Ora che ci si gioca la qualificazione tra andata e ritorno, ora che i margini d’errore sono quasi azzerati, ora che aleggia lo spettro, eccitante e spaventoso allo stesso tempo, di supplementari e rigori, l’Europa League assomiglia ad una competizione alla quale vale la pena partecipare.
Peccato si sia messo di mezzo il Covid-19 a complicare i piani, però da una parte aggiunge un pizzico di folklore alla sorella meno fortunata della Champions League, quella che cerca invano di farsi bella e farsi notare dai notabili del paese, finendo però con l’essere inevitabilmente trasparente agli occhi di tutti.
La gara di andata, in trasferta, la giochiamo a Roma: normale.
Spiace vedere che l’Arsenal è a Roma ma nessun tifoso italiano potrà essere presente per sostenere la squadra. Lascia l’amaro in bocca essere lì a due passi eppure così lontani da giocatori che, quando va bene, possiamo vedere dal vivo un paio di volte a stagione.
Peccato non poter far niente del genere, potremo farlo dal divano e continuare a credere che, per qualche strano motivo, i giocatori sentano davvero le nostre indicazioni tattiche gridate alla TV e si adeguino di conseguenza.
(Ri)comincia l’Europa League, ricomincia il leggero friccichio del dentro o fuori e soprattutto ricomincia la disperata rincorsa alla Champions League, il sacro Graal, l’obiettivo ultimo di ogni Club d’Europa.
Amiamo così tanto l’Europa League da volerla conquistare per non averci mai più a che fare.