Come l’anno scorso, siamo riusciti a migliorare la nostra classifica all’ultima giornata.
A differenza dell’anno scorso, non abbiamo nessuna finale alla quale aggrapparci.
Potevamo essere qui a festeggiare il St. Totteringham Day e la qualificazione alla primissima edizione della European Conference League e invece terminiamo ottavi e fuori da qualsiasi competizione continentale
Se non essere riusciti a scavalcare un brutto Tottenham brucia sempre tanto, non partecipare ad una competizione europea di livello infimo come la European Conference League è un sollievo. Meno giovedì su campi minori dell’Europa di terza fascia, meno trasferte logisticamente complesse, più tempo per preparare le partite sono un netto vantaggio rispetto ad un montepremi che non sposterebbe di una virgola la nostra competitività sul mercato e la possibilità di giocarsi un posto nella prossima…Europa League.
No, grazie, l’European Conference League giocatela voi.
Finisce così un altro campionato anonimo, leggermente migliorato dalle cinque vittorie consecutive negli ultimi cinque turni (tra cui una vittoria a sorpresa a Stamford Bridge) ma comunque ben al di sotto delle aspettative. La vittoria interna contro il Brighton ha confermato l’ascesa di Nicolas Pépé, che termina la stagione esattamente come aveva finito quella passata, ovvero con la sensazione che il suo grande talento sia pronto ad esplodere definitivamente.
L’estate scorsa il Club aveva prelevato Willian dal Chelsea e rispedito in panchina l’ivoriano, chissà cosa s’inventerà questa volta Mikel Arteta per mettere i bastoni tra le ruote dell’ex giocatore di Angers e Lille. Mi preoccupa il fatto che Nicolas Pépé si esprima al meglio nella stessa posizione in cui Mikel Arteta è solito schierare Bukayo Saka, temo che lo spagnolo veda i due come alternative, più come potenziali compagni nell’undici titolare.
Ci sarà tempo e spazio per una review completa della stagione, per ora è meglio soffermarsi sulla grande forma dell’ivoriano, sulla riscoperta di Calum Chambers in versione terzino, su Thomas Partey che inizia a sentirsi a casa in Premier League e su Emile Smith Rowe che detta i tempi sulla trequarti, calzettoni abbassati come fosse ancora l’Inghilterra degli anni ‘70.
Un po’ di ottimismo c’è, è vero, perché alcuni giovani usciti da Hale End stanno dimostrando grandi qualità tecniche ma soprattutto mentali e perché da dicembre in poi stiamo mantenendo un gran media punti, tuttavia non ho ancora capito se Mikel Arteta saprà dare continuità (quella vera) per tutta una stagione.
La vittoria contro il Brighton e questo finale di campionato dovranno servire a fissare i capisaldi della prossima stagione: basta esperimenti, il modulo di base dovrà essere il 4-2-3-1 che ci ha permesso un’insperata risalita in classifica e da lì dovremo ricostruire nelle zone più sensibili – ovvero il centrocampo e la fascia sinistra in attacco. Pochi innesti ma mirati, di qualità assoluta, il tutto mentre lasciamo partire chi ha contratti onerosi e poco da offrire.
Senza competizioni europee abbiamo l’occasione di ridurre il numero di giocatori e il monte ingaggi, liberando spazio fisico ed economico per rinforzare la squadra e costruire un’ossatura solida e duratura.
Per favore, non buttiamola via questa volta.