Qualificatio Isterica

La citazione è vecchia, i più giovani tra di voi non avranno la minima idea di cosa stia parlando.

Andatevi allora a riguardare “Amici Miei: atto II” e poi mi ringrazierete…
Ieri sera abbiamo acciuffato la qualificazione agli ottavi di finale di Europa League grazie ad un gol al minuto 86, confezionato dalla ditta Saka&Auba: dopo aver combinato per il gol del momentaneo vantaggio, i due si sono trovati di nuovo per quello che ha allontanato molti spettri e forse salvato la carriera di Mikel Arteta.

Nonostante il Benfica, nell’arco delle due partite, abbia segnato solo grazie ad un rigore generoso, un calcio di punizione regalato e un retropassaggio assassino di Dani Ceballos, abbiamo sfiorato l’impresa di essere eliminati: perché abbiamo sofferto così tanto?
Ho trovato svariati motivi, per alcuni dei quali ho una spiegazione mentre per altri sono ancora qui a grattarmi la testa.

Il primo motivo, forse il più evidente, e la nostra difficoltà nello spezzare due linee difensive molto vicine tra loro: ieri sera, quando eravamo alla disperata ricerca di un gol che ci rimettesse in partita, siamo caduti nella vecchia abitudine di mandare un esterno sul fondo, buttare un pallone in area e pregare.

Ora, quando l’avversario ha la difesa schierata e tu hai un solo uomo in area di rigore è già quantomeno  pretenzioso pensare di poter far gol, se in più il tuo unico uomo in area è Pierre-Emerick Aubameyang, ecco che da pretenzioso a folle il passo è brevissimo; così, mentre Kieran Tierney si bruciava i polmoni con una serie di sovrapposizioni ravvicinate, nessuno dei nostri centrocampisti si preoccupava di attaccare l’area di rigore, almeno per provare a portare un po’ di scompiglio.

Martin Ødegaard, Willian e Bukayo Saka se ne stavano a ridosso dell’area di rigore, con Granit Xhaka e Dani Ceballos non lontani, mentre il povero Pierre-Emerick Aubameyang era solo in mezzo ad un mare di maglie nere.
 


Il cross in area non sembra essere l’arma giusta per una squadra come la nostra, tant’è che il gol del pareggio è arrivato quando il redivivo Willian, anziché sparare il pallone a centro area, ha effettuato il tanto caro
cutback, dal quale è nata la rasoiata di Kieran Tierney che ha dato il via alla rimonta.

Pur non essendo il mio stile d’attacco preferito, non ho nulla contro gli spioventi in area ma diciamo che funziona meglio quando porti tre o quattro giocatori a saltare – come dimostrato dal gol decisivo di Pierre-Emerick Aubameyang: mentre Bukayo Saka pennella il suo cross, infatti, in area assieme al gabonese ci sono Alexandre Lacazette, Willian e Granit Xhaka, così da obbligare la difesa avversaria a controllare più opzioni ed essere meno tranquilla.
 

Tra andata e ritorno abbiamo fatto più del necessario per portare a casa una qualificazione tranquilla, eppure non abbiamo saputo trasformare in gol il dominio territoriale e il maggior numero di occasioni da gol create, un altro problema che in Europa rischia di costarci molto caro.

Sono sicuro che anche voi avete ancora negli occhi le due occasioni sprecate da Pierre-Emerick Aubameyang all’andata, grazie alle quali avremmo vissuto una gara di ritorno ben più serena, così come gli orrori difensivi che ci sono costati una gol tragicomico e tanti capelli bianchi.

Dobbiamo limitare al minimo gli errori gratuiti, ad ognuna delle estremità del campo, oppure il nostro cammino europeo durerà molto poco: oltre al retropassaggio di Dani Ceballos, infatti, ricordo una cattiva comunicazione su una situazione di palla lunga che per poco non ci è costata un gol, mentre all’andata lo spagnolo si è trasformato in salvatore della patria quando è andato a chiudere una situazione di tre contro due nell’area piccola, ad una manciata di secondi dall’intervallo.


Serve maggiore personalità in campo, è necessario che i giocatori – almeno quelli più esperti – siano sempre in comunicazione con i compagni e che si prendano la responsabilità dei palloni vaganti, delle situazioni poco chiare e si facciano carico di anticipare potenziali pericoli, anziché restare a guardare.

Allo stesso modo, giocatori come Emile Smith Rowe, Martin Ødegaard e Granit Xhaka dovrebbero prendersi qualche rischio in più in fase di rifinitura, anziché accontentarsi del passaggio più sicuro; il norvegese, in particolare, ha una visione di gioco ed un piede sinistro tali da poter osare molto di più, rispetto a quanto visto.

Ha giocato bene entrambe le partite ma la mia impressione è che possa incidere molto di più, soprattutto quando si tratta di pescare un compagno in profondità: sia all’andata che al ritorno ha mandato in porta Pierre-Emerick Aubameyang con due filtranti eccezionali e lo stesso aveva fatto contro l’Aston Villa, quindi spero che possa presto incrementare il numero di passaggi tra le linee ed essere maggiormente protagonista – prendendo esempio magari da Bukayo Saka.

Il sorteggio di Nyon ci ha riservato la nostra nemesi europea per eccellenza, l’Olympiacos: i greci saranno pronti ad approfittare di ogni minimo errore, come fatto durante la scorsa edizione, e non perdoneranno passaggi a vuoto come quelli visti contro il Benfica.

Per tornare alla citazione iniziale, mi piacerebbe che questa squadra riuscisse a concedersi tante altre zingarate europee, da qui alla fine della stagione…

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