Addio alla Champions League. Quanto fa male scrivere queste parole.
Il Newcastle è stato l’ostacolo di troppo in questa folle corsa, peccato chiudere così.
Difficile pensare che non sia finita qui, nonostante la matematica ci lasci ancora una piccola speranza, perchè perdere a casa del retrocesso Norwich sarebbe troppo anche per il Tottenham, quindi per quanto mi riguarda è inutile lanciarsi in calcoli improbabili.
In questo momento è dura ripetersi che questa stagione è stata un successo, perché l’obiettivo era lì a portata di mano e ce lo siamo fatti scappare; tra qualche giorno, però, tornerà l’ottimismo e allora questa stagione – nel suo insieme – verrà giudicata diversamente.
Siamo tornati in Europa dopo una stagione d’assenza; abbiamo guadagnato tre posizioni in classifica rispetto alla stagione scorsa e a quella precedente; abbiamo fatto registrare tre vittorie in più rispetto al 2020/21 e ben sette in più rispetto al 2019/20 con una partita ancora da disputare ma soprattutto abbiamo rifondato completamente la rosa e gettato le basi per un futuro molto intrigante.
Sono tutte magre consolazioni, oggi che il quarto posto è appannaggio del Tottenham, ma col tempo riusciremo ad apprezzare anche questo. Abbiamo passato nove giornate al quarto posto, troppo poche per avanzare pretese, ma abbiamo risalito la classifica con una forza mostruosa e siamo rimasti a giocarcela fino all’ultimo, nonostante lo scetticismo di chi ci guardava da fuori. Dopo tre giornate eravamo candidati alla retrocessione e Mikel Arteta era in bilico; dopo le due sconfitte contro Everton e Manchester United sembravamo aver gettato la spugna e la sconfitta esterna contro il Southampton pareva aver messo fine ai nostri sogni europei, ed invece ce la siamo giocati fino a ieri sera.
Possiamo porci tutte le domande che vogliamo e immaginare “cosa sarebbe successo se” ma in questo momento è necessario accettare il verdetto del campo e guardare avanti. Forse non avremmo dovuto snellire così tanto la rosa in gennaio; forse non avremmo dovuto puntare tutto su Vlahovic; forse avremmo dovuto pagare più del valore di mercato per arrivare subito ad un attaccante e forse Mikel Arteta avrebbe dovuto utilizzare meglio la rosa a disposizione, anziché spremere i propri titolari fino all’ultima goccia, ma nonostante tutto questo siamo arrivati ad un soffio da un traguardo, il quarto posto, che doveva essere fuori dalla nostra portata.
La mancata qualificazione alla Champions League non è il capolinea di questo progetto, semmai la qualificazione all’Europa League ne è l’inizio e la Champions League l’obiettivo naturale della prossima stagione. Ormai è chiaro a tutti che né il Club, né Mikel Arteta intendono fermarsi qui e che l’Arsenal sarà molto attivo sul mercato per portare a casa un attaccante e un centrocampista di livello, oltre a puntellare le carenze della rosa, quindi possiamo tornare ad essere ottimisti per il futuro della squadra.
Oggi, con tre anni di ritardo, torniamo a ridosso della zona Champions League ma, rispetto ad allora, dovremo essere molto più intelligenti: all’epoca, fresco del quinto posto e di una finale di Europa League persa contro il Chelsea, Unai Emery aveva chiesto Zaha e Nzonzi ma Raúl Sanllehí aveva preso Nicolas Pépé e Lucas Torreira, sabotando così l’intero progetto.
Domani il Club e il manager dovranno essere perfettamente allineati per continuare l’opera di (ri)costruzione iniziata l’estate scorsa ed elevare il tasso qualitativo della squadra, in modo da arrivare a quell’obiettivo sul quale oggi stiamo rimuginando così forte.
Oggi è un brutto giorno ma domani sarà meglio. Non ve lo dico io, ve lo ha detto questa squadra.