Mikel Arteta non è un mago delle sostituzioni, ormai sembra chiaro.
Anche ieri, in occasione della bella vittoria contro il Leeds, i cambi effettuati dal tecnico spagnolo hanno avuto un effetto negativo sull’andamento della partita.
Un peccato veniale contro i Whites di Marcelo Bielsa, surclassati per oltre un’ora e puniti con quattro gol e tante azioni pericolose, ma una colpa ben più grave in altre partite, come quelle contro Wolves e Aston Villa.
Mikel Arteta ha optato per la soluzione più scontata, quella che quasi tutti gli allenatori avrebbero scelto, e ha pagato a caro prezzo l’approccio troppo conservativo. Per chi se lo ricorda, la stagione passata a Stamford Bridge era stato molto più coraggioso, in una situazione identica: dopo l’espulsione di David Luiz (ma dai!) aveva rinunciato a far entrare un difensore ed era stato premiato per il suo coraggio, con la squadra che ha acciuffato un pareggio tanto insperato quanto meritato.
Più preoccupante invece quanto successo a Villa Park, dove Mikel Arteta ha sabotato la squadra: prima togliendo Alexandre Lacazette per mettere Pierre-Emerick Aubameyang, poi spostando Nicolas Pépé da una zona del campo nella quale stava diventando sempre più pericoloso, in tandem con Bukayo Saka.
Ieri sera, con l’ingresso di Willian per Emile Smith Rowe e poi quelli di Mohamed Elneny e Rob Holding, abbiamo concesso troppo campo al Leeds, rischiando più di quanto avremmo dovuto, ma alla fine abbiamo portato a casa una bella vittoria.
Tutto ciò, però, non deve farci dimenticare due cose importanti: Mikel Arteta è un esordiente e, in quanto tale, sta imparando ma soprattutto lo spagnolo ha già dato lezioni tattiche a più di un collega, nonostante la relativa inesperienza.
Il suo Arsenal ha fatto impazzire sia i Wolves che i Whites, incapaci di trovare contromisure efficaci ai nostri attacchi e completamente in balia dei nostri movimenti e dei nostri scambi e in precedenza anche Liverpool, Manchester City e Chelsea, grazie al suo 3-4-3 a lungo indecifrabile per manager come Pep Guardiola, Jürgen Klopp e Frank Lampard, vittime dell’Arsenal ibrido di Mikel Arteta che ha portato a casa FA Cup e Community Shield.
Mikel Arteta sbaglierà ancora le sostituzioni ma sta indovinando tante cose, per le quali merita i nostri applausi: le sue scelte tattiche sono spesso azzeccate, il modo in cui le trasmette alla squadra impeccabile e la sua capacità di motivare la squadra davvero promettente. Non so quanti altri manager così giovani avrebbero saputo affrontare una pandemia, casi contrattuali spinosi e una serie di brutte prestazioni e risultati deludenti senza perdere lo spogliatoio.
Mikel Arteta lo ha fatto, con l’aiuto del Club, e nonostante le avversità è rimasto lucido, chiaro nella comunicazione (a parte la sfuriata con le percentuali…) e capace di mantenere in pugno un gruppo che annovera alcuni caratteri forti come David Luiz, Granit Xhaka e Pierre-Emerick Aubameyang.
Come perdoniamo qualche battuta a vuoto a Bukayo Saka, Emile Smith Rowe o Gabriel Martinelli, possiamo perdonare a Mikel Arteta qualche cambio completamente sbagliato…a patto che impari in fretta!