Nervi Scoperti

Vinto a fatica contro il Leeds? Chi ha scritto questa boiata?
Certa gente dovrebbe guardare le partite, altro che Twitter!

Come sempre (e come da troppo tempo, purtroppo) ho guardato la partita dal primo all’ultimo secondo e mi sembrava di aver sintetizzato bene, eppure tutta questa sofferenza in realtà non c’è stata. Abbiamo trattenuto il fiato nel finale, abbiamo stretto forte i glutei in occasione dell’ultimo pallone piovuto nella nostra area di rigore ma, nell’arco del 98′ giocati domenica pomeriggio, non abbiamo mai davvero sofferto.

Il problema non è “guardare le partite”, il problema è “guardare le partite da tifoso”.

Riguardando la partita di domenica, col risultato in tasca, ne esce qualcosa di completamente diverso: nel primo tempo, sia prima che dopo l’espulsione di Ayling, non abbiamo concesso nulla agli avversari e abbiamo attaccato con continuità, intento e determinazione, schiacciando gli uomini di Marsch ben dentro la loro metà campo. Avremmo dovuto segnare almeno un gol in più, rispetto al 2-0 con cui siamo andati al riposo.

Nella ripresa, quella della “sofferenza”, non è cambiato granché rispetto alla prima frazione e siamo andati vicini al terzo gol in più occasioni, anche dopo il gol di Llorente che ha permesso al Leeds di accorciare le distanze. Granit Xhaka, Gabriel Martinelli (due volte) e Martin Ødegaard avrebbero potuto chiuderla definitivamente, con un pizzico di precisione o fortuna in più, ma va detto che il Leeds non ha mai prodotto il benché minimo pericolo per Aaron Ramsdale, se non da calcio piazzato. Gli uomini di Marsch hanno fatto registrare due tiri in porta in tutta la partita, cioè il colpo di testa vincente di Llorente e quello troppo morbido di Rodrigo, entrambi arrivati sugli sviluppi di azioni da palla inattiva.

Perché tanta ansia, quindi?

Perché la posta in palio era altissima e l’occasione fin troppo ghiotta.
Perché storicamente veniamo puniti ad ogni mezza occasione concessa.
Perché il premio è troppo bello per essere vero.
Perché in diretta sembra sempre tutto molto più brutto.
Per scaramanzia.

Dovremmo fare un applauso a quel manipolo di ragazzini che, nonstante la pressione, ha saputo mantenere la calma e portare a casa tre punti importanti e meritati, mentre noi sugli spalti o davanti alla televisione eravamo più stremati di loro. Noi che avevamo lo stomaco annodato, il cuore che perdeva colpi e i polmoni atrofizzati, dovremmo dire grazie a Gabriel Maghalães (23 anni), Eddie Nketiah (22 anni), Emile Smith Rowe (21 anni) e Takehiro Tomiyasu (22 anni), che invece erano concentrati e sereni, in quegli ultimi tre minuti.

Siamo noi a non sopportare la pressione, non loro.

Giovedì si gioca il North London Derby e sono sicuro di non essere l’unico a non pensare ad altro, a preoccuparmi di tutto e a dirmi che perderemo, che ci sorpasseranno, che i nostri ragazzi crolleranno e finiremo tutti con l’entrare in una valle di lacrime (cit.), così come ho fatto prima di ogni singola partita importante di questa stagione. Ero certo che il Manchester City ci avrebbe spazzato via, all’Emirates Stadium; ero sicuro che il Chelsea ci avrebbe rispediti a metà classifica, quando siamo andati a Stamford Bridge con tre sconfitte consecutive sul groppone ed ero più che sicuro che il Manchester United di Ronaldo e Fernandes avrebbe fatto pesare la propria esperienza, rispetto ai nostri giovani talenti.

I nervi scoperti non sono quelli dei giocatori…

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