Da una parte il romanticismo, condito da un pizzico di nostalgia; dall’altra un precedente pericolosissimo.
Cosa pensare del suggerimento di Mikel Arteta, per niente velato, a proposito di un ritorno di Arsène Wenger?
Nel giorno che segue la prima mondiale di “Arsène Wenger: Invincible“, il documentario che ripercorre la carriera dell’alsaziano, il manager spagnolo ha speso parole importanti nei confronti di Arsène Wenger, invitandolo apertamente a tornare all’Arsenal:
“Credo che abbia trasformato il Club e alcune delle cose che ha fatto sono ancora presenti. Mi piacerebbe recuperare molte delle cose che ha fatto e che fosse più presente nel Club. Penso che i giocatori lo adorerebbero, trarrebbero beneficio dalla sua presenza, ne sarebbero ispirati e penso che per il Club sarebbe un grande beneficio. Se è un invito formale? Gliel’ho detto spesso. A volte serve tempo. Il suo percorso è stato talmente intenso per vent’anni e c’è bisogno di staccare la spina, tuttavia sarebbe benefico per tutti averlo di nuovo nel Club”
Mikel Arteta
Se dessi unicamente ascolto al mio cuore, vorrei che Arsène Wenger tornasse domani.
Forse i più giovani, quelli che non hanno vissuto dieci anni di gioia assoluta e orgoglio straripante, sono più oggettivi di me e ne vedono meglio i difetti, però non sono in grado di dire no al ritorno del più grande manager che l’Arsenal abbia mai avuto; oltre al gioco scintillante, le scelte di mercato avanguardiste e i risultati sul campo, a rendere Arsène Wenger così speciale sono stati la sua personalità, il suo stile, la sua intelligenza e il modo in cui ha costruito una cultura completamente nuova sia all’interno del Club che in tutta la Premier League.
L’Arsenal di Arsène Wenger era multiculturale, inclusivo, multirazziale, socialista, onesto, fiero e meritocratico, più di qualsiasi altro Club in Inghilterra.
Credo che sir Alex Ferguson fosse un manager migliore di Arsène Wenger e il suo palmarès un po’ mi dà ragione, ma quel Manchester United era solo un Club vincente, come ce ne sono stati molti alti prima e ce ne saranno molti altri in futuro. Quel Manchester United vinceva tanto, si lamentava fin troppo, aveva l’arroganza del bulletto di quartiere e, in termini puramente calcistici, non ha trasmesso nulla alle generazioni future, se non una bacheca stracolma di trofei. Il Manchester United, come la Juventus in Italia, il Bayern Monaco in Germania o il Real Madrid in Spagna, non ha quel lato romantico, idealista, un po’ sfigato se vogliamo che abbiamo noi, che ha il Borussia Dortmund e qualche altro Club europeo. Il Manchester United di sir Alex Ferguson vinceva, punto.
L’Arsenal di Arsène Wenger vinceva, anche se avrebbe dovuto vincere di più, ma lo faceva promuovendo dei valori che spesso sono considerati in contrasto con la figura del vincente (sempre che esista).
D’altronde, come ha detto benissimo David Dein, “c’è un solo Arsène Wenger” e probabilmente l’ex dirigente ha ragione quando dice che il Club avrebbe dovuto trovargli un ruolo nel board, tuttavia credo che sia importante definire un ruolo con responsabilità e soprattutto limiti chiari per tutti, altrimenti si rischia la débâcle assoluta. Senza un ruolo vero, autentico, ben definito, la presenza di Arsène Wenger rappresenterebbe solo un problema per Mikel Arteta (o qualsiasi altro manager), per i giocatori e per il Club nella sua interezza, perchè Arsène Wenger non è una figura destinata a rimanere nell’ombra.
Il ritorno dell’alsaziano va fatto nell’ottica di ristabilire e preservare i valori e la cultura che hanno reso l’Arsenal così speciale, ad inizio millennio, ma non deve avere nessuna influenza diretta sul manager o sui giocatori.
Personalmente, vedrei benissimo Arsène Wenger nel ruolo che era di Raúl Sanllehí, ovvero una sorta di Direttore Sportivo incaricato di tracciare le linee guida che determinano la natura del Club stesso, al di là del rettangolo di gioco o del mercato.
Arsène Wenger dovrebbe essere la persona incaricata di porre il veto ad alcune operazioni ed evitare che manager o giocatori in aperto contrasto con i valori dei Club possano avvicinarvisi: per fare un esempio, Arsène Wenger dovrebbe essere colui che dice no all’insediamento di un José Mourinho, giusto per prendere un nome a caso.
Soprattutto, Arsène Wenger non dovrà mai diventare quel che sir Alex Ferguson è divenuto per il Manchester United.
Se l’Arsenal e Arsène troveranno un accordo totale per questo incredibile ritorno, sarò felice; se invece il ritorno di Arsène Wenger sarà una semplice operazione nostalgia, allora prepariamoci al peggio.