Ian Wright! Wright! Wright!

Buon compleanno, Ian Wright! Wright! Wright!
Mi è impossibile pronunciare il nome di Ian Wright senza scandirne tre volte il cognome, come si faceva ad Highbury.

Oggi l’attaccante inglese compie 58 anni ed è doveroso celebrarne le diverse carriere e le diverse vite.

Prima di Thierry Henry, c’era lui: un attaccante incredibilmente completo, capace di segnare in tutti i modi umanamente possibili e di deliziare noi Gooners per sette indimenticabili stagioni, durante le quali ha fatto registrare 185 reti.

Ci è voluto Thierry Henry, appunto, per superare quel record ma l’impatto che Ian Wright ha avuto sull’Arsenal e sul calcio inglese va ben al di là dei numeri, perchè lui è stato l’eroe per eccellenza, il giocatore simbolo di una generazione che si è affacciata su Highbury in un momento di transizione e ha trovato in Ian Wright la propria stella cometa.

In quel periodo sospeso tra la lenta fine del ciclo d’oro di George Graham e l’avvento di Arsène Wenger, durante il quale i risultati sono spesso stati altalenanti, Ian Wright era l’unica costante in un Club altrimenti instabile, imprevedibile e a volte deludente.
A fare da contraltare ad una FA Cup (1993), una Coppa di Lega (1993) e una Coppa delle Coppe (1994) ci sono infatti un decimo ed un dodicesimo posto in campionato, una finale di Coppa delle Coppe persa malamente contro il Real Saragozza ed una Supercoppa Europea persa contro il grande Milan di Capello, troppo forte per quell’Arsenal.

In questo sali e scendi di prestazioni e risultati collettivi, Ian Wright ha continuato a trovare la rete con una continuità spaventosa: 26 gol alla prima stagione poi 30, 35, ancora 30, 23, di nuovo 30 ed infine 11, durante una stagione costellata d’infortuni ma conlcusa con quel titolo di campione d’Inghilterra che ha sempre rincorso ed una FA Cup in più, la seconda della sua carriera all’Arsenal. È un peccato che non abbia potuto lasciare un segno indelebile su quella cavalcata, in un Arsenal che stava per diventare inarrestabile e che stava per lanciare un ragazzino francese niente male, tale Nicolas Anelka.

Scrivere questo pezzo è in realtà un’ottima scusa per andare a rivedersi i suoi gol, quasi mai banali, e ripercorrere la sua evoluzione: da centravanti rabbioso e sempre intenzionato a spaccare la rete a finalizzatore elegante e imprevedibile, da attaccante acerbo impulsivo a punta raffinata e serena nell’approccio all’ultimo tocco, quello decisivo.
Di Ian Wright ho amato l’intesa telepatica con Dennis Bergkamp e la sua ammirazione quasi divina per l’olandese, dal quale ha imparato che il tempo è l’alleato migliore di un attaccante, soprattutto quando arriva in area di rigore.
I due si trovavano a meraviglia e hanno formato una coppia da sogno, con l’olandese a creare a l’inglese a finalizzare.

Di tutti i gol che Ian Wright è stato in grado di segnare, i miei preferiti sono i suoi pallonetti, perchè raccontano meglio di qualsiasi parola come il giovane ribelle sia diventato un adulto maturo e (quasi) responsabile, prendendo una strada che non era scontato avrebbe preso. Se non l’avete ancora visto, vi consiglio di guardarvi il video dell’incontro tra Ian Wright e l’insegnante che, di fatto, gli ha impedito di prendere una cattiva strada. Impossibile non commuoversi.

Buon compleanno Ian Wright (Wright! Wright!) e buona visione a voi, con i migliori pallonetti messi a segno dal nostro attaccante!

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