Quando ero piccolo, i calciatori mi sembravano avere tutti la stessa età indefinita e sempre molto distante dalla mia. Sarà stato per i capelli radi o per il viso rugoso ma Franco Baresi è l’unico calciatore che ricordo distintamente come vecchio, anche se vecchio non era.
Tutti gli altri erano giovani adulti e, nonostante fossi consapevole che la differenza d’età tra me e loro non era poi così grande, mi sembravano tutti lontanissimi da me.
Ricordo ancora quando ho visto giocare il primo calciatore nato nel mio stesso anno e ricordo una sensazione d’incredulità mista a delusione, perchè in quel momento ho realizzato due cose: che il passare del tempo era reale (e inesorabile) e che le mie aspirazioni erano morte e sepolte. Il giocatore in questione era Johnnier Montaño, meteora colombiana passata da Parma, Verona e Piacenza, e oggi in forza al Sport Chavelines Juniors, nella seconda divisione peruviana.
Poi se arrivato tu. Il primo giocatore di altissimo profilo mio coetaneo.
Un colpaccio di Arsène Wenger, che ti ha strappato alla concorrenza anticipando a gennaio un trasferimento che era previsto per l’estate. La corte di Club come Chelsea, Real Madrid e Juventus stava diventando troppo insistente e allora l’alsaziano ha deciso di casser sa tirelire, come dicono in Francia. Un investimento pesante per il miglior giovane di Spagna e uno dei talenti più promettenti dell’intero panorama europeo.
Ogni partita che hai giocato, ogni vittoria che hai festeggiato, ogni gol che hai segnato li ho sentiti un po’ più vicini perché tra me e te c’erano appena sei mesi di differenza e perché tu, in qualche modo, eri me. Io ero te. Tu eri quello che io avrei voluto essere. Sono cresciuto sognando di essere van Basten ma sapevo che non sarei mai potuto essere van Basten perché lui era un adulto e io un bambino. Con te è stato diverso perchè verosimilmente abbiamo iniziato a giocare a calcio nello stesso momento, probabilmente su campi simili tra loro, e durante il processo di crescita abbiamo attraversato le stesse tappe, nello stesso momento.
Durante la tua permanenza a Londra non tutto è andato secondo i piani e probabilmente hai sofferto troppo il passaggio dalla Spagna all’Inghilterra, al punto da non riuscire ad esprimere tutto il tuo potenziale, ma hai comunque lasciato una traccia indelebile del tuo passaggio. Sei diventato un Invincible, hai giocato nella prima, storica finale di Champions League giocata dall’Arsenal e così ti sei guadagnato un posto nella nostra storia.
Te ne sei andato tre anni fa, all’improvviso, vittima di uno spaventoso incidente sull’autostrada tra Siviglia e Utrera. Anche quella notizia, purtroppo, l’ho sentita un po’ più vicina.
Descansa En Paz, José.