Facciamo Chiarezza

Che brutta prestazione.
Nulli in fase offensiva, incapaci di tenere il pallone, senza strategia (apparente) per colpire in contropiede.

Di gran lunga la peggior prestazione della stagione, giustamente punita da un Liverpool superiore in tutto.

C’è una cosa che continua a ronzarmi in testa, quando ripenso alla partita di sabato sera: qual era il piano?

Quando ho visto la formazione iniziale, sono rimasto perplesso davanti alle scelte di Mikel Arteta – soprattutto quelle che riguardavano l’attacco: leggere il nome di Alexandre Lacazette associato a quelli di Nicolas Pépé e Pierre-Emerick Aubameyang mi ha confuso, perché i profili sono così diversi tra loro che era difficile intuire quale fosse la strategia scelta dallo spagnolo.

Avere Alexandre Lacazette al centro dell’attacco significa voler giocare corto con il pallone a terra; avere Pierre-Emerick Aubameyang e Nicolas Pépé sulle fasce invece puntare sui palloni lunghi e contropiede.

Delle due, l’una.

Fare entrambe le cose non è possibile – soprattutto contro il Liverpool.

Purtroppo il campo ha confermato fin troppo bene il concetto, con Roberto Firmino a dare una lezione di falso nueve ad Alexandre Lacazette e i due terzini dei Reds che non hanno fatto nessuna fatica a controllare i loro diretti avversari, ai quali non è arrivato il benché minimo pallone giocabile.

Le critiche più feroci sono state indirizzate a Pierre-Emerick Aubameyang, ancora una volta evanescente e reo di non aver fatto abbastanza per lasciare il segno sulla partita.

Tutto vero ma non esattamente sorprendente, almeno per coloro i quali hanno visto giocare il gabonese prima che arrivasse a Londra.

Non si può chiedere a Pierre-Emerick Aubameyang di tenere palla, partecipare alla manovra o battersi sui palloni aerei, non è nelle sue corde; per natura è un attaccante che non si vede finché “non è troppo tardi” per i difensori e generalmente il pallone finisce in rete.

È raro che Pierre-Emerick Aubameyang abbia giocato bene se non ha fatto gol, insomma, perché è bravo quasi esclusivamente in quello.

Continuare a schierarlo insieme ad Alexandre Lacazette è dannoso per lui, per l’attaccante francese e per la squadra, che per larghi tratti sembra giocare con un uomo in meno, dato lo scarso apporto del gabonese in qualsiasi altra zona del campo che non sia l’area di rigore o le immediate vicinanze ad essa.

Curiosamente, le due uniche occasioni da gol che abbiamo creato (se vogliamo chiamarle così) sono state propiziate proprio da Pierre-Emerick Aubameyang, che ha confezionato il cross per il colpo di testa di Nicolas Pépé e combinato con Cédric in occasione della conclusione a rete del portoghese.

Credo sia ora, per Mikel Arteta, di fare chiarezza circa il modo in cui vuol far giocare la squadra e ciò significa scegliere tra Pierre-Emerick Aubameyang e Alexandre Lacazette.

Non si tratta di una scelta senza appello ma è fondamentale decidere che se gioca uno, l’altro deve accomodarsi in panchina.

In alcune partite sarà importante avere un punto focale in attacco, capace di chiamare a sé gli inserimenti dei trequartisti, e a volte invece sarà più utile attaccare la profondità e giocare in verticale.

Quando il centravanti prescelto sarà Alexandre Lacazette, quelli che si muovono attorno a lui dovranno garantire una certa sicurezza tecnica, una capacità di partecipare alla manovra che Pierre-Emerick non ha: ci sono Emile Smith Rowe, Martin Ødegaard, Bukayo Saka e Willian per quel ruolo, quindi non ha molto senso continuare ad insistere con il gabonese come centrocampista esterno.

Quando invece là davanti ci sarà Pierre-Emerick Aubameyang, la composizione della trequarti (in un ipotetico 4-2-3-1) può variare maggiormente perché il gabonese dovrà semplicemente dettare un passaggio in profondità e in squadra abbiamo abbastanza piedi buoni per pescarlo in zone pericolose.

È una scelta forte ma necessaria al fine di evitare altre brutte prestazioni come quella di sabato sera.

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