Paralleli Scomodi

Pierre-Emerick Aubameyang come Mesut Özil? Meglio tapparsi le orecchie.
La prestazione anonima fornita contro il West Ham ha sollevato un vecchio dibattito: cosa fare con il gabonese?

Il parallelo con la caduta verticale di Mesut Özil subito dopo la firma del rinnovo faraonico propostogli nel 2018 è emerso con prepotenza nel weekend e torna a galla ogni volta che il capitano delude, sul campo.

Ci sono diversi però, in questa storia: il primo, probabilmente il più evidente, è che il gabonese resta un giocatore determinante, a differenza del tedesco.

Mesut Özil ha letteralmente smesso di giocare poco dopo il triennale da oltre venti milioni l’anno, molto per colpe sue e in parte per i cambiamenti in panchina e in società; Pierre-Emerick Aubameyang, invece, non ha mai smesso di fare gol a prescindere dai moduli e dalle situazioni.

Pur essendo questa la sua peggior stagione in termini realizzativi, l’ex attaccante del Borussia Dortmund ha messo lo zampino in un quarto dei gol totali segnati dalla squadra e resta la miglior arma offensiva che abbiamo a disposizione.

Il problema, per Pierre-Emerick Aubameyang, è che quando gioca male gioca davvero male: inutile (se non dannoso) in fase di palleggio, poco efficace in fase difensiva e nullo nel gioco aereo, il gabonese non offre nulla alla squadra e finisce con l’essere l’uomo in meno.

Questa stagione sembra soffrire di cali di forma inabituali per la sua carriera e purtroppo quando non è in forma le sue lacune diventano fin troppo evidenti, come visto contro il West Ham e altre volte in passato.

Ciò però non vuol dire che Pierre-Emerick Aubameyang abbia abbandonato la barca, che si accontenti di incassare lo stipendio o che voglia remare contro, quindi ci andrei piano con i paralleli.
Questo problema esula completamente dalla sua situazione contrattuale ed è stata una costante in tutta la sua carriera, non solo all’Arsenal.

L’altro problema di Pierre-Emerick Aubameyang è la fascia di capitano al braccio, che non sembra andargli granché bene: sarà perché ci si aspetta che il capitano corra, sbraiti, indichi, incoraggi e gesticoli ma il gabonese non sembra proprio indicato per il ruolo.

Il muso lungo quando le cose non girano, i richiami a volte troppo palesi verso i compagni e l’apparente svogliatezza non sono i segnali che ci si aspettano da un capitano, quindi è quasi inevitabile che il suo atteggiamento finisca sotto i riflettori.

Non credo che Pierre-Emerick Aubameyang sia necessariamente un cattivo capitano, credo però che potrebbe fare di più e dare un esempio migliore ai propri compagni di squadra.

Purtroppo in questa squadra manca terribilmente un capitano vero, vuoi perché alcuni dei senatori hanno tendenza a perdere la testa (Granit Xhaka, David Luiz), perché altri non hanno il carisma (Pierre-Emerick Aubameyang, Héctor Bellerín, Alexandre Lacazette, Thomas Partey) o perché alcuni non hanno l’esperienza (Kieran Tierney, Gabriel), quindi la scelta è caduta sul giocatore più decisivo.

Una scelta che non mi è mai piaciuta e che forse non piace nemmeno a Pierre-Emerick Aubameyang.

Infine, l’altro grosso problema del capitano è la sua umoralità, che ne definisce le prestazioni in maniera quasi infantile: gli errori di troppo a casa dell’Olympiacos e l’esclusione contro il Tottenham lo hanno buttato giù e in genere, quando succede, ha bisogno di un episodio favorevole per ripartire.

Era già successo in dicembre, quando il gol contro il Southampton aveva interrotto un digiuno sembrato infinito, e dovrà succedere ancora perché il gabonese possa tornare a sorridere e quindi segnare gol.

Sono convinto che presto rivedremo il Pierre-Emerick Aubameyang di un mese fa, della tripletta al Leeds, del gol al Benfica e di quello contro il Burnley, perché Pierre-Emerick Aubameyang sa fare gol come pochi altri in Europa.

Purtroppo per lui, sa fare solo gol e quando non la butta dentro sembra perso, in quelrettangolo verde.

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