Non credo sarò mai in grado di capire che giocatore è davvero Nicolas Pépé.
Campione, bidone, ala, attaccante, a destra, a sinsitra…in panchina…
Anche contro il Norwich, l’ivoriano ha alternato grandi giocate ad altre indegne di certi palcoscenici. Nonostante una miriade di controlli sbagliati e dribbling fini a loro stessi, è stato il più pericoloso dei nostri e l’istigatore del gol di Pierre-Emerick Aubameyang, risultato poi decisivo.
È difficile capire quale sia il ruolo di Nicolas Pépé in questa squadra e, più in generale, nel gioco di Mikel Arteta: la sua imprevedibilità serve come il pane ad una squadra perennemente a corto d’idee, però la sua incapacità di assicurare il possesso del pallone ci impedisce di mettere in pratica il juego de posición che vuole il manager spagnolo.
Pochi altri compagni di squadra riescono ad essere altrettanto letali negli ultimi venti metri e quasi nessuno, a parte forse Pierre-Emerick Aubameyang, è in grado di trovare la porta con la sua precisione e la sua continuità.
Da chi arrivano i gol, se togliamo Nicolas Pépé?
Bukayo Saka, Emile Smith Rowe e Martin Ødegaard hanno le qualità balistiche per garantire un buon numero di reti ma sparano quasi sempre sul portiere, esaltando l’estremo difensore di turno, mentre dietro di loro abbiamo i tiratori scelti (male) come Granit Xhaka, Thomas Partey, Mohamed Elneny e Albert Sambi Lokonga, che centrano la porta una volta su cento, con gli altri novantanove palloni che vanno cercati nel condominio di lusso che fu un tempo Highbury.
Nicolas Pépé, invece, quando colpisce in genere non lascia scampo – sopratutto se può penetrare in area da destra e liberare il sinistro a giro sul secondo palo.
Iperbolicamente parlando, bisognerebbe isolarlo completamente dal gioco per poi recapitargli il pallone sulla sua zolla preferita, così da minimizzare i rischi e massimizzare le qualità dell’ivoriano, un trattamento degno di un fuoriclasse assoluto quale evidentemente Nicolas Pépé non è.
In alternativa, Mikel Arteta potrebbe fargli vedere qualche video di Riyadh Mahrez, Raheem Sterling o magari farlo allenare un po’ di più assieme a Bukayo Saka, in modo da capire come bilanciare fantasia e controllo.
In una squadra che sta rapidamente prendendo una fisionomia be chiara, incentrata sulla veloce progressione del pallone fino alla trequarti e poi una pressione prolungata sulla difesa avversaria, Nicolas Pépé rischia di diventare la scheggia impazzita che disfa il lavoro dei compagni e ci espone al contropiede avversario, proprio mentre ci siamo sistemati sulla trequarti avversaria.
Al contempo, la sua inventività potrebbe fare da spartiacque tra un possesso sterile e una manovra incisiva e pungente, risultando decisiva per portare a casa le vittorie ed i punti di cui abbiamo bisogno.
Il suo gioco può passare da estremamente irritante a sbalorditivo nell’arco di un minuto, perfettamente in linea con il suo entrare ed uscire dalla partita con allarmante facilità.
Ci servono i suoi gol e i suoi assist ma i suoi dribbling sbagliati e i controlli approssimativi sono la nostra kriptonite. Che fare?
Aiutami a capire chi sei, Nicolas Pépé!