Lavagna Tattica / Leeds v Arsenal


“Il calcio visto come solo gli esperti sanno fare, ma con la passione dei tifosi”

La home page di Calcio Tactics ha il merito di mettere le cose in chiaro, fin da subito, e di mantenere quanto promette: non si viene investiti da una valanga di numeri e percentuali ma, al contrario, le statistiche si fondono con il racconto della partita, o di un giocatore, per meglio spiegarne le dinamiche.
Un piccolo angolo di paradiso, dove si parla di calcio con il giusto mix di lucidità e trasporto, mentre altrove si strilla e si parte alla caccia di click, costi quel che costi.

Ho avuto il piacere di parlare con Benedetto Greco, match analyst professionista e fondatore di Calcio Tactics e abbiamo deciso di guardare la partita contro il Leeds e io, da profano, ho provato a calarmi nei panni di un match analyst e proporre a Benedetto gli spunti tattici che ho trovato più interessanti.

Com’è andata, scopritelo da voi…

IL MODULO

Ah, i bei tempi in cui si poteva dire che la squadra giocava con il 4-4-2 e la storia finiva lì.

Scherzi a parte, è stato interessante osservare come si è comportava la squadra in possesso, in transizione e senza palla.

Andrea: piccola rivoluzione di Arteta, che manda in campo i suoi con un 4-3-3. Aubameyang schierato da centravanti, Willian largo a sinistra e Pépé a destra. Willock è il guastatore con compiti offensivi, Ceballos e Xhaka i due interni. Difesa a quattro abbastanza standard. L’espulsione di Nicolas Pépé ha obbligato Mikel Arteta a schierare la squadra con un 4-4-1, sacrificando Joe Willock per inserire un esterno di ruolo, Bukayo Saka.

Benedetto: Le partite contro le squadre di Bielsa sono sempre difficili da interpretare. L’allenatore argentino ha un modo così peculiare di giocare difensivamente che spinge i suoi avversari a cercare nuove soluzioni offensive, a volte anche a pensarci troppo. Arteta ha scelto di togliere dall’undici iniziale Lacazette, provando a mettere Aubameyang in una zona centrale del campo. Non è servito a molto in realtà questo 4-3-3, mascherato da 4-2-3-1, con Willock e il capitano della squadra a scambiarsi spesso di posizione.


LO STILE DI GIOCO
Tiki-Taka, Route One, Salida Lavolpiana, Catenaccio: tutti termini coi quali sto pian piano diventando amici. Con occhio assolutamente ingenuo, ho provato a capire quali fossero le preferenze di Mikel Arteta e quanto di quello che è successo in campo fosse stato pianificato in anticipo. SPOILER ALERT: troppo!

Andrea: Dietro è Gabriel ad incaricarsi di far partire l’azione, mentre in mediana Ceballos e Xhaka si alternano nel venire a cercare il pallone. L\’intenzione sembra quella di trovare Willian e Pépé sulla trequarti, in posizione interna, per sfruttare la sovrapposizione del terzino oppure l\’inserimento centrale di Willock, favorito dalla tendenza di Aubameyang ad attaccare la profondità. L\’inferiorità numerica ha rimescolato le carte, con l’Arsenal molto compatto nel 4-4-1 e Aubameyang ancora più isolato: per assurdo, la squadra è stata molto più pericolosa nel secondo tempo, anche se ad onor del vero si è trattato di giocate individuali più che di una vera strategia.

Benedetto: Beh bravo Andrea, hai detto più o meno tutto tu. Anche io ho avuto la paradossale sensazione che l’Arsenal fosse più pericoloso nel secondo tempo che nel primo, in realtà una sensazione avvalorata dai dati. Secondo Understat, i Gunners hanno accumulato 0,18 Expected Goals nel primo tempo, e 0,53 Expected Goals nel secondo tempo. Gli XG sono una metrica che misura la pericolosità dei tiri effettuati. Evidente quindi che nonostante sulla pianificazione della gara, sicuramente qualcosa non è andata, nella lettura invece qualcosa è migliorata…

TOP & FLOP

Perché abbiamo giocato così male? Cos’ha funzionato e cosa no?

Andrea: da dove cominciare? Quando ci sono così tanti metri tra centrocampo e attacco, è difficile costruire gioco. In fase di non possesso manca coordinazione nel pressing, anche in questo frangente i reparti sono troppo lontani. Unica nota positiva il lavoro di copertura di Dani Ceballos e Granit Xhaka in mediana, davvero troppo poco. Il canovaccio nella ripresa è stato lo stesso, appesantito dall’inferiorità numerica. La difesa si è mostrata solida, soprattutto grazie all\’aiuto di Reiss Nelson e Bukayo Saka sulle fasce, bravi ad abbassarsi e convergere verso il centro, per chiudere i due corridoi tra centrali difensivi e terzini.

Benedetto: All’Arsenal manca chiaramente qualcosa a centrocampo. Ieri era assente Partey, che in effetti nei piani di Arteta era l’uomo che poteva fare filtro e dare qualità alla squadra da dietro, ma deve entrare in forma e si è ancora adattato al massimo al gioco del tecnico spagnolo. Il problema principale dell’Arsenal è la pressione. Fatta male, con i tempi sbagliati, con la squadra che non accompagna bene e crea degli enormi buchi fra i reparti. Nella gara di domenica il Leeds una volta superata la prima pressione, portata dagli attaccanti dei Gunners sui difensori di Bielsa, riusciva a sviluppare moltissimo a campo aperto. In un calcio in cui impostare da dietro è prioritario, bisogna saper pressare bene con i propri giocatori offensivi, oppure cambiare impostazione mentale. Non credo però che questo sia nei progetti di Arteta però, che proverà ad insistere fino a trovare una forma migliore per i suoi giocatori. Nel frattempo però le altre corrono… e nelle prossime settimane arriveranno Wolves e Tottenham…

CONCLUSIONI

È stata una bella partita? Non saprei. Averla guardata con occhio distaccato è stato un esercizio molto faticoso, ci è voluta tanta concentrazione per mantenere una visione d’insieme e non guardare sempre dov’era il pallone. La TV limita parecchio, in questo senso, perché troppo spesso le inquadrature sono strette su quel che succede al portatore di palla.

Di tutto ciò che ho imparato stasera, la più evidente è che mi manca l’Emirates Stadium: mi manca vedere i movimenti senza palla di questo o quel giocatore, mi manca osservare come comunicano tra loro, mi manca provare ad indovinare quale sarà la mossa successiva di ogni squadra.

Andrea: prendiamoci questo punto e torniamo a casa a lavorare. Nemmeno il cambio di modulo e l\’utilizzo di Pierre-Emerick Aubameyang in posizione di centravanti hanno palliato gli evidenti limiti offensivi della squadra, che fatica ad entrare sulla trequarti avversaria e sceglie di scavalcare sistematicamente il centrocampo.

Benedetto: Per come ho imparato a vederle ed analizzarle, anche uno 0-0 nasconde tanti aspetti interessanti. A me è sembrata una bella partita, il Leeds forse avrebbe meritato di più, ha sprecato molto e preso 3 legni… ma si sa, this is football. L’Arsenal è un continuo cantiere aperto, facendo un discorso in generale e non solo sulle ultime gare, a me sembra che tutti gli allenatori degli ultimi anni non siano riusciti a risolvere un dilemma che molti colleghi vorrebbero avere. Far giocare Aubameyang insieme a Lacazette, o tenere fuori uno dei due? L’ex Dortmund è una macchina da reti, che si è inceppata a mio parere da quando viene confinato sulla fascia sinistra e da quando la risalita del campo non è così fluida come sembrava essere alla fine dello scorso campionato, mentre Lacazette potrebbe aiutare moltissimo la squadra con la creatività negli ultimi 25 metri (visto che Arteta di Özil non vuole proprio sentirne parlare).
Paradossalmente gli uomini mi sembra che ci siano, ma devono essere scelti in maniera coerente e debbono scendere in campo con idee chiare. In particolare a livello offensivo sono tante le frecce all’arco di Arteta, e a centrocampo parecchie le soluzioni anche per cambiare modulo (da 4-3-3 a 4-2-3-1, ma anche un ritorno alla difesa a 3, se si vuole dare stabilità alla manovra da dietro). Da simpatizzante storico dei Gunners sono un po’ preoccupato perché le pretendenti ai posti importanti della classifica in Premier mi sembrano tutte ben più avanti come costruzione del gioco, ma si sa che andiamo incontro ad una stagione pazza e possiamo aspettarci di tutto.

Giocare a calcio è semplice, giocare un calcio semplice è la cosa più difficile, per citare Johan Cruyff.

Grazie all’Arsenal ma soprattutto grazie a Benedetto, l’ho imparato sulla mia pelle!

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