Cul de Sac

C’era una volta il Cul de Sac, una strada chiusa per i francofoni ma in Italia la definizione coniata per un fattore ritenuto determinante per le vittorie del Milan di Sacchi, a cavallo tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90.
Ci vuole anche quello, in fondo. Ci vuole…fortuna.

Contro il Manchester United, sabato sera, abbiamo avuto fortuna.

Pur avendo difeso alla grande, pur avendo interpretato la partita benissimo, pur avendo limitato al massimo il loro giocatore più pericoloso, siamo stati ad un paio di centimetri da una sconfitta che ci avrebbe tagliato le gambe perché sostanzialmente immeritata.

Se Cavani avesse centrato lo specchio della porta come avrebbe dovuto, nemmeno il Super Leno che stiamo ammirando da qualche settimana avrebbe potuto salvarci e il Manchester United sarebbe tornato a casa con tre punti pesantissimi.

Non avremmo avuto nulla da esibire, in termini di punti, a fronte di una prestazione gagliarda, di quelle che meritano una ricompensa. Quando questa ricompensa non arriva, il morale finisce sotto i tacchi e per una squadra come la nostra, che ha già sofferto psicologicamente a causa di una serie di prestazioni e risultati deludenti, avrebbe ricevuto una mazzata forse fatale.

Invece quel pallone capitato sui piedi dell’uruguaiano è andato a morire a lato della nostra porta e la partita è finita con un giusto pareggio.

Qualcuno di voi potrebbe obiettare che la punizione di Alexandre Lacazette finita sul palo e il piedone di Maguire a bloccare un gol sicuro di Nicolas Pépé siano stati episodi sfortunati ma l’occasione avuta da Edinson Cavani è un’altra cosa: parliamo un pallone calciato da pochi passi, quasi senza marcatura, con il portiere già fuori causa – un pallone che 999 volte su 1’000 finisce in fondo al sacco, anche se calciato male o deviato.

Abbiamo bisogno di questa buona stella, abbiamo bisogno che le cose girino un po’ a nostro favore perché, in questa disperata rincorsa ad un posto in Europa che sembrava definitivamente fuori portata un mese fa, non basteranno le nostre qualità e le nostre energie.

Nei prossimi 27 giorni giocheremo 7 partite tra Premier League e Europa League, in media una ogni 4 giorni, tutte complicate: per cominciare, domani andiamo a casa dei Wolves, poi dovremo affrontare l’Aston Villa in trasferta, il Leeds in casa, due volte il Benfica intervallate dal Manchester City in casa ed infine il Leicester in trasferta.

Per uscire vivi da questo periodo terribile serviranno l’organizzazione, la coesione, la solidarietà e la maturità viste dalla partita contro il Chelsea in poi ma non basteranno: dovremo essere premiati per ogni mezza occasione creata, dovremo essere risparmiati da infortuni intempestivi e accompagnati da un po’ di sano culo.

Dovremo cercarlo e stimolarlo, questo “fattore C”, e sperare di riuscire ad ottenerlo perché senza saremo perduti.

Quello stesso Cul de Sac che ha accompagnato Arrigo Sacchi e tutti gli allenatori vincenti della storia del fùtbol.

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