Thomas Partey cambia numero e passa dal 18 al suo amato 5.
Il vero cambiamento, però, Thomas Partey l’ha effettuato quando ha lasciato l’Atletico Madrid per sbarcare all’Arsenal.
Il Thomas Partey che è arrivato all’Arsenal non è lo stesso giocatore che scendeva in campo con la maglia dell’Atletico Madrid e temo che i giudizi negativi che gli sono stati affibbiati dopo la prima stagione a Londra siano figli di una cattiva comprensione del Thomas Partey centrocampista.
A Madrid, il ghanese veniva impiegato come interno di centrocampo o mediano e veniva limitato a compiti quasi esclusivamente difensivi, con i vari Koke, Saúl e soci ad accompagnare l’azione offensiva, mentre all’Arsenal è stato impiegato in un ruolo molto più completo ed offensivo.
Thomas Partey ha accettato di lasciare l’Atletico Madrid e accasarsi all’Arsenal per avere un ruolo più importante e passare da gregario a capitano, se mi passate l’analogia ciclistica.
Perché mai Thomas Partey avrebbe dovuto lasciare uno dei Club più competitivi di Spagna e d’Europa per accettare l’offerta dell’Arsenal, che aveva appena concluso il campionato all’ottavo posto e non vince il titolo da quasi vent’anni?
Perché mai l’Arsenal avrebbe investito così tanto per un giocatore il cui ruolo è probabilmente il più semplice dell’intero centrocampo?
Perché spendere 50 milioni di cartellino e oltre 8 milioni l’anno d’ingaggio all’anno per un Francis Coquelin o un Eric Dier?
Thomas Partey è molto più che un centrocampista difensivo e diventerà uno dei migliori dell’intera Premier League, sia in fase difensiva che in fase d’impostazione.
Con lui, abbiamo finalmente un centrocampista completo, capace di distruggere e costruire con eguale efficacia e possiamo arrivare nell’era moderna, dove non esiste più il tandem di centrocampo composto da un mediano e un regista.
A Madrid, Thomas Partey era spesso limitato ad un appoggio verso il compagno più avanzato oppure, più raramente, ad un cambio di gioco orizzontale.
Con Mikel Arteta, invece, il ghanese ha il compito di andare a prendere il pallone dai difensori – in alternanza con Granit Xhaka – e costruire la manovra.
La grossa differenza, tra i due, e che Granit Xhaka ha bisogno di ricevere il pallone con il corpo già girato verso la porta avversaria, mentre Thomas Partey possiede i mezzi fisici, tecnici e mentali per ricevere spalle alla porta e girarsi.
Una qualità non da poco, perché abbiamo visto spesso Granit Xhaka ricevere il pallone ed appoggiarlo subito all’indietro, per poi allargarsi e ricevere il pallone di nuovo e costruire l’azione. Una perdita di tempo prezioso, tempo che gli avversari spesso usano per tornare in posizione.
La velocità e l’audacia con cui Thomas Partey prova sempre a controllare il pallone verso l’avanti, cercando se possibile di saltare la prima linea di pressing, permettono all’Arsenal di velocizzare e verticalizzare la manovra:


In questo modo, Thomas Partey elude con un singolo movimento (o passaggio) il pressing avversario e costringe la squadra avversaria a rompere il proprio schieramento, con il risultato di creare maggiori spazi per l’attacco e dare impeto alla manovra. Il suo compare di centrocampo, Granit Xhaka, è bravissimo a fare altrettanto con le sue tipiche rasoiate tra difesa e centrocampo ma, come detto, non è capace di girarsi rapidamente quando riceve il pallone spalle alla porta.
Dei centrocampisti attualmente a disposizione di Mikel Arteta, Thomas Partey è l’unico a possedere questa qualità, che si è rivelata spesso decisiva per trovare rapidamente i compagni tra le linee, con Emile Smith Rowe, Bukayo Saka e Martin Ødegaard ad approfittare della situazione.
Thomas Partey ha ripetuto questo “giochino” a più riprese (con i Wolves, qui sotto) ma non sempre è riuscito nell’intento, il che ovviamente ha fatto arrabbiare più di un tifoso. Perdere il pallone in quella zona è estremamente pericoloso, ovviamente, ma i vantaggi sono troppo grandi per rinunciare a questa giocata. È lo stesso discorso che viene fatto per la costruzione dal basso: quando funziona è determinante per arrivare al gol, se qualcosa però va storto si finisce male.


Il ghanese, tuttavia, non disdegna scelte meno rischiose, quando necessario, e di è dimostrato particolarmente abile nei cambi di gioco, andando spesso a pescare gli esterni con grande precisione.
Una qualità che condivide con Granit Xhaka, anche se lo svizzero ha chiaramente un lato prediletto (il sinistro, ovviamente) e ciò lo rende più prevedibile rispetto a Thomas Partey.


Infine, e qui arriviamo probabilmente alla qualità più importante, Thomas Partey ha un visione di gioco sopraffina e la capacità tecnica di tagliare il campo in verticale con una velocità tale da cogliere impreparate le difese avversarie.
Dal momento in cui riceve il pallone e alza la testa, Thomas Partey è già nella posizione giusta per trovare il filtrante che manda in porta un compagno, lasciando ferma la difesa avversaria: l’esempio piu lampante è sicuramente il modo in cui ha lanciato Alexandre Lacazette per il gol del 3-0 contro lo Sheffield United ma non mancano altri esempi, anche se l’azione non è poi terminata nel modo sperato – come contro il Villarreal nella semifinale di andata dell’Europa League




In conclusione, Thomas Partey è il primo centrocampista dai tempi di Patrick Vieira in grado di dominare le due fasi.
Per quanto limitato dal non aver effettuato nessuna preparazione estiva, da qualche infortunio di troppo e da un periodo difficile per tutta la squadra, Thomas Partey è stato molto meglio di quanto le apparenze possano suggerire.
Chi si aspettava un mediano tutto muscoli e corsa sarà rimasto deluso, anche se il ghanese resta il una sicurezza in fase di recupero palla, ma potrebbe essere rimasto sorpreso dalle qualità tecniche del ghanese, rimaste nell’ombra a Madrid a causa del modo di giocare di Diego Simeone.

Per quanto Thomas Partey non appaia raffinato o elegante in fase di possesso palla, le sue qualità tecniche sono tanto evidenti e tanto importanti quanto le quelle fisiche, mai in discussione.
Ci sono e ci saranno momenti in cui il controllo del pallone non sarà perfetto e volte in cui ci farà venire un infarto perché sembrerà essersi allungato troppo il pallone, nello stesso modo in cui Patrick Vieira sembrava perdere il pallone, salvo poi attraversare il campo in una manciata di secondi.
Thomas Partey non è e non sarà mai Patrick Vieira ma finalmente abbiamo trovato un centrocampista davvero completo.
Ed è solo l’inizio…