La data di non ritorno si avvicina e d’improvviso ritorno ai pomeriggi passati ad attendere invano che un potenziale nuovo acquisto dell’Arsenal ricevesse il tanto agognato Work Permit per poter essere tesserato; troppi trasferimenti saltati, troppe delusioni, troppe gemme dell’est europeo e del sudamerica a cui è stato impedito di vivere un sogno.
Eccoci di nuovo qui, vent’anni dopo, grazie alla Brexit.
È di ieri un comunicato stampa estremamente dettagliato che spiega come sarà il calciomercato, una volta che il Regno Unito non farà più parte dell’Unione Europea: come qualsiasi altro lavoratore straniero, un calciatore in provenienza da un Paese straniero dovrà ottenere un Governing Body Endorsement al fine di poter ottenere il diritto a giocare in Premier League o Football League e per ottenerlo dovrà accumulare almeno 15 crediti.
I criteri sono piuttosto semplici:
PRESENZE INTERNAZIONALI (Giovanili e Nazionale maggiore)
Dispiace vedere che si premia ancora un certo elitarismo, perché un giocatore con appena il 30% di presenze in una Nazionale nel Top 10 avrà il suo bel GBE, mentre un titolare fisso in una Nazionale oltre il 51esimo posto otterrà appena 2 crediti.
Un giocatore come Thomas Partey, ad esempio, vale meno di una riserva dell’Austria, degli Stati Uniti o del Venezuela.
PRESENZE CON IL CLUB (Campionato, Coppe Nazionali e Continentali)
CLUB DI APPARTENENZA (Risultati Nazionali e Continentali)
Secondo il modello ideato dalla Football Association, infatti, il solo far parte di una squadra che finisce sul podio di uno dei cinque maggiori campionati europei porta in dote almeno 5 punti, oltre un terzo di quelli richiesti per ottenere il lasciapassare.
Ancora una volta, sarà molto più complicato per i giocatori che provengono ad esempio da 2. Bundesliga, Ligue 2 o La Liga 2, considerate alla stregua del campionato austriaco, ceco, svizzero e la Major League Soccer americana, a prescindere da prestazioni, talento e risultati.
Le linee guida sono chiare e non posso dire di essere entusiasmato dall’ennesimo esempio di miopia gestionale: ottenere la libera circolazione è stato un risultato storico e credevo, ingenuamente, che fosse ormai un diritto acquisito – ed invece eccoci qui a parlare di nuove chiusure e nuovi giri di vite.
Il calciomercato post-Brexit sarà più burocratico e meno poetico, con le sue tabelle a punti e un Exceptions Panel a decidere in maniera puramente soggettiva chi, non essendo arrivato ai fatidici 15 crediti, potrà comunque ottenere un GBE.
C’è un’ultima, sanguinosa decisione che mi ha lasciato di stucco: ogni Club potrà tesserare un massimo di sei giocatori U21 (limitato a 3 per la finestra di mercato di gennaio) e sarà vietato acquistare giocatori U18.
Con queste regole, l’Arsenal e la Premier League non avrebbero mai potuto ammirare Cesc Fàbregas, Nicolas Anelka, Alex Song, Gaël Clichy e tanti altri giovanissimi, prelevati quando ancora minorenni e cresciuti a Hale End.
Come spiega Arseblog meglio di me, privare tanti giovani di un’esperienza così formativa è una follia, perché anche coloro i quali non dovessero sfondare nel calcio professionistico avrebbero accumulato un tale bagaglio culturale tale da uscirne infinitamente più ricchi.
Invece, in nome di un non meglio specificato orgoglio nazionale, ci ritroviamo a fare un enorme passo indietro e isolare ulteriormente la Gran Bretagna – già di per sé un’isola, con tutti i limiti che ciò comporta – dal resto del continente.
Così ha deciso il popolo britannico e al resto d’Europa non resta che adeguarsi, compresi i Club di calcio: l’Arsenal sarà pronto per un tale cambiamento?