È finita senza miracolo, come prevedibile, ma almeno è finita bene.
Squadra, manager e tifosi avevano bisogno di un pomeriggio così, dopo le recenti delusioni.
Non basta un 5-1 contro un avversario palesemente altrove con la testa per sanare le ferite lasciate dalle due sconfitte precedenti, però salutarsi con una vittoria così rotonda aiuta a smaltire qualche tossina.
L’anno prossimo disputeremo l’Europa League, dopo un anno di assenza dalle competizioni europee, e inizieremo la stagione sapendo di poter lottare fino all’ultimo per un posto tra le prime quattro.
Edu, Mikel Arteta e il Club dovranno riuscire a chiudere il gap che ci ha impedito di tornare direttamente in Champions League, vedremo quali scelte faranno.
Oggi, però, preferisco concentrarmi su ciò che è stato e non su quel che sarà.
Durante quella che è stata una stagione difficilmente decifrabile, l’Arsenal come insieme ha ottenuto quattro risultati molto importanti e forse decisivi per il futuro immediato del Club.
IL RIAVVICINAMENTO CON I TIFOSI
Se gli ultimi due anni dell’era Wenger erano già relativamente tossici, quel che è venuto dopo è stato un disastro, con la tifoseria sempre più divisa e un Club incapace di federare i propri sostenitori. La cattiva gestione di Emery, il caos del primo periodo con Mikel Arteta in panchina, gli addii di Mislintat e Sanllehí e la gestione dei vari Özil, Mustafi, Guendouzi, Aubameyang e soprattutto i risultati sempre più deludenti hanno spaccato la tifoseria e allontanato la gente dall’Emirates Stadium.
Vedere la sintonia totale odierna tra squadra e tifosi è una bella boccata d’ossigeno e il primo mattone indispensabile alla costruzione di un progetto vincente.
IL RINNOVAMENTO DELLA ROSA
Giovani, affamati e talentuosi. Dopo anni di acquisti improvvisati e della disperata ricerca del “tutto e subito”, finalmente l’Arsenal ha adottato una strategia chiara ed è andato fino in fondo con le proprie convizioni. Siamo stati in tanti a storcere il naso per gli acquisti di Aaron Ramsdale, Ben White e Takehiro Tomiyasu ma siamo stati smentiti dal campo, unico giudice attendibile.
Una strategia chiara, con un processo d’identificazione degli obiettivi di mercato finalmente al passo coi tempi e fedele alle proprie convinzioni, ha permesso alla squadra di rinnovarsi e tornare competitiva, oltre ad aver ricucito il rapporto con i tifosi. Ci sono le basi per non ripetere gli errori del 2019, quando Emery fu sabotato dalla dirigenza.
UN’IDENTITÀ DI GIOCO CHIARA
Dopo due decadi di Arsène Wenger, vedere l’Arsenal consegnare il pallino del gioco all’avversario – chiunque esso fosse – e impostare la propria partita in maniera esclusivamente passiva ha lasciato grossi strasichi. Oggi, grazie al lavoro di Mikel Arteta e del suo staff, torniamo ad essere protagonisti in Premier League e sappiamo imporre il nostro gioco sull’avversario. Siamo ancora lontani dal risultato ideale, perchè ci sono ancora lacune in fase di costruzione e finalizzazione, ma la strada che abbiamo imboccato è quella giusta.
I princìpi sono chiari, anche se non sempre eseguiti a dovere, e sono stati adottati in maniera unanime all’interno dello spogliatoio, il che ha permesso a Mikel Arteta di plasmare la squadra a propria immagine: mancano i tasselli decisivi per compiere il salto di qualità ma sono molto fiducioso.
L’ORGANIZZAZIONE SOCIETARIA
Oggi l’Arsenal è (di nuovo?) un Club moderno: i ruoli e le responsabilità sono chiare, le gerarchie sono ben definite e non ci sono più lotte interne simili a quelle che hanno caratterizzato il secondo e ultimo anno di Unai Emery sulla panchina dell’Arsenal.
Oggi a decidere è Mikel Arteta, che gode della fiducia quasi incondizionata della società, e che sa di poter contare sull’appoggio di Edu, con il quale esiste una vera sintonia in termini di cultura e visione.
Niente più scherzi di cattivo gusto come l’acquisto di Nicolas Pépé al posto di Wilf Zaha o di Lucas Torreira (168 cm) invece di Steve Nzonzi (190 cm): ogni acquisti dev’essere avallato dal manager, com’è logico che sia.
Niente più equivoci, niente più colpi bassi, niente più giochi allo scaricabarile.
Nonostante una partenza difficile, Mikel Arteta e il brasiliano Edu sembrano aver trovato la formula giusta per fare decollare il loro progetto. Oggi, dopo il 5-1 all’Everton, ci siamo messi nella condizione di compiere il salto di qualità che dovrebbe permetterci di lasciar perdere l’Europa League e tornare prepotentemente in Champions League.
Le pietre angolari sono posate, è ora d’innalzare.