Dovevamo vincere e lo abbiamo fatto, anche se abbiamo sudato più del necessario.

La sfida interna contro il Dundalk ci ha visti piegare la resistenza degli irlandesi, non senza fatica, soprattutto grazie alle prestazioni dei giocatori usciti dalle nostre giovanili.
Un’occasione perfetta per passare in rassegna i nostri gioiellini, prodotti del vivaio e non, e provare a capire che tipo di aiuto potranno portare al progetto.

AINSLEY MAITLAND-NILES

Sembra un veterano, dall’alto delle sue 106 presenza ufficiali con la nostra maglia, eppure non va dimenticato che ha da poco compiuto 23 anni.
Anche ieri, come in tante altre occasioni, è sembrato a tratti svogliato, arrabbiato, indolente: forse sperava in un posto a centrocampo, il ruolo che ritiene più naturale, ed è rimasto sorpreso nel vedersi schierato ancora una volta in posizione di tornante di sinistra.
Peccato, perché nei momenti in cui ha deciso di giocare davvero ha dimostrato di essere nettamente superiore agli avversari e a molti compagni di squadra: a livello fisico e tecnico non ha nulla da invidiare a tanti professionisti più decantati, però ogni volta dà l’impressione di non dare il 100% come potrebbe; a volte, guardandolo giocare, sembra che tutto sia fin troppo facile e che quindi si adagi un po’, aspettando un momento più “all’altezza” delle sue qualità.
Ieri sera avrebbe potuto mettere in croce due o tre avversari diretti ma ha preferito accontentarsi, una politica che a lungo termine potrebbe costargli la carriera all’Arsenal.

JOE WILLOCK

L’esatto opposto di Ainsley Maitland-Niles, a livello mentale: Joe Willock non molla mai.
Dei tre Willock, tutti calciatori, è sempre stato considerato il meno talentuoso eppure eccolo qua, promosso in prima squadra all’Arsenal mentre il fratello Chris – quello forte – è al QPR in prestito dal Benfica e Matty, il terzo, è al Gillingham.
È difficile inquadrare uno come Joe Willock, perché il suo calcio è fatto di momenti e di ritmo; d’istinto mi fà pensare ad Aaron Ramsey, un giocatore tatticamente difficile da collocare ma capace di spostare gli equilibri di una partita con un inserimento senza palla o una conclusione da lontano.

Joe Willock è un centrocampista vecchio stampo eppure estremamente moderno, per come sa giocare tra le linee: non parlo solo dello spazio tra il centrocampo e l’attacco ma anche quello tra la zona centrale e quelle laterali, dove spesso riesce a trovare angoli di passaggio perfetti.

Joe Willock è il dinamismo che manca al nostro centrocampo monodimensionale, la variabile impazzita che porta scompenso nei ranghi avversari e apre linee di passaggio o di tiro che non esistevano.

Il problema, per Joe Willock, è che tanto del lavoro che fa non si nota, perché il pallone finisce ad altri: come succedeva anche ad Aaron Ramsey, il merito va a qualcun altro ma il lavoro importante lo fa lui, trascinando avversari fuori posizione.

La sua intesa con Nicolas Pépé, ieri sera, è stata sensazionale: era lui a venire incontro all’ivoriano e permettergli di abbandonare quella maledetta linea laterale per accentrarsi, verso zone dove il suo sinistro può far male; era lui ad offrire triangolazioni e passaggi in profondità, grazie a movimenti perfetti, ed è stato lui a seguire l’incursione dell’ex giocatore del Lille e raccogliere il pallone in area, prima di concludere in maniera eccezionale.

A questo Arsenal servono il dinamismo e l’anarchia di Joe Willock, però a Joe Willock servono continuità e maggiore cattiveria: ieri sera avrebbe dovuto segnare un altro gol, dopo aver lasciato sul posto due difensori nell’area piccola, ma si è fermato ad ammirarsi anziché concludere – e ha perso l’attimo.

Una cosa che Aaron Ramsey non ha mai fatto e che lo ha reso così speciale.

REISS NELSON

Si è preso i giusti applausi, ieri sera, ma va detto che ha iniziato a fare il funambolo quando le gambe degli avversari sono diventate pesanti.
Nel primo tempo lo si è visto meno, purtroppo: ha iniziato in maniera timida, come fa troppo spesso, e non ha aiutato la squadra a scardinare la linea difensiva avversaria, lui che possiede un dribbling e una capacità di cambiare ritmo e direzione eccezionali.

Voglio di più, da Reiss Nelson: voglio più intraprendenza, più coraggio, più cattiveria.

Ha i numeri per essere un’ottima carta da utilizzare a partita in corsa e dovrebbe rappresentare una minaccia ben più reale per Nicolas Pépé e Willian, tutt\’altro che irresistibili, ma Reiss Nelson continua a restare ai margini, a giocare sporadicamente.

Tra poco più di un mese compirà 21 anni, un’età che simbolicamente lo trasformerà da ragazzo ad adulto, quindi dovrà imparare a gestire le aspettative e prendersi con la forza ciò che vuole, per la sua carriera: ha un contratto in scadenza nel 2023 e rischia di scivolare in fretta nella categoria dei “sacrificabili”, a meno di non dimostrare di saper aggiungere concretezza al proprio gioco.

È un passo molto difficile da compiere, un gradino sul quale sono scivolati tanti altre giovani promesse prima di lui.

EDDIE NKETIAH

Ecco un altro che ha già capito che il mondo del calcio è spietato: Eddie Nketiah il guerriero.
Il suo fisico sembra suggerire il contrario, però se lo guardate bene vedrete che l’attaccante non è disposto a farsi mettere i piedi in testa da nessuno – avversari o compagni di squadra.

È salito alla ribalta con una doppietta in Carling Cup contro il Norwich e poi ha continuato a fare quello che sa fare meglio: segnare.

Mi è capitato più volte di pensare che Eddie Nketiah sa “solo” fare gol, salvo poi correggermi perché saper fare gol è un’arte difficile da insegnare, spesso è un istinto.

Essere al posto giusto nel momento giusto è una qualità che pochi attaccanti possiedono e Eddie Nketiah, a 21 anni, è già ad un livello superiore: la maggior parte dei suoi gol sembrano facili perché deve solo accompagnare la palla in rete ma tutto quello che avviene prima, tutta la fase di smarcatura e movimento dentro l’area di rigore, è estremamente complicato.

Ieri sera Eddie Nketiah si è procurato due occasioni da gol nitide e ne ha trasformata una, aprendo le marcature; guarda caso, in  entrambe le occasioni si trovava esattamente dov’è finito il pallone, là dove doveva essere.

Impossibile non pensare alle occasioni mancate da Alexandre Lacazette nelle ultime settimane, alcune delle quali ci sono costate punti importanti, e non chiedersi: se ci fosse stato Eddie, al suo posto?

Credo sia giunto il momento di dare maggior fiducia al giovane attaccante e vedere dove ci portano il suo fiuto e la sua incredibile capacità di crearsi occasioni da gol.

FOLARIN BALOGUN

Pochi minuti ma già l’impressione di avere davanti un giocatore che potrebbe fare il grande salto: potente fisicamente ma veloce, l’anglo-statunitense mi ha impressionato per la struttura fisica, già da adulto a dispetto dei 19 anni compiuti da poco.

Mi sbaglierò ma questo attaccante potrebbe bruciare le tappe e fare male alla concorrenza, perché appare già molto più sviluppato di tanti coetanei e non sembra per niente fuori posto, tra i grandi.

Mi ha ricordato la prima volta che ho visto giocare Mario Balotelli, un ragazzino tra i grandi eppure già perfettamente capace di assorbire l’urto, e penso che lo vedremo in campo più spesso, soprattutto in coppa.

Resta da scogliere il nodo del contratto, in scadenza l’estate prossima, ma se Mikel Arteta l’ha mandato in campo deve aver avuto qualche rassicurazione in merito.

BUKAYO SAKA

È il più giovane della compagnia eppure già il più quotato.

Terzino, tornante, ala, centrocampista, a sinistra come a destra, il gioiello più luccicante di Hale End è un punto fermo per Mikel Arteta e ha già debuttato con la nazionale maggiore.

Resta da vedere quale diventerà la sua posizione definitiva ma la sua presenza nell’XI titolare non è più in dubbio; credo che da grande farà il centrocampista, quello che riceve palla e in un decimo di secondo si è già girato ed è al limite dell’area, mentre l’avversario lo rincorre in evidente affanno, ma potrebbe essere un’ala vera e propria o perfino un tornante, tanto è bravo e intelligente.

Bukayo Saka è il nostro Ansu Fati, il nostro Jadon Sancho, il nostro talento precoce che non ha tempo di aspettare di crescere, talmente è superiore ai coetanei.

GABRIEL MARTINELLI

L’infortunio al ginocchio ce l’ha fatto un po’ dimenticare ma che giocatore, il nostro Gabi!
Per come lo vedo io, diventerà un centravanti fenomenale ma mi sta bene che faccia l’esterno d’attacco, imparando i trucchetti del mestiere da Pierre-Emerick Aubameyang.

Velocità, forza e soprattutto una ferocia fuori dal normale, della quale farebbero bene a prendere appunti sia Ainsley Maitland-Niles che Reiss Nelson, che lo hanno portato a mettere a segno 10 gol nella sua stagione d’esordio in Inghilterra, in provenienza dalla quarta divisione brasiliana.

Il suo rientro è previsto per l’inizio dell’anno nuovo, però servirà tempo per vederlo di nuovo al meglio quindi vi prego, vi prego non saliamo subito alle conclusioni.

Sperando che non perda la velocità che gli abbiamo visto sfoderare a Stamford Bridge, è destinato a farci divertire e a spaccare in due le difese avversarie – travolte dalla sua potenza e dalla sua determinazione.

EMILE SMITH-ROWE

Troppi infortuni…ma che talento!

Corsa, dribbling, cambi di direzione, un gran senso del gol e grande freddezza nello scegliere l’ultimo passaggio, Emile Smith-Rowe possiede tutte le qualità del centrocampista moderno e potrebbe diventare un tassello importante in questa squadra.

Ha bisogno di un pizzico di fortuna e tanta fiducia, cosa che Mikel Arteta sembra ben disposto a concedergli non appena sarà pienamente recuperato.

Se tutto va secondo i piani, lo vedermo in campo contro il Molde e potremo farci un’idea di quanto potrà contribuire alla causa: nella stagione d’esordio ha segnato cinque gol in dieci partite, regalando anche un paio di assist, la speranza è che possa riprendere da dove aveva lasciato.

In un centrocampo tecnicamente povero, i suoi piedi e la sua visione di gioco sono i benvenuti e ci permetterebbero di fare un bel salto nel passato, quando il palleggio era il nostro forte e gli avversari correvano a vuoto.

WILLIAM SALIBA

Eh si, c’è anche lui!

Il difensore 19enne è già considerato tra i migliori giovani difensori in circolazione ed è un candidato credibile per raccogliere il testimone da David Luiz, trovando posto accanto a Gabriel.

Stiamo ancora aspettando di vederlo giocare, con Mikel Arteta e il Club particolarmente cauti nel gestirlo, ma ormai sembra solo una questione di tempo prima che Wilo possa finalmente farci vedere di che pasta è fatto.

Qualcuno ha sollevato dubbi sulla tenuta mentale di William Saliba, passato dal Club di casa a Saint-Étienne all’Arsenal e forse impreparato a così tanta pressione, ma a parlare sarà solo il campo, una volta che Mikel Arteta lo riterrà pronto.

Già incredibilmente più maturo della maggior parte dei coetanei, dovrà imparare a gestire i ritmi della Premier League e l’aggressività degli avversari, oltre al fatto di accumulare una cinquantina di partite a stagione; per quanto mi riguarda, gli concedo volentieri il primo anno per ambientarsi ed adattarsi, dopodiché sono certo che vedremo un ottimo difensore.

Eccoli qui, i nostri 9 pischelli in attesa di diventare colonne dell’Arsenal: la maggior parte di loro la perderemo per strada, purtroppo, ma sono ottimista circa tre di loro.

Quali? Provate ad indovinare…

@ClockEndItalia

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