180 milioni di rimpianti

Alexandre Lacazette. Pierre-Emerick Aubameyang. Nicolas Pépé.
Il trio delle meraviglie è prossimo a passare agli archivi e con esso una brutta pagina per il Club.

Confermati gli addii del gabonese e del francese, per i quali l’Arsenal ha speso ben 110 milioni e non ha incassato nulla (anzi, ha pagato un compenso al primo per rescindere), il prossimo a fare le valigie dovrebbe essere l’ivoriano, il cui triennio all’Arsenal sarà ricordato quasi esclusivamente per il 72 milioni spesi per strapparlo al Lille.

Per restiture la magnitudine del fallimento del mercato offensivo dell’Arsenal basta tirare fuori questi tre nomi e contare il numero di volte in cui hanno giocato insieme dal primo minuto: sette volte nel 2019/20, una sola volta nel 2020/21 e nessuna nella stagione che si è appena conclusa. I tre nomi che, almeno nell’ideale comune, avrebbero dovuto figurare sempre nell’XI di partenza lo hanno fatto appena otto volte in tre stagioni di Premier League, un paio di volte in più di quanto lo abbiano fatto Bukayo Saka, Gabriel Martinelli e Eddie Nketiah negli ultimi tre mesi.

Una plateale mancanza di pianificazione iniziata con l’acquisto ravvicinato di Alexandre Lacazette e Pierre-Emerick Aubameyang: il primo era arrivato da Lione per raccogliere la pesante eredità di Robin van Persie e garantire sia i gol che un gioco associativo, mentre il secondo è stato portato a Londra con Arsène Wenger ormai prossimo a lasciare la panchina e nemmeno una remota idea circa il suo successore, quindi come fiore all’occhiello dell’allora direzione tecnica più che come innesto funzionale alla squadra. L’impatto del gabonese è stato sensazionale ma la convivenza con Alexandre Lacazette è apparsa subito molto complicata, nonostante la strettissima amicizia tra i due. Col senno di poi, era palese che solo uno dei due avrebbe potuto diventare il punto di riferimento offensivo della squadra e che scegliere l’uno o l’altro avrebbe comportato un cambio radicale nel modo di giocare della squadra. Ciò nonostante, sia Unai Emery che Mikel Arteta hanno cercato un equilibrio, anche precario, per schierarli entrambi dal primo minuto ma spesso i risultati sono stati deludenti.

La serie di errori strategici commessi dal Club è poi proseguita con l’arrivo di Nicolas Pépé dal Lille, caldeggiato dall’ex direttore sportivo Raúl Sanllehí contro il parere dell’allora allenatore Unai Emery, che avrebbe preferito un altro ivoriano, Wilfried Zaha. Una prevaricazione imperdonabile di un uomo dall’ego smisurato come il catalano nei confronti dell’allenatore che lui stesso ha messo al timone e al quale, nonostante i cattivi risultati e le ancor peggiori prestazioni, avrebbe voluto rinnovare il contratto. L’ivoriano è stato strapagato sull’onda di una stagione ben al di sopra delle aspettative in Ligue 1, con qualche sospetto d’illecito a completare il triste quadretto, e non si è mai adattato né alla filosofia dei suoi allenatori, né alla Premier League. Col passare delle settimane, Nicolas Pépé è diventato una presenza fissa in panchina e, suo malgrado un peso ingombrante per i libri contabili più che una risorsa per la squadra.

Almeno una volta, però, questo trio ci ha fatti divertire ed era il 16 febbraio 2020, quando un gol a testa di Pierre-Emerick Aubameyang, Nicolas Pépé (autore anche di due assist) e Alexandre Lacazette hanno steso un Newcastle impotente, punito perfino dal fantasma di Mesut Özil.

Le probabile cessione di Nicolas Pépé aiuterà tutti noi a voltare definitivamente pagina e apprezzare maggiormente il lavoro di pianificazione e costruzione iniziato l’estate scorsa da Edu e Mikel Arteta, ormai prossimo a dare i propri sospirati frutti. Se, come sembra, il Club continuerà sulla falsariga di quanto fatto un anno fa, i prossimi giocatori a vestire la maglia dell’Arsenal avranno le caratteristiche tecniche, fisiche e temperamentali adeguate per inserirsi immediatamente negli schemi del manager spagnolo e aiutare la squadra a progredire e, cosa più importante, non saranno semplici specchi per le allodole o medaglietta da appuntarsi sulla giacca.

Resta il rammarico per il potenziale non sviluppato da ognuno dei tre attaccanti e il rimpianto per quel che si sarebbe potuto costruire con quei fondi, se qualcuno avesse avuto la competenza, il coraggio o anche solo la possibilità di tracciare una linea tattica e costruire la squadra in funzione di essa.
L’Arsenal sarebbe potuto diventare indifferentemente la squadra di Alexandre Lacazette o quella di Pierre-Emerick Aubameyang, con Nicolas Pépé come spalla dell’uno o dell’altro, ma non sarebbe mai potuta diventare la squadra di tutti e tre – come dimostra lo scarsissimo utilizzo di tutti e tre gli acquisti più costosi della nostra storia.

Pur di non scegliere, abbiamo lasciato che fossero i giocatori a scegliere per noi e ora ci ritroviamo a dover rifare tutto da capo ma con le tasche fin troppo leggere.

Peccato, perché con qui 180 milioni avremmo potuto completare un’intera finestra di mercato, quella che serve oggi per completare l’organico.

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