La Società dei Magnaccioni

Ci è voluta una guerra per aprire gli occhi, almeno parzialmente.
Roman Abramovich vende il Chelsea e la Premier League istituisce un nuovo criterio di selezione per i potenziali acquirenti di un Club in lizza nel massimo campionato inglese.

Hallelujah.

Il revisionismo rivoltante che circonda la figura del miliardario russo, ormai ad un passo dal diventare un santo laico, è accompagnato dall’improvviso risveglio delle coscienze di chi dirige la Premier League, che solo oggi si è accorto che la salvaguardia dei diritti umani non è poi così triviale. Ci è voluta una guerra.

Ricordo la Premier League prima che arrivasse Roman Abramovich a stravolgere tutto: non era il paradiso ma nemmeno quel bidone dell’immondizia (cit.) morale che è diventata a partire da inizio millennio. Il russo ha fatto da apripista ai fondi nazionali che hanno rilevato il Manchester City e il Newcastle, all’ingresso nell’Arsenal di Alisher Usmanov e Farhad Moshiri, che hanno trovato casa all’Everton, alla parentesi di Shinawatra sulla sponda blu di Manchester e Tony Xia all’Aston Villa, solo per citarne alcuni. Non entro nemmeno nel merito delle varie sponsorizzazioni, che ormai ruotano quasi interamente al gioco d’azzardo online o a compagnie aeree che fanno base in Paesi dove la dignità umana vale meno di zero – tra cui la “nostra” Fly Emirates.

L’era dei magnati (o magnaccioni?) non finirà con Roman Abramovich, sempre che questa vendita si faccia, perché l’unica entità in grado di riportare un minimo di dignità morale al campionato è proprio la Premier League, che come la Football Association, la UEFA e la FIFA si è ben riguardata da prendere decisioni drastich fin dai primi giorni, aspettando di capire cosa avrebbero fatto gli altri – quelli coraggiosi e retti.
Il calcio inglese è in mano a persone che non hanno la credibilità indispensabile a generare un cambiamento profondo e molto probabilmente non ne hanno nemmeno l’interesse, quindi credo poco a questa improvvisa redenzione.

Solo ora i diritti umani sono importanti? Dopo aver spalancato le porte ad acquirenti che fanno base proprio in quei Paesi che più di molti altri calpestano la dignità umana? Dopo aver accolto il PIF saudita? Solo adesso è importante andare a vedere da dove vengono i soldi? Dopo decenni di Abramovich? Meglio tardi che mai, forse, ma fatico a non sentire un’amarezza profonda.

Spero che con l’addio di Roman Abramovich termini l’era dei “carramati russi parcheggiati davanti a Highbury che sparano banconote da £ 50”, per citare David Dein, e che la Premier League possa diventare un campionato competitivo senza essere corrotto fino al midollo. Serviranno enti indipendenti che sorveglino, regole chiare e sanzioni concrete, affinché questo sia possibile ma soprattutto la volontà collettiva di muoversi in questa direzione.

Le speranze sono nulle, però in questo periodo ogni ragione per sperare in qualcosa di buono è benvenuta.

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