L’Arsenal, rinnegando in blocco i propri princìpi, ha confermato ufficialmente di essere tra i membri fondatori della neonata European Super League, competizione che dovrebbe spodestare la UEFA Champions League e stravolgere la fisionomia del calcio europeo.
Assieme a Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Juventus, Milan, Inter, Manchester United, Chelsea, Manchester City, Liverpool e Tottenham, i Gunners hanno lanciato questo nuovo progetto che non prevede retrocessioni e non necessita qualificazioni – almeno per i fondatori – e promette di riunire il gotha del calcio continentale in un campionato da giocarsi in settimana, mentre i campionati nazionali continueranno regolarmente nei weekend.
Più soldi per chi già ne ha tanti e pace per quei poveracci i quali, attraverso investimenti mirati e un duro lavoro di programmazione, riescono a far cadere i (presunti) giganti dal proprio trespolo dorato.
Attaccatevi al tram, cari Leicester di questo mondo.
Di fatto, non appena questa nuova competizione diventerà realtà ci ritroveremo con i concetti stessi di competizione e merito buttati nel cesso perché i Club come il nostro parteciperanno alla European Super League a prescindere dalla posizione in classifica.
Ammesso che non ci buttino fuori a calci – e spero tanto lo facciano non appena inizia la European Super League – la Premier League non sarebbe altro che una sessione di allenamento tra una partita europea e l’altra, con il rischio tra l’altro d’inficiarne pesantemente l’andamento perché, a differenza della European Super League, il campionato prevederà ancora le retrocessioni e quindi chiunque affronti una della squadre “secessioniste” si troverebbe di fronte una compagine senza motivazioni – l’antitesi stessa della sana e leale competizione.
Non ci trovo nulla di speciale nel partecipare ad una competizione su invito, distribuito in base a non meglio specificati meriti, e non mi trasmette nessuna sensazione particolare l’idea di sollevare un trofeo che non mi sono sudato per niente, quindi questo bel giochino potete tenervelo per voi.
Avesse avuto un briciolo di dignità, l’Arsenal avrebbe dovuto rifiutare di mischiarsi a questo progetto nauseabondo e mandare un segnale forte a i milioni di tifosi in giro per il mondo: il calcio è vostro, non dei ricconi annoiati in cerca di un brivido o di soldi facili.
Come alcuni colleghi, Vinai Venkatesham si è dimesso dal direttivo della ECA (European Clubs Association) e l’Arsenal ha lasciato ufficialmente l’associazione, rompendo de facto con l’autorità; non che UEFA, FIFA e compagnia meritino grandi elogi, per dirla tutta, visto come hanno deciso di riformare la Champions League dalla stagione 2024/2025: estensione a 36 squadre, campionato unico anziché gironi e inviti per “élite Club” che non fossero riusciti a qualificarsi sul campo sono tre aberrazioni degne della European Super League, ma una rottura totale non è mai un bene per nessuno.
Una caduta di stile che rievoca la furbata di sir Henry Norris del 1919, quando l’allora presidente riuscì a far entrare l’Arsenal (5° in Second Division) nella neonata First Division a 20 squadre (erano 18, fino ad allora) a discapito del Tottenham e che ha esacerbato la rivalità tra i due Club.
Una caduta di stile che difficilmente potrà essere recuperata perchè l’Arsenal, ancor più di altri Club che almeno sul campo ottengono successi, si atteggia a patetico Marchese del Grillo, e guardando fuori dal balcone dice “perché io so’ io e voi non siete un cazzo!”
Peccato che tecnicamente, da quasi vent’anni, siamo noi a “non essere un cazzo”, calcisticamente parlando: il titolo manca dal 2004, non vinciamo un trofeo continentale dal 1994 e siamo lentamente divenuti irrilevanti in Champions League, fino a non parteciparvici nemmeno più dal 2016.
Sipario.