Siege Mentality. La chiamano così, gli anglofoni.
Si tratta quasi sempre di paranoia, a volte di manie di persecuzione, fatto sta che genera un sentimento di antagonismo molto forte e molto poco razionale.
Le decisioni prese in rapida successione da Stuart Attwell, dal VAR, dalla English Football League e infine dalla Football Association nell’ultima settimana hanno contribuito a far crescere questo sentimento tra molti tifosi dell’Arsenal, che si sentono presi di mira da chi governa il calcio oltremanica.
A torto o a ragione, si sta sviluppando un senso di Noi contro di Loro; il Bene (Noi) contro il Male (Loro); i Giusti (Noi) contro i Dionesti (Loro) e così via. Se veicolato correttamente, questo sentimento può generare un’energia molto forte e creare una solidarietà incredibile tra giocatori, staff tecnico e tifosi, federare all’inverosimile un’ambiente solitamente caratterizzato da privilegi, capricci e una buona dose di egocentrismo. Dopo tutto, un allenatore come Mourinho ci ha costruito una carriera, su questa siege mentality: le manette quando era allenatore dell’Inter, i por qué da allenatore del Real Madrid, il “meglio che non parli o finisco nei guai” da manager del Tottenham, eccetera.
È difficile capire quanto questo sentimento abbia permeato lo spogliatoio, perché in fin dei conti parliamo di professionisti, ma alcune delle reazioni viste subito dopo il fischio finale della partita contro il Manchester City suggeriscono che anche i giocatori, o almeno alcuni di essi, percepiscano un antagonismo sistemico e non siano indifferenti a questo senso d’ingiustizia.
Ciò che è certo è che né la English Football League, né la Football Association, né il PGMOL (Professional Game Match Officials Ltd.), ovvero l’organo a capo degli arbitri professionisti, hanno collaborato a spegnere questo sentimento, anzi: la poca trasparenza nella decisione di rimandare la semifinale di Carabao Cup contro il Liverpool è sembrata un favore elargito ai Reds, il cui ex Amministratore Delegato è oggi a capo della English Football League, mentre la decisione di punire l’Arsenal per “non aver controllato i propri giocatori al minuto 59′ della partita contro il Manchester City” è sembrata più che altro una ripicca.
Anche andando a riguardare le immagini, non c’è nulla nel comportamento di Gabriel, Alexandre Lacazette o gli altri giocatori che protestano all’indirizzo di Stuart Attwell che meriti questa punizione, tant’è che l’abritro stesso non ha ammonito nessun giocatore in quel frangente. Quella della Football Association è un’accusa seria, per la quale tra l’altro l’Arsenal non ha fatto appello, pagando 20’000 sterline di multa, e non è corroborata da immagini che ne confermino la gravità.

Sommando i vari episodi, è naturale che qualcuno si senta preso di mira e arrivi a pensare che ci sia una sorta di pregiudizio nei confronti dell’Arsenal.
Sarà molto importante ribaltare la situazione in nostro favore e incanalare questo sentimento verso tutto ciò di buono che ne può derivare, ovvero un maggiore senso di appartenenza, una maggiore determinazione nel dimostrarsi più forti di ogni sopruso e un più forte senso di ribellione alle varie avversità. Senza scadere nelle pantomime patetiche di José Mourinho, Mikel Arteta potrà usare questo sentimento per rafforzare lo spogliatoio e lo spirito di squadra, un po’ come ha saputo fare magistralmente Arsène Wenger in passato.
Gli Invincibili erano un gruppo di giocatori tosti e agguerriti, in grado di difendersi e difendere i propri compagni di squadra quando necessario e farsi sentire sia con gli avversari che con gli arbitri; là dove probabilmente le sole qualità balistiche non sarebbero bastate, ecco che la determinazione e lo spirito di squadra hanno fatto la differenza.
In quel caso LORO erano il Manchester United che provava a buttarla sul piano fisico e gli arbitri che non facevano abbastanza per proteggere NOI, i giocatori sublimi e inarrestabili (se non con le cattive maniere); oggi LORO sono gli arbitri e gli organi direttivi del calcio inglese ma il risultato dev’essere lo stesso: diventare più forti.
Di fronte alle difficoltà ci sono due reazioni possibili: la ribellione o l’autocommiserazione.
Che assedio sia, allora.