
Il ghanese, prelevato dall’Atletico Madrid per 45 milioni di sterline, arriva a Londra all’ultimo giorno di mercato, quando l’affare sembrava ormai dato per morto.
IL PROFILO
Fisicamente incontenibile, Thomas Partey viene spesso considerato – a torto – un centrocampista difensivo, mentre in realtà è un giocatore capace di svolgere molto bene entrambe le fasi: potente e relativamente veloce, il ghanese è un ottimo interno di centrocampo che, in poche falcate o attraverso un passaggio tra le linee, può trasformare l’azione da difensiva in offensiva e spostare il baricentro della squadra di trenta metri.
Il malinteso viene dal fatto che Thomas Partey è stata spesso utilizzato in chiave difensiva nel 4-4-2 di Simeone, accanto al più offensivo Saúl, mentre all’Arsenal potrebbe occupare un ruolo più avanzato: in un ipotetico 4-3-3, infatti, il ghanese occuperebbe la posizione di centro-destra, con Granit Xhaka o Dani Ceballos regista arretrato e Bukayo Saka o Willian sul centro-sinistra, con maggiore licenza di attaccare.
Grazie alla sua potenza e alla sua fisicità, il ghanese sarebbe fondamentale per garantire l’equilibrio tra difesa e attacco, sopperendo alle lacune fisiche sia di Granit Xhaka che Dani Ceballos, entrambi lenti in fase di recupero e in difficoltà sui palloni alti.
Così fosse, la catena di destra sarebbe finalmente all’altezza di quella di sinistra: Héctor Bellerín-Thomas Partey-Nicolas Pépé infatti garantiscono un ottimo mix di velocità, forza e tecnica.
Come detto, però, Thomas Partey non è solo muscoli: il ghanese ha un’ottima capacità di svincolarsi dal pressing avversario grazie ad un grande controllo del corpo e del pallone. Quasi impossibile spostarlo quando protegge palla, difficile levargli il pallone mentre lo controlla con il destro, il suo piede preferito. Restano però un paio di difetti da limare: il primo è una certa tendenza a prendere qualche rischio in fase di palleggio, dal momento che cerca quasi sistematicamente il passaggio in verticale anche quando le linee di passaggio non sono pulite, il secondo invece è la scarsa incisività in zona gol, un aspetto che potrebbe migliorare sensibilmente se schierato in una posizione più avanzata, rispetto a quella occupata a Madrid.
I suoi numeri con la maglia della nazionale ghanese, infatti, parlano di dieci gol in 27 presenze e sono ben diversi di quelli all’Atletico Madrid, dove i gol sono 12 in 132 partite.
Un altro difetto che Thomas Partey dovrà correggere in fretta, data la classe arbitrale inglese, è l’irruenza quando effettua un contrasto: regolarmente tra i giocatori che accumulano più cartellini gialli nella Liga, il ghanese potrebbe pagare dazio, ora che la Premier League non è più quel campionato duro che era una quindicina di anni fa.
Alcuni dei suoi interventi potrebbero apparire ben più gravi di quanto siano, soprattutto se ci si mette d’accordo il VAR, quindi aspettiamoci qualche brutta sorpresa – almeno agli inizi.
Detto questo, con l’arrivo di Thomas Partey aggiungiamo forza e fisicità ad un centrocampo ancora troppo leggero e compassato, qualità che ci mancavano terribilmente.
It’s time to Part(e)y!