Quante volte l’abbiamo sentita, questa frase?
C’è la variante positiva (“si vede già la mano del tecnico!”), quella neutra, (“è troppo presto per vedere la mano del tecnico…”) e quella negativa (“non vedo la mano del tecnico”) ma si torna sempre alla mano.
La notizia della positività di Mikel Arteta al Covid-19, per la seconda volta da quando è sulla panchina dell’Arsenal, priverà la squadra del proprio tecnico e della sua preziosa mano contro quello che oggi è probabilmente il peggior avversario che si possa incontrare. Quanto peserà quest’assenza?
Dopo anni di Arsène Wenger, immutabile e impassibile in panchina salvo esultanze o proteste con gli arbitri, l’assenza del manager in panchina potrebbe in effetti avere un’incidenza sulla partita, perché pochi altri allenatori amano telecomandare i propri giocatori quanto lo spagnolo.
Se Arsène Wenger sosteneva che il suo lavoro di allenatore finiva una volta compilata la formazione iniziale, opinione condivisa da altri allenatori illustri, Mikel Arteta sembra diverso dall’alsaziano e il fatto che sia o meno in panchina rischia di fare una bella differenza – più di quanto dovrebbe, probabilmente.
Non che i giocatori non siano in grado di applicare certi schemi o eseguire determinati movimenti senza essere guidati a distanza dallo spagnolo, ovviamente, ma va detto che l’ex pupillo di Pep Guardiola non lascia nulla al caso, mai: ogni movimento, ogni passaggio, ogni ripiego è oggetto di un’attenzione maniacale e ad ogni errore in genere segue una breve chiacchierata tra il colpevole e il manager (chiedere a Ben White contro il Norwich…). Inoltre, Mikel Arteta ha dimostrato in passato quanto sia bravo ad adattare la strategia in corso: qualcuno ricorderà quanto fossero efficaci i nostri water breaks, quelle mini pause consentite dalla FA durante le partite estive messe a calendario per recuperare il tempo perso durante il lockdown, dopo le quali la squadra ripartiva in maniera molto più energica e meglio organizzata.
Tutto questo potrebbe mancare terribilmente contro il Manchester City.
Magari non avrebbe fatto la differenza, perché in fondo l’avversario è qualche spanna superiore alla nostra squadra attuale, ma la missione per la squadra è indubbiamente più complicata senza il proprio allenatore in panchina. Non si tratta di sbracciarsi, gridare, agitarsi sulla linea laterale perché quello lo sanno fare tutti e lo faceva anche Unai Emery (senza che in campo cambiasse nulla) quanto di aiutare i giocatori ad occupare le giuste posizioni ed effettuare i giusti movimenti.
Per una squadra giovane e fragile come la nostra, che ancora sta cercando d’interpretare al meglio le direttive del catalano, l’assenza di quella voce quasi paterna alla quale dare ascolto in maniera completamente incondizionata rischia di essere molto più determinante di quanto dovrebbe.
A torto o a ragione, Mikel Arteta è stato spesso tacciato di voler controllare troppo i propri giocatori e non concedere loro abbastanza libertà ma il campo ci dice che (quasi) tutti i suoi uomini lo seguono lealmente e ciecamente, ne tessono le lodi per quanto riguarda l’acume tattico e la lettura delle partite e sono consapevoli della portata delle sue idee, quindi Mikel Arteta non dev’essere poi questo terribile dittatore.
L’assenza di Mikel Arteta in panchina potrebbe dimostrare quanto si vede la mano del tecnico quando non c’è.