capitata sui piedi di Alexandre Lacazette: una partita come quella di ieri, che sulla carta sarebbe dovuta finire tanti a pochi per loro – come successo nel recente passato – è stata decisa da qualche episodio, favorevole al Liverpool: la mancata espulsione di Mané all’inizio, l’occasione fallita da Alexandre Lacazette e una respinta incerta di Bernd Leno, accoppiata ad una serie di disattenzioni difensive.
Da Anfield mi porto via la sensazione che la squadra ci crede e che l’allenatore è di quelli bravi davvero.
Il resto del percorso dipende dalle prossime mosse che farà il Club per rinforzare la squadra: una scelta giusta di proietta in cima, una scelta sbagliata ci riporta immediatamente alla casella di partenza.
Per ogni Karius che acquisteremo, faremo un passo nella mediocrità più assoluta; per ogni van Dijk che sapremo portare al Club, la terra promessa della Champions League sarà più vicina.
A Liverpool non sono cambiate le idee di Klopp ma la qualità degli interpreti: con Alisson al posto di Karius e van Dijk al posto di Sakho, la squadra si è trasformata.
Le idee sono buone ma possono diventare eccellenti solo se messe in pratica dai giocatori giusti.