The Life of Pablo

Nei tifosi di calcio, quelli purosangue, a volte può mancare razionalità.
In quelli dell’Arsenal poi, la calma e la razionalità sono due termini non presenti nelle pagine del vocabolario.

Chi invece ha avuto pazienza è Pablo Marí. 

Nato in una piccola città vicino Valencia, è cresciuto nella cantera del Mallorca, arrivando a debuttare nel calcio professionistico a 17 anni sotto la guida di Micheal Laudrup, allora allenatore dei maiorchini. È però con la maglia del Gímnastic di Tarragona che si fa notare dagli scout del Manchester City, all’epoca al lavoro per formare un gruppo di giocatori da far crescere al Granada, società con cui avevano stretto accordi.

Quella di Pablo ed il City di Guardiola non potrà mai essere definita un’esperienza calcistica, piuttosto un’operazione finanziaria speculativa. Mai visitato il centro di allenamento di Manchester, mai incontrato Guardiola o il suo staff, mai stretto la mano ad un calciatore dei Citizens. Una carriera vissuta con la valigia in mano: Girona prima, NAC Breda poi ed infine il Depor dove si impone anche come leader. Con lui in difesa la squadra subisce pochissime reti [terza difesa meno battuta del campionato] ma fallisce la promozione in Liga a favore dell’Osasuna e del Granada.

Intanto, dall’altra parte del Globo, il Flamengo cede Léo Duarte al Milan ed individua in Marí il rimpiazzo perfetto da piazzare in difesa con Rodrigo Caio. “Era un’offerta difficile da rifiutare – dirà poi Pablo Marí ai media spagnoli. Volevo vincere e con la maglia dei Mengão è stato possibile”
Subito nei cuori di compagni e tifosi. A suon di prestazioni super, record difensivi infranti e gol decisivi – culminati con la vittoria del Brasilerao e della Copa Libertadores.

Una bravura nell’impostare, nel fare uscire palla e nel gioco aereo che attirò le mire di Mikel Arteta e di Edu Gaspar, alla ricerca di una stabilità offensiva mancante nella piramidale ricostruzione dei Gunners.

Arriva a Londra – in prestito – in una fredda sera di Gennaio dopo una trattativa sfiancante tra i componenti del direttivo del Flamengo ed i rappresentanti dell’Arsenal. A tranquillizzare l’ambiente ci pensò un tifoso all’aeroporto di Antônio Carlos Jobim di Rio, scattando una foto proprio di Pablo Mari in compagnia di Edu.

Arrivo a Londra, foto di rito, prime dichiarazioni e prima partita all’Emirates, purtroppo da spettatore. Bisognerà aspettare la trasferta di Fratton Park in FA Cup per vederlo in azione.

Ai tifosi saltano subito all’occhio le sue qualità, ma anche la sua lentezza. 
Sarà per questo che abbia ricordato un po’ a tutti Per Mertesacker?

Dopo i novanta minuti con il Portsmouth, arriva la conferma in campionato. Contro il West Ham parte di nuovo titolare, disputando l’intera partita. Nessuno si aspettava che quella sarebbe stato l’ultimo match dell’Arsenal prima del lockdown.
Alla ripresa del campionato, tre mesi dopo, Pablo Marí è ancora nell’XI titolare. Purtroppo ci rimarrà poco perché dopo aver falciato Sterling e faticato a contenere Mahrez, sarà costretto ad uscire per un brutto infortunio alla caviglia.

Tre mesi di stop e la permanenza a Londra in forte dubbio.

Dubbio scacciato da Arteta che a fine campionato chiede la permanenza del difensore che viene riscattato dal club brasiliano. Dopo una lunghissima riabilitazione torna in campo nelle due sfide di Europa League contro il Rapid Vienna (segnando anche una rete) ed il Dundalk, prima di prendersi la scena contro il Chelsea.
In una partita cruciale per i Gunners – che col senno di poi si rivelerà fondamentale per via del cambio di modulo con l’introduzione del numero dieci – Marí disputa un buon match, nonostante un cartellino giallo ed un rigore causato.

Titolare anche una settimana dopo a Brighton. L’Arsenal vince e non subisce gol. 
Titolare in casa del WBA, l’Arsenal vince e non subisce gol. 
Titolare in FA Cup contro il Newcastle, l’Arsenal vince e non subisce gol.

Finalmente diventa sempre più chiaro del perché Pablo Marí fu scelto come rimpiazzo di Chambers e Mustafi. È un difensore venuto fuori tardi, che il calcio a grandi livelli non lo ha mai masticato, ma ha fatto tanta gavetta. Nel suo apice della carriera ha dovuto fare i conti con un brutto infortunio ed un rientro complicato per via della pandemia globale che ha impedito che il processo di riabilitazione si effettuasse nel migliore dei modi.

Oggi Pablo Marí è un difensore affidabile ed il match contro il Leicester di settimana lo ha ulteriormente dimostrato. Ha colmato un vuoto, quella della bravura nel gioco aereo, che al Nord di Londra manca da troppi anni.

Da oggetto misterioso a sicurezza. 
Il sacrificio, la tenacia ed il saper aspettare sono virtù che hanno permesso tutto ciò.

È La vita di Pablo, un continuo lottare.

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