Da quando è entrato in prima squadra grazie a Unai Emery, il prodotto del nostro vivaio ha occupato cinque posizioni diverse: terzino sinistro, tornante sinistro, ala sinistra, ala destra e mezz’ala sinistra.
Per ogni posizione che ha occupato, Bukayo Saka ha (quasi) immediatamente trasmesso la sensazione di essere pronto a diventare la prima scelta: da terzino, quando ha sostituito Sead Kolašinac, si è subito fatto apprezzare, così come in posizione di tornante – tanto da spingere Mikel Arteta a disegnare uno schieramento su misura per esaltarne le qualità; lo stesso si può dire per la posizione di interno di centrocampo, come a Brighton quando da solo ha provato a tenere a galla la squadra, e in seguito da ala destra, posizione che ormai sembra destinata ad essere la sua in maniera definitiva.
Non è un caso, né una questione tecnica o fisica, il segreto di Bukayo Saka è nella testa: un giocatore della sua intelligenza non s’incontra tutti i giorni, ancor meno così giovane.
L’uso che fa del suo corpo, quando difende il pallone e gira attorno al proprio avversario, è degno del miglior Clarence Seedorf e a ciò riesce ad aggiungere l’agilità tipica di un’ala, un mix che lo rende molto difficile da contenere.
La continuità di rendimento, poi, è da marziano: mai deludente, pochissime le partite anonime, spesso decisivo quanto e più di tanti compagni esperti, nella scia di quanto sapeva fare un certo Francesc Fàbregas Soler, che alla sua età era già uno dei migliori in Europa.
Da solo, durante un mese e mezzo di traversata del deserto, ha tenuto a galla la squadra a suon di prestazioni coraggiose e ispirate, facendo sfigurare chi, per esperienza e ruolo, avrebbe dovuto caricarsi i compagni sulle spalle.
Bukayo Saka, a 19 anni, non solo è già l’elemento intoccabile di una squadra come l’Arsenal ma è uno dei talenti più promettenti dell’intero panorama mondiale.
Mi perdonerete se ammetto di aver finito i superlativi.