Il triangolo no! Almeno, non a lungo termine.
Subito può risultare intrigante ma col passare del tempo i casini superano il piacere…

Con l’arrivo di Thomas Partey, attualmente impegnato con la nazionale ghanese, il centrocampo dell’Arsenal potrà contare sulla potenza vera, quella selvaggia che permette di spazzare via l’avversario e che manca dai tempi di Patrick Vieira.

Non so voi, io non vedo l’ora di vederlo in campo e lasciare che a giudicare siano i miei occhi, anziché i freddi numeri di StatsBomb o il giudizio di un esperto di calcio spagnolo.

Sarò onesto, l’unica volta che l’ho osservato giocare è stato nella doppia semifinale di Europa League contro l’Atletico Madrid, quando ha dovuto fare il terzino dopo l’espulsione di Vrsaljko, e ne conservo un ricordo preciso: da lì non si passava.

Uno contro uno, due contro uno, palla rasoterra, palla alta…le prendeva tutte lui. Al di là di quello, quella sera ad impressionarmi è stata la facilità con la quale si lasciava alle spalle i nostri, dopo aver recuperato il pallone: un leggero tocco in avanti, un’accelerazione e non ce n’era per nessuno.

Per caratteristiche, Thomas Partey può giocare sia da mediano che da centrocampista centrale, garantendo un rendimento eccellente in entrambe le fasi di gioco; non è ancora chiaro se Mikel Arteta vorrà schierarlo in ruolo più difensivo oppure più libero di svariare, di certo il suo nome non mancherà mai dalla formazione titolare e questo ci porta dritti al punto: chi altri giocherà assieme a Thomas Partey? In quale sistema di gioco?

Al momento i titolari a centrocampo sono quasi sempre Granit Xhaka e Dani Ceballos, sia che la squadra giochi con il 4-3-3 che con il 3-4-3, tuttavia le cose potrebbero cambiare molto presto…

Il 3-4-3

Nella formazione ibrida di Mikel Arteta, i due centrocampisti devono garantire uno sbocco affidabile all’uscita del pallone dalla nostra area di rigore, proteggere la linea difensiva e soprattutto fare in modo di approfittare dell’inferiorità numerica dei terzini avversari, diretta conseguenza della posizione dei nostri attaccanti esterni e dei nostri tornanti.

La ragione per la quale il 3-4-3 ci ha regalato così tante soddisfazioni contro le grandi squadre deriva dalla disciplina di Granit Xhaka e Dani Ceballos, bravi a costruire gioco con le catene formate da Kieran Tierney, Ainsley Maitland-Niles e Pierre-Emerick Aubameyang o Rob Holding, Héctor Bellerín e Willian, rispettivamente.

I due si alternano bene in fase di costruzione, si applicano in fase difensiva e hanno sviluppato una buona intesa, anche se raramente sono protagonisti durante la medesima partita perché tendono a scambiarsi i ruoli in funzione dell’avversario: quando l’uno è il bersaglio preferito del pressing, l’altro si ritrova a toccare molti più palloni e ad essere il fulcro del gioco.

Una bella intuizione di Mikel Arteta, che però ha mostrato evidenti limiti quando l’avversario ci lascia il pallone e che sembra destinata a lasciar spazio al più moderno 4-3-3.

Il 4-3-3

Se nel 3-4-3 l’onere di creare occasioni da gol ricade sui tornanti e sugli attaccanti esterni, nel 4-3-3 che lo spagnolo sembra voler mettere in opera è indispensabile avere almeno un giocatore dotato di creatività, dribbling e un discreto fiuto per il gol – pena diventare subito troppo prevedibili.

Non dobbiamo dimenticare infatti che l’acquisto di Houssem Aouar dal Lione era cosa fatta, prima che il fratello a agente del giocatore la sparasse grossa sul bonus alla firma, a conferma che il 4-3-3 sembra la strada per il futuro e che Mikel Arteta vuole aggiungere qualità al reparto.

Purtroppo l’affare non si è concretizzato e quindi ci troviamo con poche opzioni a disposizione, attenzione però a non cadere in tentazione e pensare che il trio di centrocampo sarà quello più ovvio, quello formato da Granit Xhaka, Thomas Partey e Dani Ceballos.

Sebbene sia Dani Ceballos che Thomas Partey possano, in teoria, garantire sganciamenti e sortite offensive, nessuno dei due ha un profilo simile a Houssem Aouar o un altro dei tuttocampisti moderni, quindi il centrocampo titolare comprenderà uno tra Bukayo Saka, Willian o Emile Smith-Rowe – in attesa di un rinforzo supplementare, magari già a gennaio.

Eccoci quindi  arrivati al momento della verità: chi verrà sacrificato tra Granit Xhaka e Dani Ceballos?

Lo svizzero ha giocato praticamente sempre da quando si è insediato Mikel Arteta, che ha fortemente voluto fargli cambiare idea circa il trasferimento all’Hertha Berlino; lo spagnolo, dal canto suo, è un giocatore passionale e tecnico, che non disdegna un bel contrasto e non molla mai, trascinando con sé i compagni.

Guardando ai numeri, i due offrono qualità decisamente diverse tra loro: lo svizzero ha uno stile più prudente che lo porta a bloccare più conclusioni avversarie ma recupera meno palloni e effettua meno intercettazioni  dello spagnolo, molto più intraprendente e quindi più soggetto a perdere il pallone ma allo stesso tempo capace di crea più occasioni da rete, tentare più palloni filtranti e toccare il pallone molte più volte nella metà campo avversaria.

È una questione di stile, insomma, più che di numeri e l’istinto mi suggerisce che Dani Ceballos sarà il prescelto.

Lo spagnolo infatti possiede il profilo migliore per giocare davanti alla difesa, grazie alla sua capacità di resistere al pressing avversario – cosa che manca terribilmente a Granit Xhaka – e alla sua ottima lettura in fase difensiva, che lo porta a recuperare molti palloni e intercettare i passaggi avversari con precisione chirurgica. 


Ci sono due aspetti di gioco nei quali Thomas Partey è incredibilmente superiore ad entrambi i nostri centrocampisti, ovvero la percentuale di duelli aerei vinti (71% contro il 45% di Granit Xhaka e il misero 26% di Dani Ceballos) e la percentuale di duelli a terra vinti (61% contro 50% e 52%), e in questo senso la fisicità di Granit Xhaka è meno indispensabile della tecnica di Dani Ceballos: il ghanese infatti è un giocatore molto più diretto e meno preciso coi piedi, però devastante fisicamente, quindi potrebbe sopperire alle lacune atletiche di Dani Ceballos molto meglio di quanto possa nascondere quelle tecniche di Granit Xhaka, troppo dipendente dal suo sinistro chirurgico e macchinoso quando riceve il pallone.

L’unico argomento che depone in favore dello svizzero è il fatto che Dani Ceballos sia tecnicamente un giocatore del Real Madrid, e che quindi farne un perno del sistema di gioco è oggettivamente rischioso, ma tutti gli indizi suggeriscono che sarà lo spagnolo a spuntarla.

Il mio triangolo preferito quindi vedrebbe Dani Ceballos in regia, Thomas Partey a destra e Bukayo Saka a sinistra (in attesa di Houssem Aouar): voi come la vedete?

@ClockEndItalia

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