Ci hanno presi di nuovo a calci, vero?
Fisicamente (i giocatori) e psicologicamente (l’arbitro), eppure noi ci siamo rialzati.
Per qualche istante, Villa Park si è trasformato nel Rebook Stadium di Bolton, o nel Britannia Stadium di Stoke-on-Trent o in Ewood Park di Blackburn, dove i giovani Gunners di Arsène Wenger venivano presi a calci in campo e presi in giro sui giornali, in una malsana forma di bullismo collettivo.
Ho visto Abou Diaby massacrato da un’entratataccia vigliacca e gratuita allo Stadium of Light di Sunderland, ho visto Eduardo da Silva con il piede girato nel verso sbagliato al St. Andrew’s di Birmingham e Aaron Ramsey con una gamba spezzata in due da Ryan Shawcross, tutti usciti dal campo con la mascherina dell’ossigeno sulla bocca e con i compagni in evidente stato di shock.
Gli infortuni capitano e continueranno a capitare ma non c’è ragione che giustifichi il trattamento che subiscono regolarmente i nostri giocatori migliori e la disparità di trattamento che spesso ci ha riservato la classe arbitrale inglese, oltre alla stampa ovviamente.
Il tormentone “se l’avesse fatto Xhaka…” all’inizio era divertente, ora però è stantio come le giustificazioni del responsabile degli arbitri e i commenti di ex-giocatori negli studi televisivi. Non credo ad un complotto ma ormai l’incompetenza della classe arbitrale inglese non è più sopportabile perché mette in serio pericolo giocatori come Bukayo Saka, Emile Smith Rowe e Gabriel Martinelli, spesso vittime di contrasti scriteriati. Siccome è impossibile cambiare la narrativa del “gioco maschio” che portano avanti Roy Keane, Steven Gerrard e tanti altri, che vantano fratture e operazioni come fossero medaglie al valore, non ci resta che sperare che ci sia qualche angelo custode a proteggere i nostri gioielli.
Anziché pensare al peggio, tuttavia, preferisco concentrarmi sulla straordinaria forza di carattere che stanno dimostrando i nostri giocatori, che continuano a rialzarsi – sia fisicamente che metaforicamente: a Villa Park, la sconfitta contro il Liverpool è sembrata un lontanissimo ricordo e non una sberla fresca di nemmeno quarantott’ore, il che era tutt’altro che scontato. Ci vogliono grandi forze fisiche e mentali per andare in campo e dominare l’avversario come abbiamo fatto, resistere alle intimidazioni e portare a casa tre punti pesantissimi come quelli che abbiamo portato via da Villa Park, quando in realtà sembravano riunite tutte le condizioni per uno scivolone.
Farlo con una squadra la cui età media è di poco superiore ai 25 anni, poi, è semplicemente incredibile.
Mancano dieci partite alla fine del campionato e abbiamo tre punti di vantaggio sull’inseguitrice più vicina, che però ha giocato una partita in più rispetto a noi: la corsa è ancora lunga e resterà in bilico fino all’ultimo, anche perché il calendario è pieno zeppo di scontri diretti.
Di sicuro non abbiamo il cammino più semplice ma con questi giocatori, questo carattere e questa lucidità abbiamo le carte in regola per giocarcela.
Che qualcuno protegga questi giocatori da qui alla fine del campionato!