Questa sconfitta, se possibile, fa ancora più male.
Se quella contro il Crystal Palace poteva essere archiviata tra le giornate no, la sconfitta interna contro il Brighton assomiglia molto di più ad un inizio di tracollo.
La squadra è apparsa spenta, senza idee, timida di fronte ad un avversario che non ha fatto nulla di speciale per renderci la vita particolarmente difficile, a differenza ad esempio degli uomini di Patrick Vieira a Selhurst Park. Il Brighton non ha nulla da chiedere a questo campionato e veniva da una serie di 7 partite senza vittorie, con il misero bottino di un gol segnato e tredici incassati, eppure non siamo stati in grado di metterli sotto pressione.
La sconfitta di sabato pomeriggio assomiglia tremendamente a quella di Goodison Park dell’inverno scorso, quando un Everton sull’orlo del baratro ha trovato un’insperata vittoria solo ed esclusivamente a causa della nostra passività.
Come sempre, non è la sconfitta in sé il problema ma il modo in cui è arrivata: Mikel Arteta ha deciso di sacrificare le proprie idee sull’altare del risultato ed è stato punito severamente, com’è giusto che sia, in questi casi. Lo spagnolo avrebbe potuto continuare con l’assetto abituale, quello che ci ha portati in corsa per un posto tra le prime quattro, e sostituire gli infortunati Kieran Tierney e Thomas Partey con Nuno Tavares e Albert Sambi Lokonga ma ha preferito metter Granit Xhaka a fare il terzino sinistro e inserire Gabriel Martinelli nell’XI titolare, spostando Emile Smith Rowe all’interno e sfalsando così tutti gli equilibri in campo.
Per una squadra che ha vinto e convinto grazie all’entusiasmo dei suoi giovani talenti, vedere un centrocampista di trent’anni fare il terzino al posto di un ragazzo di ventidue fa male perché puzza di paura e panico. Il mio non è un attacco a Granit Xhaka, che come sempre si è applicato al massimo delle proprie possibilità, ma una critica alla vigliaccheria del manager. Mikel Arteta ha scelto i suoi uomini di fiducia a discapito delle idee e generalmente queste scelte non rimangono mai impunite.
Che succede, ora?
La vittoria del Tottenham contro l’Aston Villa ha messo gli uomini di Conte in pole position per il quarto posto e il calendario che ci attende dopo la partita contro il Southampton è proibitivo, soprattutto se consideriamo le prestazioni della squadra dopo la sosta. In questo momento e senza un repentino cambio di direzione, il nostro finale di stagione sarà soprattutto una battaglia per proteggere il quinto posto, perché giochiamo due scontri diretti contro West Ham e Manchester United e due sconfitte rischiano di risucchiarci verso zone pericolose, in chiave europea.
Al momento della sosta per le Nazionali avevo immaginato che la nostra squadra avrebbe preso tra sei e nove punti dalle partite contro Crystal Palace, Brighton e Southampton e magari incrementato il vantaggio sulle dirette concorrenti per il quarto posto, ora però è difficile anche solo pensare che l’Arsenal faccia più di sei punti nelle prossime quattro partite (Southampton, Chelsea, Manchester United e West Ham, di cui tre in trasferta) e la preoccupazione che il treno europeo scappi via è tanta.
In momenti come questi è importante vedere le cose in prospettiva: la squadra in questo momento è dove tutti speravamo che fosse, ovvero in corsa per tornare in Europa. Per quanto grande possa essere il rammarico per la mancata qualificazione alla Champions League, un eventuale quinto posto è un miglioramento netto rispetto alle passate stagioni e come tale dovrà essere considerato.
Dovesse invece materializzarsi il tracollo di cui sopra, sarebbe tutta un’altra storia.