Decisione ineccepibile, visto il comportamento dello svizzero, e improvvisamente la mente torna ad un altro momento negativo, con protagonista il centrocampista elvetico: la sostituzione, i fischi, i gestacci al pubblico in risposta alla contestazione e la maglia sfilata e gettata a terra.
Quel giorno, oltre alla fascia da capitano, Granit Xhaka sembrava aver perso anche il privilegio di indossare la prestigiosa maglia dell’Arsenal, sembrava non potesse esserci ritorno dopo quell’episodio. Lo svizzero, invece, complice l’arrivo sulla panchina di Mikel Arteta, ha trovato il modo di rientrare in squadra e ricostruirsi un’immagine agli occhi dei tifosi – molti dei quali rimasti comunque scettici.
Ieri sera, con quell’espulsione, Granit Xhaka ha molto probabilmente commesso il suo ultimo errore in maglia biancorossa.
Oltre che stupido e imbarazzante, quel gesto folle ha cambiato completamente le dinamiche della partita, arrivando in un momento in cui stavamo premendo con continuità nella metà campo del Burnley e sembravamo avvicinarci sempre di più al gol del vantaggio e – forse – della svolta.
Tale lo scorpione della favola del Pañcatantra, l’elvetico ha mostrato di nuovo la sua vera natura di giocatore che reagisce in maniera scomposta quando sotto pressione – il contrario di quanto dovrebbe fare un veterano, per di più con aspirazioni da capitano.
Noi povere rane, dai tifosi ai compagni di squadre e al manager, stiamo affondando per aver creduto che uno scorpione potesse trasformare la propria natura ed essere qualcosa che evidentemente non è.
Non si può nemmeno parlare di tradimento, perché uno scorpione rimarrà per sempre uno scorpione ma Mikel Arteta ora ha l’obbligo di fare in modo che non succeda mai più – nè con Granit Xhaka, né con qualsiasi altro scorpione in seno alla squadra.
Il veleno non può circolare all’interno di quell’organismo in difficoltà che è il nostro spogliatoio, finirebbe inevitabilmente per ucciderlo.