Oggi Patrick Vieira compie 45 anni.
Quando è arrivato all’Arsenal, nessuno sapeva davvero cosa aspettarsi: altissimo, gambe lunghe e sottili, spalle relativamente strette per uno della sua stazza e cinque misere presenze con il Milan di Capello, che lo aveva prelevato dal Cannes.
Patrick Vieira, invece di arrivare all’Arsenal, sarebbe dovuto andare all’Ajax: era tutto fatto tra i Lancieri e il Milan, però Paddy non ha trovato l’accordo sull’ingaggio e allora è saltato tutto. A quel punto, è arrivato l’uomo ombra: mentre l’Arsenal era senza allenatore per via dell’esonero di Bruce Rioch, infatti, “qualcuno” ha caldeggiato gli acquisti dello spilungone di Dakar e di un altro centrocampista francese, Rémi Garde, sconosciuti ai più.
Quell’uomo ovviamente era Arsène Wenger, solo che allora nessuno lo sapeva.
Se nessuno sapeva veramente cosa aspettarsi da Patrick Vieira quando è arrivato, tutti si sono accorti della sua unicità non appena ha fatto il suo debutto: quando è entrato a metà del primo tempo per sostituire l’infortunato Ray Parlour, la partita contro lo Sheffield Wednesday è cambiata radicalmente (anche perché gli avversari sono rimasti in dieci) e Patrick Vieira è diventato il padrone assoluto del centrocampo, lasciando solo le briciole agli avversari.
Per uno che era appena sbarcato a Londra e stava giocando i primissimi minuti in Premier League, il suo impatto è stato incredibile e inaspettato, soprattutto considerando la pochissima esperienza accumuata fino a lì.
A Cannes aveva debuttato a 17 anni e a 19 era già capitano, però aveva messo assieme appena 61 presenze a completato una sola stagione intera, dal momento che il Milan lo aveva prelevato a metà della stagione 1995/95, quella che in realtà sarebbe dovuto essere quella della consacrazione in Francia.
A Milano era arrivato da giovane promessa ed era stato trattato come tale, spedito in Primavera e impiegato col contagocce: due presenze in campionato, di cui solo una da titolare, due in Coppa UEFA e una in Coppa Italia.
Arrivare all’Arsenal in questo contesto, entrare a partita in corso con la squadra sotto di un gol e cambiarne completamente il corso è qualcosa si speciale, che solo i giocatori speciali riescono a fare.
Ian Wright racconterà nella sua autobiografia che quel ragazzo alto e magro non aveva il fisico per fare il centrocampista, eppure Patrick Vieira non solo è diventato uno dei centrocampisti più forti della storia della Premier League ma ha rivoluzionato la figura del centrocampista in Inghilterra e in Europa, riuscendo ad unire la forza e la grazia come nessun altro.
Patrick Vieira era contemporaneamente il distruttore davanti alla difesa e l’architetto della manovra; era l’atletismo impareggiabile e la tecnica sopraffina; era il gregario e la stella; era il giovane prodigio e il trascinatore assoluto.
Quelli che non l’hanno mai visto giocare lo definiscono spesso un centrocampista difensivo semplicemente per via della sua forza ma Patrick Vieira aveva i piedi e la visione di gioco di un ottimo regista, oltre ad avere una falcata incredibile che gli permetteva di attraversare il campo in un lampo ed era quasi impossibile togliergli il pallone.
Quando oggi si parla di centrocampista box-to-box si pensa spesso ad un profil come quello di Aaron Ramsey, un centrocampista che s’inserisce in area e segna regolarmente, ma l’archetipo del B2B è proprio Partick Vieira, in grado di dominare ogni fase di gioco e ogni avversario.
Mi viene da ridere quando sento dire che “l’Arsenal non è mai riuscito a sostituire Patrick Vieira” perché Patrick Vieira semplicemente non si sostituisce; sarebbe come dire che il Barcellona non riesce a sostituire Lionel Messi o che il PSG non riuscirà a sostituire Kylian Mbappé.
Giocatori così non si sostituiscono perché non esistono sostituiti. Possono esistere dei surrogati più o meno credibili ma non esiste un altro Patrick Vieira.
Patrick Vieira era tutto, come nessun altro prima di lui e come nessun altro dopo di lui.