“He wants to reinject the Arsenal DNA, an identity that is long gone”
Parole e musica (è il caso di dirlo…) di Daniel Ek, interpretate da Thierry Henry sugli schermi di Sky Sports.
L’attaccante francese, fresco di nomina nella Hall of Fame della Premier League, ha concesso un’intervista al suo ex datore di lavoro Sky Sports, durante la quale ha fatto qualche rivelazione sulla cordata messa in piedi da Daniel Ek, creatore e fondatore di Spotify, per acquistare l’Arsenal dalla Kroenke Sports Entertainment.
Pur priva di grosse sorprese, l’intervista ha permesso di sapere qualcosa in più sulle intenzioni dello svedese e dello stato della trattativa – se così si può dire – con la famiglia Kroenke: la prima offerta dovrebbe essere imminente ma sarà senz’altro rigettata a strettissimo giro di posta e Thierry Henry ha confermato che Daniel Ek è pronto ad andare avanti ad oltranza.
Soprattutto, Thierry Henry ha raccontato di come lo svedese abbia dapprima organizzato un incontro con lui, Dennis Bergkamp e Patrick Vieira, convincendoli della bontà e della genuinità dell’operazione, e poi abbia organizzato un incontro con l’Arsenal Supporters Trust durante il quale si è parlato del ruolo dei tifosi nel nuovo organigramma societario – qualora la compravendita andasse in porto.
A chi non piace l’idea di una rappresentanza dei tifosi nel direttivo del Club? A chi non piace la retorica dell’Arsenal DNA menzionata da Thierry Henry? A chi non piace una cordata che include tre dei giocatori più rappresentativi della nostras storia recente?
Tutto molto bello e soprattutto tutto molto alla moda.
Per quanto il direttivo dell’Arsenal oggi sia spoglio di individui che abbiano un vero legame con il Club, il più grande difetto di ognuno di questi personaggi è la competenza, non l’appartenenza.
Non voglio suonare cinico ad ogni costo ma le operazioni nostalgia non mi convincono quasi mai.
Anche senza scomodare il direttivo, basta guardare un po’ più in basso per capire che non sempre appartenenza fa rima con competenza: Edu deve ancora dimostrare di valere qualcosa in più dei suoi legami con Kia Joorabchian e Mikel Arteta fatica a convincere appieno i tifosi, divisi tra chi ci vede un ottimo tecnico al quale servono giocatori migliori e una copia sbiadita di Pep Guardiola, che del suo mentore sembra avere l’ossessione per il controllo ma non la sagacia tattica o le capacità motivazionali. Steve Bould come assistente non ha mai saputo ritagliarsi un ruolo preciso, Thierry Henry ha preferito gli studi di Sky Sports ai campi di Hale End e i per ora i soli Per Mertesacker e Freddie Ljungberg possono vantarsi di aver raccolto qualche successo, una volta scambiato il campo per un ufficio.
Cominciamo dal dare il potere a gente competente, qualsiasi sia la loro provenienza e appartenenza, il resto verrà da sé: Arsène Wenger non aveva nessun legame con il Club, prima di diventarne un’icona, ma aveva le conoscenze e i princìpi giusti per aiutare l’Arsenal a diventare un Club ancora più prestigioso.
Il reato più grande di questo gruppo dirigente e quello di aver scelto sempre le persone sbagliate, reiterando lo stesso errore per anni: la scalata di Ivan Gazidis, l’allontanamento di Sven Mislintat, la gestione della successione di Arsène Wenger, la fiducia cieca in Raúl Sanllehí e così via, fino alla European Super League e alle proteste dei tifosi.
Spero che Daniel Ek abbia un piano vero, che vada al di là della facile retorica di queste settimane