Questo Arsenal ha davvero svoltato?
Dopo il doppio scotto di Old Trafford e Goodison Park mi ero ripromesso di rimanere cauto ma non riesco a non esaltarmi.
Abbiamo perso, eppure non sono mai stato così orgoglioso.
Un primo tempo incredibile, giocato con la sicurezza dei migliori nonostante la giovane età e la caratura dell’avversario; un secondo tempo in trincea ma senza soffrire troppo, da squadra matura che sa quando è ora di sacrificarsi per il bene comune.
Peccato per l’epilogo, crudele e immeritato.
Aver limitato il Manchester City, in superiorità numerica, a conclusioni da lontano o cross dalla trequarti è la conferma più evidente della crescita di questa squadra, che non si è disunita nonostante il pareggio e l’espulsione di Gabriel in rapida successione. Come si può vedere da questo grafico, il Manchester City non ha mai centrato lo specchio della porta in oltre mezz’ora di gioco fino al fatidico, fatale gol di Rodri, e ha spesso dovuto concludere dalla lunga distanza.
Sei delle dieci conclusioni verso la porta di Aaron Ramsdale da quando l’Arsenal è andato in inferiorità numerica sono infatti partite da fuori area e due delle restanti quattro sono quelle di Laporte e Rodri, in mischia, dalle quali è poi scaturito il gol decisivo.

Per gli amanti delle statistiche, anche la qualità delle conclusioni mandate a referto dagli uomini di Pep Guardiola è indice della bontà dell’organizzazione dei nostri, perché l’unico valore degno di nota è lo 0.8 xG di Riyad Mahrez, che corrisponde al calcio di rigore realizzato dall’Algerino. Tutte le altre conclusioni, compreso il gol di Rodri, hanno un valore limitato.

Difficile quindi non esaltarsi per una prestazione così gagliarda, matura e completa come quella alla quale abbiamo assistito sabato pomeriggio, perché c’erano tutte le condizioni per una capitolazione pesante: dopo il rigore più che dubbio concesso e trasformato dall’avversario, l’occasione colossale mancata da Gabriel Martinelli e l’espulsione di Gabriel, la squadra avrebbe potuto perdere completamente la testa ed esporsi cosí al palleggio del Manchester City, con risultati terrificanti.
Invece, a dispetto di un arbitro non all’altezza, dell’inferiorità numerica, della rabbia accumulata e della giovane età dei giocatori, il gruppo è rimasto fedele alla strategia ideata da Mikel Arteta e il suo staff e ha continuato a lavorare alacremente per difendere il pareggio e, pur senza prendere troppi rischi, mettersi nella condizioni di pungere il Manchester City in contropiede.
La differenza tra la squadra che ne ha presi cinque all’Etihad Stadium e quella che avrebbe meritato di vincere all’Emirates Stadium è sostanziale e va al di là dell’XI di partenza, dell’assetto tattico e perfino delle controversie arbirtrali: la nostra squadra, oggi, ha un’identità chiara e l’atteggiamento giusto per seguire il proprio credo – qualsiasi sia l’avversario che ha di fronte.
Questa squadra ha svoltato.