A Brighton abbiamo deluso, non c’è dubbio, ma la Luna resta lì, brillante.
Non è una Luna piena, non è una super Luna ma è bella luminosa – non dimentichiamolo.
È giusto ammettere che il Brighton ci è stato superiore per intensità e organizzazione, non credo ci sia nulla di cui vergognarsi perchè questa squadra farà lo stesso con molti altri avversari di scena all’AMEX Stadium, come ha già fatto in passato, per altro.
Possiamo guardare il dito e lamentarci di come la squadra non riesca ancora a trovare la giusta continuità, alternando ottime prestazioni ad altre ben più scialbe, o di come l’identità non sia ancora ben definita, oppure possiamo guardare la Luna e dirci che, obbiettivamente, l’inizio di campionato è stato l’eccezione, non la regola.
Possiamo dirci che le assenze di Gabriel, Ben White e Thomas Partey hanno pesato davvero tanto e che gli innesti di Takehiro Tomiyasu e Aaron Ramsdale hanno fatto davvero la differenza. Non erano solo scuse, insomma.
Il pareggio di Brighton, tutt’altro che scontato viste le condizioni atmosferiche e l’età media degli XI in campo, ci permette di arrivare alla pausa per le Nazionali con dieci punti su dodici a disposizione, tre clean-sheet su quattro partite disputate e una classifica che, pur deficitaria, ci vede a contatto con le posizioni europee, quelle che dobbiamo inseguire.
Avremmo meritato di perdere, abbiamo rischiato di vincere con due contropiede ben costruiti e ce ne torniamo a casa con qualche lezione importante per Mikel Arteta, sia in positivo che in negativo: questa squadra, anche se molto giovane, ha dimostrato di saper soffrire come gruppo ma, come abbiamo visto fin troppo bene, fatica a imporsi quando pressata in maniera costante e aggressiva. L’assenza di Granit Xhaka ha pesato più di quanto siamo disposti ad ammettere e pone un quesito importante per il futuro: come adattarsi da qui all’anno nuovo?
Per quanto il pressing del Brighton fosse compatto e ben organizzato, infatti, c’erano comunque enormi spazi tra il centrocampo e la difesa, specialmente sugli esterni; spazi che Bukayo Saka e Kieran Tierney avrebbero potuto sfruttare se l’uscita del pallone tra Takehiro Tomiyasu, Gabriel, Ben White, Thomas Partey e Albert Sambi Lokonga fosse stata appena più rapida e incisiva.
Con un Granit Xhaka in più, alcuni palloni avrebbero viaggiato radenti tra la nostra trequarti e la loro, in quella zolla di campo dove i nostri centrocampisti offensivi sanno fare la differenza. Martin Ødegaard ha toccato pochi palloni, risultando impalpabile, mentre Bukayo Saka si è trovato una sola volta in una situazione di uno contro uno con Burn, andando molto vicino a confezionare un assist al bacio per Pierre-Emerick Aubameyang.
Questione di dettagli, insomma, per i quali Mikel Arteta dovrà trovare i settaggi giusti in vista della ripresa. La sfida contro il Crystal Palace, tra due settimane, ci darà qualche indicazione utile a riguardo.
Nel frattempo restiamo concentrati sulla Luna.